20 anni di successi: il video tributo del mondo del tennis a Rafa Nadal
30 Mag 2018 13:54 - La parola del Direttore
Ace cream/ L’importanza (e la bellezza) di essere Serena Williams
di Daniele Azzolini
Essere Serena… Sempre. In ogni momento della vita. A mascella spianata, se c’è da dire qualcosa di scomodo. Con lo sguardo infuocato che ti cerca e ti trivella, se qualcosa di scomodo lo dice un altro. Piena. Ingombrante. Clamorosa. Sfacciata. «Mi sono spesso chiesta se queste tette così grosse fossero un bene o un male, poi ho capito che a queste tette ci sono troppo affezionata. Mi piacciono».
Being Serena, dal due di maggio in onda su Hbo, canale statunitense dai grandi ascolti, famoso per le serie che manda in onda. Anche Essere Serena lo è. Cinque puntate di confessioni, di frasi scritte in carattere lapidario, come le strade di una città sulle steli di marmo. Direzioni da prendere, anzi, che lei ha già imboccato e ora consiglia alle altre donne. Su tutto. E sopra tutto, su come essere madre, tennista, e sì, dai, ci mancherebbe, anche donna di successo.
Forse era una puntata di Being Serena anche quella di ieri, sul centralone del Roland Garros. L’atteso ritorno. Un anno e mezzo dopo l’ultima vittoria nello Slam. Di nuovo fra noi con 23 Major sulle spalle, onusta di titoli (72) e di denari (85 milioni, ma di sole vittorie), una carriera da aliena con poteri da Cat Woman, neanche fosse atterrata nel tennis (accadde venti anni fa, per chi lo avesse dimenticato) per annunciare a tutte quale fosse la strada da percorrere, per un approdo comune, il più ovvio: essere tutte come lei. Di nuovo fra noi, eppure diversa da prima. Ieri Serena. Oggi Mamma Serena.
La piccola Alexis Olimpia lasciata nella pouponniere, e lei in campo con il preciso intento di mostrarsi appieno, monumentale e irriverente. Volete vedere com’è una mamma sul campo? Eccola qua… Una tutina aderente e nera, dalle caviglie al collo, con appena una cintola rossa a spezzare l’insieme. Uno schiaffo in faccia a tutti i curiosi, ai critici pronti a indicare i ballonzoli delle sue braccia spropositate, o delle cosce, o peggio. E lei, felice di essere una volta di più se stessa, senza remore, coraggiosa anche nel mostrarsi oltraggiosa, o priva di gusto. Tanto, il chi se ne frega, ce l’ha stampato sul volto.
«Se vi piacete, va sempre bene». Prima regola. In dieci giorni Serena è passata dalle sneakers sotto l’abito di Valentino al Garden Party reale, alla tutina nera che tutto mostrava. Non c’è contraddizione. «Accettatevi per quello che siete»… È la seconda regola. «Sono qui a Parigi convinta di dover ricostruire la mia carriera a piccole dosi, con passi piccoli e saldi. L’importante era ricominciare, inutile chiedersi dove potrò arrivare. Non lo faccio io, provate a non farlo anche voi. Ora ho tante cose cui pensare, una bimba, un marito e il tennis.
E sono felice così». Anche nella sua tutina nera, «comoda e di grande aiuto per la circolazione nelle gambe. La associo al film Black Panters, è la mia tutina Wakanda, ma in effetti l’avevamo creata prima del film». Ma nella sua serie tivvù Serena mostra anche le sue debolezze, le sue paure. Il parto difficilissimo, con un serio pericolo per la sua vita quando si è riaperto il taglio cesareo. Le notti passate a chiedersi come fare per non rinunciare alle cose che più le piacciono. «Anche le paure fanno parte di noi, anche le debolezze si possono mostrare», enuncia una nuova regola di Being Serena. Lo fa anche in campo, dove si muove con qualche lecita difficoltà.
Colpisce bene da ferma, ma lascia andare le palle più lontane, per non consumare le energie che non sono ancora quelle di una volta. Dal box, Mouratoglou e il marito, Alexis Ohanian, la assecondano. «Va bene così, dai, con calma». Quando può, Serena sa ancora prendere il sopravvento. Kristyna Pliskova, la gemella mancina e meno brava dell’ex numero uno, Karolina, cerca di replicare senza troppo rispetto, ma Serena ha ancora colpi che fanno male. Anzi, riesce a far suo un match che la obbliga a rincorrere e a sbagliare più del dovuto, e non le risparmia una gran caduta di sedere su una palla corta.
Serena si rialza e ride, guarda il pubblico e indica la gran chiazza di terra rossa sui glutei monumentali. Non ha niente da nascondere. Dice apertamente di sentirsi bella così, una bella mamma di trentasei anni, campionessa di tennis. In fondo, i canoni della bellezza sono mutati in questi anni, essere filiformi o curvy non conta più come una volta, e lo sconfinato lato B di una Kim Kardashian fa sempre più spesso mostra di sé nelle cover e su internet. Serena è in linea con l’esprit du temps. E se volte un consiglio, non tratto da Being Serena, ma dal buon senso… Andateci piano con le battute. Lei sa ancora picchiare più di ogni altra, e non solo su un campo da tennis.