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Sharapova, Wozniacki e non solo: la terza serie della Fed Cup sarà una parata di stelle?

La Russia che retrocede dal World Group 2 al Group 1 (la terza serie), la Danimarca che sale dal Group 2 (la quarta serie) al Group 1, le Olimpiadi di Tokyo 2020 distanti ormai poco più di due anni, periodo brevissimo per quanto riguarda la Fed Cup. Non ci sono garanzie, ma dall’ultima tranche della coppa per nazionali del tennis femminile si è creata una situazione che potrebbe portare a scenari impensabili.

Maria Sharapova, se vuole partecipare alle Olimpiadi, deve ancora collezionare 3 convocazioni con la maglia della Russia. Da quanto abbiamo appreso con qualche domanda a Stoccarda, il suo agente Max Eisenbud pensa che la russa vorrà provarci per cancellare la delusione di Rio de Janeiro 2016 e della vicenda doping.

LE DINAMICHE E I REGOLAMENTI OLIMPICI

Come detto, servono 3 convocazioni in due anni, con al massimo 2 convocazioni possibili nel 2019 e 2 nel 2020, vuol dire che la ex numero 1 del mondo molto probabilmente verrà convocata a febbraio del prossimo anno per la trasferta su un campo neutro assieme a altre 13 nazionali in un format molto diverso dal World Group. Nel Group 1 ci sono anzitutto 3 zone: Europa-Africa, Asia-Oceania e Americhe. Nella prima ecco 15 squadre divise in 4 gironi, tre da 4 e uno da 3 nazionali, e le prime di ogni raggruppamento si incontrano tra loro nei play-off: le due squadre vincenti approderanno allo spareggio di metà aprile per il World Group.

Sharapova potrebbe anche saltare questo passaggio, ma se la sua nazionale non dovesse arrivare al play-off di metà aprile lei non sarebbe eleggibile per Tokyo perché avrebbe soltanto 2 convocazioni possibile nel 2020. Come lei, altre giocatrici di alto, altissimo livello devono cominciare a fare due conti. Alcuni nomi? Caroline Wozniacki e Agnieszka Radwanska. La danese, ora numero 2 del mondo, ha giocato l’ultima volta in Fed Cup nel 2015 quando la sua nazionale era nel Group 3 (la quinta serie), portandola alla facile promozione nel Group 2. Nel 2016 avrebbe dovuto tornare nei raggruppamenti zonali ma a metà aprile si è infortunata gravemente alla caviglia. Non sarebbe stata eleggibile per Rio de Janeiro ma il ricorso della Danimarca è stato accettato e lei ha potuto sfilare come portabandiera alla cerimonia inaugurale. Lei ha bisogno di due convocazioni e anche sembra inevitabile la partecipazione al Group 1 perché se la Danimarca dovesse retrocedere, ci sarebbe soltanto una convocazione possibile nell’anno olimpico. Radwanska ha compagne di squadra che potrebbero permetterle quantomeno la permanenza nel Group 1 (Magda Linette è ormai una giocatrice da prime 70 del mondo, poi dietro di lei ci sono diverse giovani interessanti) e rimarrebbe aperta la possibilità di avere due convocazioni nel 2020, a patto però che la Polonia vinca il girone, altrimenti rimarrebbe una soltanto.

Perché questa differenza nel numero delle convocazioni che rimangono prima dell’inizio delle Olimpiadi? I regolamenti ITF parlano chiaro: servono almeno 3 convocazioni con la propria nazionale in Fed Cup nel quadriennio olimpico, se la nazionale è parte del World Group; se nello stesso quadriennio invece ha trascorso almeno tre anni nei gironi zonali (Group 1, Group 2 e Group 3), o se ha all’attivo 20 convocazioni con la nazionale, ne basteranno 2. In entrambi i casi, però, una convocazione dovrà essere per forza nell’ultimo biennio (in questo caso 2019-2020).

IL GROUP 1

Il Group 1, che negli ultimi 3 anni si è giocato a Tallin, nel 2019 avrà queste nazionali da dividere in 4 gironi: Russia, Ucraina, Polonia, Danimarca, Serbia, Grecia, Gran Bretagna, Bulgaria, Turchia, Svezia, Croazia, Estonia, Ungheria, Slovenia. La Russia sarà lo squadrone da battere: se anche non dovesse esserci Sharapova, avranno un parco giocatrici di grande valore tra cui la numero 14 del mondo Daria Kasatkina, finalista a Indian Wells. La Danimarca potrebbe avere Wozniacki oltre al baby prodigio Clara Tauson, data di nascita 21 dicembre 2002 e già in luce nei tornei ITF. L’Ucraina potrebbe contare su Elina Svitolina, ma anche senza di lei (a cui basta una convocazione nei prossimi due anni per completare gli obblighi olimpici) ha giocatrici anche giovani di grandissimo interesse come Marta Kostyuk. La Polonia e la Gran Bretagna potrebbero avere rispettivamente almeno una delle sorelle Radwanska (non dimentichiamo che il marito di Agnieszka, Dawid Celt, è attuale capitano del team di Fed Cup) e Johanna Konta, sempre presente in questi anni. La Serbia ha un’altra giovanissima di grandi prospettive come Olga Danilovic più Aleksandra Krunic, a cui serve ancora una chiamata per le Olimpiadi. La Grecia ha Maria Sakkari, 23 anni, che quest anno è arrivata al quarto turno a Indian Wells ed è stabile attorno al numero 50 del mondo. L’Estonia ha Anett Kontaveit e Kaia Kanepi, la Croazia Ana Konjuh e Donna Vekic.

Adesso occorre un po’ di immaginazione: se torneranno anche nel 2019 a Tallinn, in Estonia, l’evento si svolgerà al Tallink Tennis Centre, un palazzetto che gli amanti della WTA potrebbero identificare abbastanza simile a quello dove si gioca il torneo di Lussemburgo. Un ambiente abbastanza piccolo, un’atmosfera da circolo tennis dove si è a contatto con fan e giocatori senza grandi problemi. Se tutto va bene, ci sarà da divertirsi. Già nel 2015 ebbero un’ospite d’eccezione: Victoria Azarenka. A Budapest arrivò anche la bielorussa e faceva un po’ effetto vederla girare, dalle immagini che arrivavano tramite social, lungo la fila di appassionati e curiosi per spostarsi tra un campo e l’altro. Inoltre, il Group 1 di Fed Cup non ha mai avuto grandissimo appeal come trasmissione televisiva: solo la BBC (per ovvie ragioni patriottiche) e un canale estone coprivano l’evento negli ultimi anni. Se davvero arriveranno super star di livello mondiale, potrebbe anche scatenarsi un’asta che farebbe felicissimi gli organizzatori.

Diego Barbiani

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