Marco Trungelliti e la storia incredibile di quel viaggio della speranza di oltre 1000 chilometri stanno avendo, soprattutto ora che è riuscito a battere Bernard Tomic, un risalto enorme da parte di tutta la stampa internazionale. L’argentino è partito nel primo pomeriggio di domenica, in macchina, assieme al fratello, la mamma e la nonna. Nove ore più tardi arrivava a Parigi, quando ormai era quasi mezzanotte.
“Il viaggio è andato molto bene – ha raccontato – non abbiamo mai trovato traffico. All’inizio ho guidato un po’ io, poi ho fatto cambio con mio fratello, infine le ultime 2 o 3 ore sono tornato alla guida perché mi stavo un po’ annoiando e ho sfruttato il momento come preparazione mentale alla partita”. La decisione è nata al volo, appena è venuta fuori la paradossale situazione per cui nessun giocatore si era firmato con nono lucky loser: sarebbe toccato a lui, se solo avesse raggiunto la capitale francese entro le 10:30 del mattino dopo. “Mi ha chiamato il mio allenatore, io mi stavo preparando per andare in spiaggia: ‘cambio di programma’ ho detto”.
“Mia nonna, 88 anni, era sotto la doccia – ha continuato – le ho detto che partivamo per Parigi e lei ha cominciato a urlare: “Andiamo! Andiamo!”. Probabilmente era più contenta per mia mamma e mio fratello, queste situazioni di solito non ci capitano mai. Lei era già stata qui una volta, ormai 20 anni fa, ma in 5 minuti era pronta: ha preso qualcosa al volo ed è salita in macchina”.
Il viaggio è stato documentato tutto con foto e video finiti sul profilo Instagram: “È stato divertente, devo dire. Sentivamo l’affetto delle persone, c’era mia moglie che faceva vedere a tutti cosa succedeva. Io non ho canali social, non ho Instagram, niente. Faceva tutto lei, ma non pensavo potessimo avere questo seguito. Avevamo da bere e da mangiare, ascoltavamo musica e ci rilassavamo. Per noi argentini fare 1000 chilometri non è nulla”.
Poi la vittoria, incredibile, contro Bernard Tomic. “Mia nonna non sapeva che avessi vinto. Lei a dir la verità non ha mai visto una mia partita, né una dell’Argentina in Coppa Davis, e non ha idea di come funzionasse tutto. Ha capito che ho vinto quando tutti intorno hanno cominciato ad applaudire”. Tantissima gioia, alla fine, e una richiesta: “Adesso quello che vorrei è riposare. Ne abbiamo bisogno un po’ tutti, ma è stato qualcosa di incredibile”.
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