Elina Svitolina contro Simona Halep, ancora loro. Dopo una settimana di partite, alcune veramente appassionanti, siamo tornati allo stesso punto del 2017. Il Foro Italico sta volgendo al suo tramonto e gli appassionati ringraziando cominciando a sfogliare la margherita di quelle partite che più terranno a mente.
Non ce l’ha fatta Maria Sharapova a superare anche il quinto ostacolo della sua settimana, ma come possiamo darle anche solo un misero 6 politico? Già solo il carattere e la voglia messi in campo tra Madrid e Roma hanno fatto ricredere tantissimi che le avevano già scolpito la lapide. Tra voglia di rientrare e spinte extra provocate dalle turbolente vicende del passato, Sharapova sembra tanto Uma Thurman in Kill Bill quando nella scena finale del primo episodio è seduta in aereo e riporta con sempre più impeto i nomi di chi deve subire la sua vendetta. Ha subito accuse fin dal giorno dopo la sua ammissione di aver fallito un test antidoping. Alcune potevano essere accettate, in fondo lei stessa ha detto di aver fatto un errore madornale, ma in altre circostanze siamo forse passati oltre. A Madrid contro Kristina Mladenovic si è vista una russa che non avrebbe mai accettato il verdetto dello scorso anno a Stoccarda ed eccola trionfare 6-3 6-4 con una delle sue prove migliori e sfogare tutta la propria gioia in maniera più “presente” che negli altri casi. Guardiamo in casa nostra: due ore e mezza per superare Ashleigh Barty, giocatrice verso cui tante portano ottime parole, e l’esultanza è stata appena accennata; due ore e mezza spaccate al secondo il giorno dopo, per battere Dominika Cibulkova, e l’esultanza è stata ancora una volta sfrenata. Anche contro Alona Ostapenko ci fu un enorme senso di soddisfazione e tanta felicità dopo l’ultimo punto, ma lì aveva lo sguardo da chi diceva “io? ce l’ho fatta davvero?” e che dopo tre e più di totale equilibrio mostrava un sorrisone enorme. Contro la slovacca di sorrisi ce ne sono stati pochissimi, ma un urlaccio cacciato verso il proprio angolo di chi aveva tirato una riga pesante su un nuovo nome della lista. Noi abbiamo qualche idea su chi sarà il prossimo, ma al momento tacciamo per non essere accusati di spoiler.
Sharapova saluta il torneo e saluta Simona Halep, a cui potrebbe però aver dato appuntamento tra due settimane a Parigi. Comincerà il Roland Garros da numero 29 del mondo e come vuole la regola il blocco di teste di serie dalla 25 alla 32 affronterà al terzo turno una di quelle tra la 1 e la 8 dove è presente la rumena, la campionessa in carica Ostapenko (e noi siamo prontissimi per una nuova sfida tra le due), Svitolina, Petra Kvitova, Caroline Garcia e Wozniacki, Garbine Muguruza e Karolina Pliskova. Andate a fare le scorte di pop corn, sarà un torneo tutto da vivere.
Intanto però c’è da raccontare l’ultimo atto del torneo italiano che a conti fatti non aiuta la numero 1 del mondo. In un torneo dove abbiamo visto diverse partite femminili terminare molto tardi, con l’esagerazione massima di Daria Gavrilova che batte Garbine Muguruza alle 2 del mattino e le mille rimonte di un terzo set da apnea pura, Halep ha concluso la propria partita contro Sharapova verso le 8 di sera, ma avrà 16 ore di tempo per provare a recuperare mentalmente da una faticaccia ed essere pronta all’una contro la giocatrice per lei peggiore, perché lo scorso anno ha avuto la chance di batterla 4 volte su 4, anche se tra Roma e Parigi le sfide potevano tranquillamente avere esito opposto viste le rimonte di chi era indietro (prima l’ucraina, da 2-5 nel secondo set, poi la rumena, da 1-5 nel secondo set e match point sotto nel tie-break). Eppure la sensazione è che Svitolina per questo livello sia ormai perfettamente consapevole di poter battere tutte le compagne di top-10. Il dato forse più importante del suo 2017, al di là dei 3 trofei nei Premier 5 conquistati, fu l’8-1 nei confronti diretti contro le prime 5 del ranking e 6-0 in totale quando affrontava una delle prime 3 del mondo. Domani avrà di fronte una numero 1, contro cui è imbattuta da Parigi 2016 e da lì in avanti conta 5 successi su 5 tra cui lo scalpo anche di Serena Williams alle Olimpiadi di Rio.
Elina sono settimane che sta giocando molto bene e nel complesso sembra che stia crescendo sia in solidità che anche nelle proprie consapevolezze, fattore che le permette di essere talvolta ancor più decisa nelle scelte in campo. Tra Dubai, ultimo dei 7 titoli ottenuti da inizio 2017, a oggi ha dei rimpianti soprattutto per Indian Wells dove fu sorprendentemente battuta contro Carla Suarez Navarro, la stessa spagnola contro cui giocò tutt’altra partita a Madrid pur perdendo nuovamente, questa volta 6-4 al terzo, ma in quella che potrebbe essere considerata, finale a parte, la sfida più bella del torneo. Il servizio è cresciuto, il livello generale di gioco si è alzato. Sarà chiamata a dare una dimostrazione negli Slam dove ancora è ferma a tre quarti di finali, ma nel circuito WTA è forse quella col miglior rendimento contro le altre top-10 nell’ultimo periodo. Proprio contro Halep lo scorso anno prese ancor più consapevolezza dei propri mezzi e poi, a Toronto, vinse il titolo battendo 4 top-10 in 5 partite rifilando anche parziali pesanti come un 6-1 6-2 a Venus Williams. È tra le più costanti assieme proprio ad Halep, ma il modo con cui è arrivata in fondo anche quest anno è un ottimo biglietto da visita per domani: ha avuto anche lei un momento delicato, quando ha perso per 6-0 il primo set contro Daria Kasatkina che però stava esprimendo il meglio di un tennis che rimane costruito molto bene per la terra battuta.
Per la prima volta dall’abbinata 1991 e 1992, il Foro Italico avrà la stessa finale per due anni di seguito. Svitolina finora ha messo le mani su 11 titoli in 12 finali giocate (unica sconfitta a New Haven 2016 contro Agnieszka Radwanska), con 2 di questi ottenuti nel 2018; Halep, invece, è a quota 16 di cui uno vinto a Shenzhen nella prima settimana dell’anno. Per Elina sarebbe il quarto Premier 5 in carriera, un livello di tornei che può essere paragonato ai Master 1000 maschili e dove l’unica differenza rispetto ai Premier Mandatory (Indian Wells, Miami, Madrid e Pechino) non sono obbligatori per le top-10, che possono decidere di saltarne uno senza subire penalità. La rumena invece ha bisogno di una scossa visto che proprio da Roma 2017 ha perso 5 delle 6 finali giocate. Non sarà facile, ma non è assolutamente da scartare una nuova sfida equilibrata come le tante che hanno contraddistinto questo torneo romano per tanti aspetti finito ben oltre le previsioni anche grazie alle belle avventure fin qui delle 4 semifinaliste. L’unica di cui si è parlato poco, infatti, è Anett Kontaveit che nonostante la sconfitta netta di oggi contro Svitolina porta a casa il secondo scalpo consecutivo contro Venus Williams dopo Madrid e lascia 4 game a Caroline Wozniacki. Non male.
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