A. Van Uytvanck b. [3] G. Muguruza 5-7 6-2 6-1
Wimbledon perde la sua campionessa. Garbine Muguruza è stata eliminata al secondo turno dopo la sconfitta in tre set contro Alison Van Uytvanck, esponente di quella scuola belga che non starà vivendo i fasti di un passato non troppo remoto, ma che quest anno si sta mostrando estremamente compatta. L’esplosione di Elise Mertens, ma anche di David Goffin, che hanno riportato il Belgio in top-20 dopo 5 anni (o top-10, anche se lì il tempo è maggiore), ha dato il là a una spinta delle altre giocatrici che nel frattempo si sono migliorate sempre più. Kirsten Flipkens ha raggiunto due finali, ha vinto tanto in doppio, è rientrata in top-50 e lo stesso ha fatto Van Uytvanck che lo scorso anno si è sbloccata in Quebec, vincendo il primo titolo, e a cui ha fatto seguito quello di Budapest. Forse poco, per i meno esperti, ma se uniamo i puntini e chiudiamo con le parole di Kim Clijsters, in cabina di commento a dire che la connazionale sta giocando da un po’ il miglior tennis della sua vita, capiamo che l’exploit contro la regina dei Championships 2017 ha radici piuttosto solide.
Ci voleva un aiuto della spagnola, in ogni caso. Aiuto che in questo periodo poteva arrivare. Muguruza è una giocatrice che non sta riuscendo a trovare una sua vera dimensione. Non è questo il rendimento di una ragazza che pensa in grande, ma che non riesce a tradurre in campo le tante belle parole e l’ottimismo che prova a infondere, forse a se stessa per prima, nelle conferenze stampa. Le parole, la soddisfazione di tornare a Wimbledon da campionessa, l’avvertire il tutto come speciale perché non è molto comune per gli spagnoli vincere su terra. Poi però, nel momento in cui a parlare è il campo, emergono i problemi e le insicurezze che stanno diventando ormai una consuetudine. Abbiamo di fronte una grande giocatrice, che però più volte è parsa incartarsi da sola e diventare vulnerabile, insicura, fragile nel tentativo di nasconde le emozioni e continuare a smarrirsi in campo.
La sconfitta di oggi, propiziata nel terzo set anche da una brutta caduta che non le ha impedito di continuare la partita ma ne ha segnato il percorso con il break decisivo che ha spezzato l’equilibrio nelle fasi iniziali dell’ultima frazione, nasce da lontano, da una stagione che a conti fatti non è mai veramente girata. Poteva esserci un impulso positivo dopo la semifinale a Parigi, ma se non arriva quel click che la porta a essere quasi imbattibile, cosa sempre avvenuta nei tornei importanti portati a casa, c’è spazio. Van Uytvanck, bravissima a mantenere alto il livello, ci ha creduto dall’inizio e non si è smarrita dopo un primo set perso da 4-2 avanti, finendo quasi per dominare negli ultimi due.
Questo vuoto, oltre a raccontare dell’ennesima delusione per la ex numero 3 del mondo (scivolerà almeno al numero 6) porta con sé una grande chance per le giocatrici rimaste: una tra la stessa Van Uytvanck, Anett Kontaveit, Ashleigh Barty e Daria Kasatkina giocherà nei quarti di finale. Un’opportunità grandiosa per tutte e solo Van Uytvanck (a Parigi nel 2015) e Kasatkina (sempre al Roland Garros, ma un mese fa) hanno raggiunto questo livello.
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