[3] M. Cecchinato b. G. Pella 6-2 7-6(4)
Senza troppi dubbi è una giornata da ricordare per il tennis italiano, che entra necessariamente nella storia. Qui a Umago, dove gli italiani arrivano almeno in finale da tre edizioni (nel 2016 vittoria di Fognini, l’anno scorso finale persa da Lorenzi e quest’anno vittoria di Cecchinato), si realizza un fenomeno che non accadeva dal 1977. Da 41 anni infatti, gli italiani non vincevano 4 titoli in una stagione, e in particolare due nella stessa settimana. Bisogna infatti risalire al 18-19 aprile del 1977 quando Bertolucci e Barazzutti vinsero rispettivamente i tornei di Firenze e Charlotte. Tutto ciò perchè più a Nord, a 1661 km da Umago, a Bastad, in Svezia, un altro italiano, Fabio Fognini, ha conquistato qualche ora fa il suo secondo torneo della stagione dopo San Paolo a marzo, il sesto in carriera, diventando tra l’altro il secondo italiano più vincente di sempre.
Il match non è semplice e Pella fa giocare sempre il colpo in più a Marco, che in un primo gioco lunghissimo sbaglia ben quattro dritti e sembra che debba ancora carburare come nel match contro Vesely. Il palermitano però cresce ben presto e il break sul 2-1 lo porta sul 3-1 e servizio, fondamentale prima di un altro break sul 5-2, il colpo di grazia che ha consegnato il set a Cecchinato alla seconda occasione per due set point ottenuti da un doppio fallo di Pella.
Ancora un doppio fallo in un momento delicato mette in pericolo Pella sullo 0-1, ma successivamente è Cecchinato a dover cedere sul 3-2 alla quinta palla break, per poi riguadagnare subito quanto perso e portarsi sul 4-4. SI tratta di una piccola rimonta decisiva, che permette a Cecchinato di giocare sull’onda dell’entusiasmo e a Pella di perdere quel po’ di fiducia in più acquisita nel secondo set. Poi il tie-break è a senso unico e quando il vantaggio di Cecchinato si assottiglia da 4-0 a 4-3, il palermitano è bravo a troncare con un ace ogni minima speranza di rientro dell’argentino, così da portare a casa il tie-break, il set, il match e il torneo.
Una vittoria importantissima, arrivata da un giocatore che da quel ripescaggio a Budapest non ha mai smesso di crescere, tanto dal punto di vista fisico, quanto mentale e tecnico, capace di mantenersi al livello di un exploit che poteva essere tranquillamente interpretato come un fuoco di paglia. Invece no, arriva il secondo torneo stagionale, la posizione n.22 del ranking e la decima nella race to London, rimpiazzando Kei Nishikori e lasciando dietro gente come Dimitrov, Coric, Raonic e altri.
Un torneo che a eccezione del match contro Vesely (sotto un set e con palle break da annullare nel secondo parziale) non lo ha mai impensierito, ed è filato quasi tutto liscio.
Adesso Amburgo, sempre sulla terra rossa che ormai è complice dei movimenti di un giocatore che su questa superficie si sente padrone. Adesso ancora tanti tornei alla fine della stagione, e un tennis sorprendente, che sa riprendersi anche nei momenti più bui grazie a soluzioni varie e tutte valide. Forse dopo un tempo di magra, si comincia a vedere la luce in fondo al tunnel…
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