La parola del Direttore

Federer e la Uniqlo: i giapponesi pagano il mito, non il pensionato

Si è svegliato giapponese, Roger Federer. È successo ieri mattina. Caffè, biscottino e sakè, nel giorno del debutto ai Championships, gli ottavi da campione in carica, i ventesimi da che Federer è Federer, i primi da Roger San. Strategia perfetta. Addio swoosh, è tempo di ideogrammi, soprattutto di ideodollari, che non valgono di più, ma sono tanti, e soprattutto durano nel tempo. La mutazione ha avuto tempi brevi, ma sapete com’è il Dna delle star… C’è cuore, c’è anima, c’è coraggio e dedizione, ma il filamento più robusto, rotondo e ciccioso, è composto da monomeri particolarmente sensibili ai contratti, alla loro durata e ai benefits che racchiudono in sé. Ed è questo, semplicemente, il segreto della vita.

E dell’economia… Così sensibile, oggi, ai piccoli ribaltoni che giungono dall’attualità, da rendere in pochi attimi quanto mai tremebondi gli indici borsistici, e dar vita a grafici di rendimento simili ai tracciati di un sommovimento tellurico del sesto grado della scala Richter. E questo è puntualmente successo anche ieri, quando Federer è sceso sul Centre Court di giapponese vestito, con il marchio rosso simile a un ideogramma del nuovo sponsor. Il mezzogiorno più infuocato che abbiano mai vissuto alla Nike, l’azienda uscente. In due ore il titolo è sprofondato. Nel tempo che è occorso a Federer per dilagare, 61 63 64, sul povero Lajovic, la Nike ha perso il 2,87, che non sappiamo quanto faccia in dollari, ma di sicuro è una cifra che garantirebbe una ricca pensione a più di un Federer.

Perché, alla fin fine, proprio questo è stato il nodo della trattativa. Il TFT, Trattamento di fine Tennis… Chiuso il contratto lo scorso primo marzo, Roger ha cercato un nuovo accordo, trovando però subito, nella Uniqlo della Fast Retailing Co di Tadashi Yanai, azienda giapponese fra sport e tempo libero, con mire espansionistiche in Europa, un punto d’appoggio caparbio e pronto ad aprire i cordoni della borsa. Insomma, per la Nike, il rinnovo con il caro amico Federer, che tutta la carriera ha percorso con lo swoosh a ballargli sul petto (il primo accordo fu del 1994, quando Roger era ancora un bimbo), si è messo subito in salita. La Espn, nel notiziario di metà giornata, con Roger ancora in campo, ha parlato di un contratto decennale da dieci milioni di dollari l’anno. Trecento milioni fino al quarantasettesimo compleanno del Più Grande, a quel punto già in pensione da un bel po’. Ma la Uniqlo paga il Mito, non il Pensionato. E il Mito – potete scommetterci – è senza tempo, senza scadenza e soprattutto non ha prezzo.

Quaranta la Barilla (per quattro anni, dicono…), trecento la Uniqlo (anche se mister Godsick, amico e socio di Federer ha smentito, pregando di non esagerare), i forzieri di Paperone Tennista si stanno riempiendo a vista d’occhio. Uniqlo aveva chiuso l’anno scorso il contratto con Djokovic (oggi Lacoste), l’uomo che doveva spalancarle le porte del Vecchio Continente. Forse non è andato tutto per il meglio, ma si dice che Nole prendesse sei milioni di dollari l’anno. Vale la pena chiedersi se Federer valga più del Djoker, e se la risposta è quella che pensiamo è molto probabile che le preghiere di mister Godsick lascino il tempo che trovano. Siamo intorno ai dieci l’anno, milione più milione meno…

Cifre che manterranno Federer, per un bel po’, sul podio delle star sportive più pagate. Nel 2017 era quarto con 64 milioni di dollari raccolti fra vittorie e contratti, dietro Cristiano Ronaldo (93) LeBron James (86,2), Lionel Messi (80), ma davanti a Kevin Durant (basket, 60,6), Andrew Luck (football americano) e Rory McIlroy, entrambi a 50.

Il terreno dello scontro si sposta ora sul marchio RF, rimasto di proprietà Nike. «Spero siano gentili, e che torni presto a mia disposizione», butta lì Federer, sceso in campo con la nuova mise e con il cappelletto iconico vecchio stampo. Anche per le scarpe, al momento, resta valido il contratto con l’azienda americana. I giapponesi non le producono, dunque lasciano libertà di accordo (è Nike per le calzature anche l’altra stella della Uniqlo, Kei Nishikori). «Credo sia stata una giornata perfetta, il ritorno a Wimbledon, il nuovo sponsor, una vittoria più semplice di quella ottenuta un anno fa». Anche allora l’ouverture fu con il serbo di scorta, Lajovic. «Mi hanno mostrato i video di quel match, indicandomi quanto poco fossi mobile sulle gambe. Avevano ragione, stavolta è andata meglio». Con il dolcetto finale della caduta di Borna Coric (che lo aveva battuto ad Halle e lo preoccupava non poco), uscito per mano del russo Medvedev. Un assillo in meno, e trecento milioni in più. Nato con la camicia… Ovviamente sponsorizzata.

Daniele Azzolini

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