[LL] A. Krunic b. [WC] R. Vinci 2-6 6-0 6-3 (di Gianluca Atlante)
“I’m sorry, i’m sorry”. Ecco appunto. Alle 14 e 51 di un pomeriggio capitolino che lei, Roberta Vinci, avrà per sempre scolpito nel proprio cuore, la sua avversaria Aleksandra Krunic chiede scusa al popolo del “Pietrangeli”. Lo fa due volte, quasi impaurita, lei che un attimo prima aveva messo la parola fine alla carriera della tennista pugliese e che in quel medesimo istante si è sentita persa, quasi soffocata da tutto quel calore protettivo, basita di fronte all’amore sviscerato verso Roberta, sconfitta per l’ultima volta, di fronte al suo pubblico, ad un pezzo della sua Terra, a quella Taranto che ha viaggiato in pullman e in treno, pur di essere presente: 2/6 6/0 6/3 in un’ora e trentaquattro minuti. Di passione vera, pura, genuina, come quell’urlo liberatorio a fine match: “Finalmente è finita, non ne potevo più. Da adesso sono in vacanza”. Non ne poteva più Roberta e lo si è capito quando, vinto il primo set, ha praticamente sciolto prima del tempo, lasciando alla sua avversaria il compito, oseremo dire ingrato, di farle sentire ancora di più il peso di questa sua ultima apparizione. In un amen, la tennista serba si è ritrovata sul 6/0 2-0, come se nulla, nei trentacinque minuti del primo set, fosse successo. Ed ha finito per vincere 6/3, nonostante il tentativo, commovente, da parte di Roberta di tornare a fare match pari. Il resto è storia di un qualcosa più volte immaginato in questi giorni, da lei e da chi ha condiviso questo suo stranissimo 2018: “Mamma mia che pazienza che hanno avuto, tutti quanti, nessuno escluso. Soprasttutto nell’ultimo periodo, che non è stato facile per nessuno”. Di immagini che scorrono velocemente, frammenti di una storia che nessuno potrà mai cancellare o dimenticare. Roberta guarda e si commuove, lo fa in silenzio, prima di far aspettare chi le vuole dare voce. “Aspetta un attimo, non è facile”. Non è facile no, scherziamo. Perchè i ventuno anni di carriera, si tramutano in rose rosse, quelle della passione dell’amore, che il presidente della Federazione Italiana Tennis, Angelo Binaghi, le consegna poco dopo. L’abbraccio è lungo, intenso, come quello con il suo staff e, soprattutto, con i suoi genitori, Angelo e Luisa, che uniti al fratello Francesco, l’hanno accompagnata verso questo ultimo impegno professionale. “Grazie di cuore a tutti, a voi che siete stati splendidi in questi anni, ma ora mi godo il meritato riposo”. Ecco, appunto. E noi le immagini di una vita tennistica che già rimpiangiamo: non poco.
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