[1] A. Zverev b. [6] P. Kohlschreiber 6-3 6-3
dal nostro inviato a Monaco
Come già anticipato ieri, quella tra Alexander Zverev e Philipp Kohlschreiber era la finale più giusta per i valori espressi in campo durante questa settimana. Ma anche la più attesa, per i numeri a contorno della sfida che ne accrescevano sicuramente le aspettative.
Numeri alla mano, infatti, il match di oggi metteva di fronte i vincitori delle due ultime edizioni e allo stesso tempo i due tedeschi oggi più forti, distanziati – almeno fino a stasera – di 31 posizioni (ma Kohli rientrerà in top 30 da domani). È la quarta volta che i due si sfidano, e se l’ultimo match fu vinto comodamente da Zverev sull’erba di Halle nel 2017, i due incontri precedenti furono appannaggio del più esperto collega, che però aveva contro un appena diciottenne e acerbo Sasha.
E ancora: due generazioni diverse a confronto; la freschezza di un ragazzone di 21 anni al quale il tennis ha dato tanto ma che ancora deve dimostrare tutto, contro l’esperienza di un 34enne che sembra aver ritrovato un buon tennis e non vuole pensare al domani, che parla volentieri della finale vinta nel 2007 contro Youzhny o di quella del 2015 persa contro Murray, ma è molto più trattenuto se gli si chiede previsioni sul futuro. Philipp lo ha ribadito anche ieri, “Inutile pensare al ranking, non sono più un ragazzino, per me l’importante è riuscire a rimanere in salute e giocare il a tennis il più possibile, non ha senso pensare alla posizione numero 16 (suo career high)”.
Se aggiungiamo poi che il bavarese qui è amatissimo non solo per le sue origini o per i modi gentili, ma anche perché alla sua sesta finale (di cui 3 vinte, l’ultima come detto nel 2016 contro Thiem), gli ingredienti per una finale appassionante ci sono tutti.
Zverev parte subito concentratissimo, procurandosi una palla break che Kohlschreiber annulla prima di chiudere il game con una palla corta millimetrica. È l’unico sussulto della prima parte di gara, dal momento che Sasha spinge bene col servizio ma al contempo è molto falloso quando a servire è il suo avversario. Kohlschreiber, dal canto suo, se c’è da rischiare qualcosa e testare la profondità dei colpi lo fa quando deve ricevere. Il pubblico in questa prima parte di gara si mantiene intanto imparziale, combattuto tra il vecchio e il nuovo, tra il beniamino che hanno imparato ad amare e il fiore all’occhiello del tennis tedesco e potenziale numero 1.
Si arriva così alla svolta del set tra il sesto e settimo game: prima Sasha è costretto a salvare due palle break (la prima approfittando di un rovescio sbilenco di Kohlschreiber, la seconda col servizio), nel gioco successivo due gratuiti del bavarese aprono a lui la strada per il break. A differenza del collega, Sasha non se lo fa ripetere due volte e lo punisce con un lob, dopo un attacco a rete non felicissimo di un Kohlschreiber apparentemente senza soluzioni. Altri 2 game appannaggio di Zverev, che serve con continuità anche sopra i 210 km/h, chiudono così un discreto primo set.
Il secondo parziale si apre con un improvviso quanto inaspettato break di Kohli, che approfitta prima di uno smash non incisivo di Sasha e poi di un dritto lungo. Break che restituisce però immediatamente e allo stesso modo, con un paio di dritti imprecisi. La chiave anche in questo secondo set è il rovescio di Zverev, che fa danni sia dal lato del dritto che del rovescio. Philipp prova a variare il più possibile lo scambio, alternando smorzate a discese a rete non necessariamente ben costruite, riuscendo così a rimanere aggrappato sino al 3-3. Con una entusiasmante volée di rovescio spalle alla rete di Kohlschreiber, il pubblico si leva finalmente la maschera e inizia a supportare con maggiore convinzione il bavarese. Ma è oramai tardi: un dritto incrociato di Sasha sancisce il break del 5-3 e la conseguente vittoria finale, frutto di un doppio 6-3.
Era la prima volta che Zverev si trovava a dover difendere un titolo, e si è dimostrato capace di farlo con intelligenza e senza troppe difficoltà, sapendo dove e in che momento spingere per far male. È troppo presto per dire se l’attuale numero 3 del mondo avrà la stoffa e la tempra per essere in grado di puntare stabilmente al numero 1, ma a chi si chiede cosa succederà una volta che quei due lì su decideranno che è tempo di abdicare, possiamo rispondere – prendendo in prestito lo slogan della BMW che ha sponsorizzato l’evento – in questo modo: “Die Zukunft ist jetzt”. Il futuro è adesso, e, probabilmente, ha le sembianze di questo ragazzone biondo.