Il secondo slam della stagione è alle porte e ci troviamo a guardare indietro alle ultime settimane per vedere cosa ci hanno detto i tornei su terra rossa, salvo dover constatare ancora una volta, crediamo la trecentosessantaseiesimillesima, di stare vedendo lo stesso nastro registrato.
Come in quelle vecchie canzoni di una volta, dove “amore” faceva sempre rima con “cuore”…
Come in un film di Die Hard dove, malgrado tredici pallottole in corpo, una gamba rotta, un polmone collassato e tre costole fratturate, sai che Bruce Willis ucciderà il cattivo gridando “Yippee-ki-yay”…
Come in una puntata di Lupin dove tanto sai che alla fine la farà franca.
Così, dopo i classici Masters 1000 su terra battuta ci troviamo a raccontare ancora che Nadal, salvo qualche leggero ostacolo sulla via, ha “nadalato” come sempre, mulinando i suoi “nadaldritti” a destra e manca, sfiancando i suoi nemici a suon di “Rafa-recuperi” e mordendo trofei come fossero “Nadal-bacche”.
Certo, come accennato, sul suo cammino ha trovato un “intoppo” a Madrid, che in altro modo non può essere definito, sia per lui che per il suo vincente avversario di quel giorno, che come tradizione vuole infatti, non ha vinto poi il torneo per fare in seguito magra figura all’appuntamento seguente. E poi, esistono più modi per definire uno che arriva a vincere 50 (cinquanta!) set consecutivi sulla stessa superficie? Avrà anche perso una partita e il parco avversari in questo momento di transizione non è che sia il massimo (con Roger a mangiare patatine sul divano e Murray sempre desaparecido), ma Rafa torna numero 1 prima di Parigi dopo una settimana di “pausa” svizzera offerta per gentil donazione.
Detto di Nadal che probabilmente non ha più spazio nemmeno in cantina per i trofei di Montecarlo, Barcellona e Roma, tocca ancora una volta dire che sotto, specialmente sul rosso, poco si muove. Malgrado un Thiem che appunto riesce con un match perfetto (sebbene di là un Nadal versione Roma 2017 non è che si dannasse chissà che…) a battere Rafa, poco o nulla di nuovo. L’unica vera alternativa (e in vista di Parigi è poco più che un flebile fatuo barlume di candela in una notte buia e tempestosa, tanto per essere chiari) è quello Zverev che ha fatto suo il terzo Master 1000 in carriera a Madrid e perso poi contro lo stesso Nadal (e Giove Pluvio) a Roma dopo essere stato avanti di un break nel set decisivo. Ma l’impressione è che Rafa abbia giocato il “bonus-sconfitta” a Madrid quest’anno e nei 3 su 5 (Coppa Davis docet) è due Autosoli davanti agli altri.
Tornando a quel Thiem che lo ha battuto poi, ricordiamoci che a Montecarlo era stato arato gentilmente dal maiorchino e che, come accennavamo poco sopra, non ha saputo sottrarsi all’eterna “maledizione-Nadal” a cui pochissimi eletti sono sfuggiti in carriera; batti Rafa prima della finale e esci il turno dopo o comunque non vinci il torneo. Roba da bacio della morte. Con tanto di sconfitta inguardabile a Roma contro Fognini al secondo turno (con tutto il rispetto).
Degli altri torniamo almeno a vedere sprazzi di Nole (malgrado la puntuale semibastonata spagnola in semifinale a Roma), il quale però resta anni-luce lontano dalla miglior forma; segno che la rinnovata cura Vajda dà i primi effetti. Per il resto Dimitrov (troppo poco la sola semifinale di Montecarlo) passa da un limbo all’altro (perdere sul rosso contro il Raonic di ora è un’impresa degna di fantasie tolkeniane) mentre Nishikori cerca di tornare a essere un giocatore di tennis. E in tutto questo il fatto che Delpo si fermi ancora quasi non fa più notizia…
Cosa si arguisce da tutto ciò? Che a Parigi Nadal nadalerà sui più, e lascerà su per giù, due “Rafa-game” o poco più…
E il genitl sesso?
Con Serena mamma e un trono virtualmente sempre più vacante non si sa ancora che pesci prendere per capire chi possa definitivamente dominare. E forse sta in questo il bello del circuito di ora. Infatti se a Madrid si è assistito alla definitiva rinascita di Petra Kvitova, la
quale dopo Praga si è presa anche il torneo nella capitale spagnola per poi rinunciare a Roma per un’infiammazione, nella città eterna si è confermata vincitrice quella Svitolina che l’anno scorso aveva sorpreso tutti, battendo (o meglio stordendo) anche stavolta la Halep, una che malgrado sia numero 1 ormai ha quasi più piatti in bacheca che coppe nei tornei che contano davvero. Wozniacki resta sempre numero due più per honoris causa che altro mentre la Muguruza dopo l’infortunio di Stoccarda sembra lontana anni luce da quella della passata stagione. Tutti aspettano ancora il vero ritorno di Maria Sharapova, che però continua a deludere.
In sostanza si passa da un torneo all’altro con finali diverse, vincitrici diverse, poche conferme e nessun barlume di chi possa arrivare come favorita al Roland Garros. Più o meno l’esatto oopposto di ciò che si prova guardando il ranking maschile…
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