Anche quest’anno è arrivata la famosa stagione della terra battuta e pare giusto domandarsi cosa ci sia di diverso rispetto a quella passata. Nel 2017, prima del torneo di Montecarlo, si era assistito al monologo del “vecchietto Federer” che, contro ogni previsione, si era portato a casa, senza neanche troppo sforzo apparente, Australian Open, Indian Wells e Miami, ossia i primi due mille stagionali.
Annunciata la rinuncia alla primavera europea sul rosso da parte dello svizzero, una parte del mondo della racchetta si aspettava tre mesi di battaglie incerte. Vero, anche grazie al brillante inizio di stagione di Rafa Nadal, culminato nelle due finali perse con Federer a Melbourne e Miami, pareva ovvio che il maiorchino fosse il naturale favorito per tutti i grandi appuntamenti, Roland Garros in testa, con la grande motivazione di fare sua per la decima volta la coppa dei Moschettieri, ma dall’altro lato, sembrava ci fossero gli ingredienti affinché lo spagnolo trovasse pane per i suoi denti lungo il cammino. Andy Murray, allora numero uno del mondo, mancato clamorosamente l’appuntamento in Australia causa Herpes Zoster, e i primi due tornei americani, aveva ancora tenuto nascosti i problemi alla sua anca, e si credeva fosse carico come una molla per cercare riscatto sul rosso, dove da due anni otteneva ottimi risultati.
Novak Djokovic, sceso da pochi mesi dal trono di numero uno e di dominatore assoluto del circuito, pubblicizzava una “nuova” voglia di tennis e risultati e, dati i successi ancora recenti del serbo, era d’obbligo dargli un certo credito. Ultimo dei big, non per importanza, ma solo per elenco, Stan Wawrinka sembrava fosse nell’anno in cui avesse le chances maggiori di portare casa vari titoli. Lo svizzero, infatti, aveva cominciato la stagione con la semifinale persa in cinque set da Federer e la finale di Indian Wells persa sempre con l’amico Roger, ma essendo quest’ultimo assente dal circuito e amando più di lui la terra, Stan sembrava diretto a collezionare di nuovo successi. Per due ragioni: nel 2016 era stato l’unico in grado di fermare Djokovic sulla via di Parigi e, di più, Nadal non sembrava incontenibile come in passato. Considerate le doti tecniche di Wawrinka e la sua capacità di essere ingiocabile nei grandi appuntamenti, questi elementi lo rendevano principale antagonista e quasi favorito nei confronti dello spagnolo.
Se questi erano i tre grandi nomi che si attendevano per rivitalizzare il circuito maschile e impedire il monologo Nadal, grandi attese circondavano anche il giovane tedesco Sacha Zverev, capolista della nuova generazione, che pareva già pronto al grande salto per entrare definitivamente nel campo dei contendenti dei tornei più importanti.
Basta però leggere i risultati del 2017 per capire che tutto questo fu ampiamente disatteso. Nadal si aggiudicò praticamente tutto, tranne Roma, probabilmente per scelta tattica, e se Murray, Djokovic e Wawrinka (arrivato comunque in finale a Parigi) restarono a bocca asciutta, Zverev si aggiudicò gli Internazionali d’Italia per poi deludere clamorosamente sui campi di Parigi.
Trascorsi dodici mesi, cosa ci aspetta all’inizio di questa stagione sulla terra rossa? Sarà di nuovo “Rosso Nadal”?
Il recentissimo rientro in campo dello spagnolo, dopo due mesi di infortunio, nel quale ha scherzato proprio Zverev in coppa Davis fa pensare di sì.
Novak Djokovic è in teoria rientrato dal suo problema al gomito, ma i dubbi che il suo interesse per il tennis siano ormai scemati sono sempre più concreti: assume e licenzia allenatori e i suoi risultati di inizio stagione non possono che essere definiti disastrosi. La sensazione è che per contratto gli spettino un paio di giri nel circuito, credere che possa tornare vincente è sempre più difficile.
Andy Murray è ormai ai box da Wimbledon 2017, si aspetta il suo ritorno all’inizio della stagione sulla sua amata erba e tanti sono i dubbi su quale giocatore rivedremo sul campo. Sarà davvero competitivo o anche lui calcherà il rettangolo per dovere di sponsor? In ogni caso la terra rossa lo vedrà ancora assente.
Forse l’unico su cui ancora “puntare un euro”, direbbero gli scommettitori, resta Stan Wawrinka. Vero, lo svizzero è rientrato in Australia davvero fuori condizione, e così ha continuato ad apparire a Rotterdam, Sofia e Marsiglia, ma pare che da un paio di settimane sia già sui campi di Montecarlo a scaldare i motori e se il fisico fosse tornato a posto, il carattere e l’orgoglio di Staminal possono far sperare che il vero jolly inatteso di quest’annata, per ora abbastanza piatta, ve detto, possa essere lui. Senza dimenticare, inoltre, che vedere Wawrinka in condizione è sempre una gioia per gli occhi di qualunque vero amante del tennis.
Sacha Zverev, da ultimo, nonostante la sconfitta rimediata con Nadal, potrebbe in realtà compiere il salto definitivo di qualità: il suo problema potrebbe essere più mentale che di gioco. Probabilmente deve scrollarsi dalle spalle una certa emotività giovanile e il peso delle attese. A livello di tennis ha già mostrato che, nel gioco contemporaneo, ha tutte le carte in regola per imporsi.
Ovviamente bisogna ricordare che giocano anche tanti altri attori che, a sorpresa, potrebbero salire alla ribalta. La terra battuta, ad esempio, è la superficie preferita di Dominc Thiem e l’austriaco, rientrante anche lui, se trovasse la forma giusta ha qualità per fare partita con tutti.
Restano poi del Potro, anche se il rosso lascia dei dubbi sulla sua tenuta fisica ancor più del cemento, il rientro di Nishikori, Chung al suo primo grande giro in ATP e l’eterno “Godot” Grigor Dimitrov.
In ogni caso lunedì, a Montecarlo, si comincia sul serio, e avremo la prima grande risposta per capire se sarà ancora “Rosso Nadal”.
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