Era uno di quelli dell’altra Italia, Marco Cecchinato. Probabilmente il migliore, per risultati e classifica, ma sempre lontano dal tennis dei grandi. Fino all’inizio di questa stagione, la sua classifica si aggirava poco sopra la centesima posizione del ranking, frutto di un continuo barcamenare tra i challenger di tutto il mondo alla ricerca di punti preziosi per entrare nelle quali (prima) e nei tabelloni principali (poi) degli Slam.
Evidentemente più di qualcosa è cambiato e la strada che porta dal torneo di Koblenz, Germania, giocato dal tennista palermitano ad inizio stagione e terminato con la sconfitta in ottavi di finale, alla semifinale del Roland Garros, ha disegnato per suo merito traiettorie magiche ed imprevedibili.
Contro Novak Djokovic, una più che discreta versione – soprattutto nella seconda parte di match – di Novak Djokovic, il Ceck ha per gran parte della contesa dominato: merito di una sontuosa resistenza da fondo, suo cavallo di battaglia da sempre, ma soprattutto di un servizio che quasi mai si è sentito messo sotto dal più grande ribattitore del circuito. Velenosissimi a uscire da sinistra, piatti e precisi da destra: Marco ha stancato psicologicamente uno che quasi mai ha sentito questo tipo di problemi e ne ha approfittato comandando con il suo diritto, chirurgico più che esplosivo.
Ora lo aspetta Dominic Thiem, reduce dalla passeggiata di salute contro Sacha Zverev e pronto a contendere il titolo a Sua Maestà Nadal nell’atto decisivo: fino ad una settimana fa – ovvero quando Cecchinato rimontava da due set a zero Marius Copil – avremmo parlato del nulla; tuttavia, la “bolla di sapone” in cui si trova oggi il palermitano fa storia a sé e allora diventa giusto credere in un altro piccolo miracolo siculo. Dopotutto siamo nella settimana dove, in casa Ceck, l’impossibile diventa possibile.
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