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Schmiedlova, inferno e ritorno: la slovacca è la nuova campionessa del WTA di Bogotà

A. K. Schmiedlova b. [3] L. Arruabarrena 6-2 6-4

Anna Karolina Schmiedlova, vi ricordate di lei? È la ragazza slovacca che nel 2015 visse una crescita costante tanto da farle vincere 2 titoli (Katowice e Bucharest) e perdere una finale (Rio de Janeiro) più numerosi interessanti risultati nei tornei di medio-alto livello. Classe 1994, concluse l’anno appena dentro la top-30 con buone prospettive davanti a lei salvo cominciare il 2016 in modo disastroso, vincendo una partita da inizio anno fino a metà luglio. La Race la vedeva abbondantemente fuori dalle prime 200, finì la stagione senza ottenere 2 vittorie consecutive e il ranking la vedeva, a novembre, al numero 223 del mondo. Usciti i 55 punti di Sydney e i 10 dell’Australian Open 2016, toccò il picco più basso al numero 273.

Fu una crisi di risultati abbastanza strana, perché non ci fu legato alcun infortunio. Un po’ quello che accadde a Sorana Cirstea, che arrivò vicinissima alla top-20 prima di passare mesi terribili in cui non riusciva più a giocare e finì nei bassifondi del circuito ITF. Schmiedlova fece un po’ lo stesso percorso, arrivando al punto in cui subiva diverse sconfitte pesanti nei primi turni degli ITF da 25.000 dollari. Poi, la scorsa estate, i primi tiepidi segnali di risveglio con alcuni successi in successione che passo dopo passo l’hanno riportata prima vicino poi dentro la top-200.

All’inizio di questa settimana era “già” al numero 132, dentro al tabellone di Bogotà anche senza passare dalle qualificazioni visti i numerosi forfait e un’entry list decisamente rimaneggiata con Tatjana Maria (numero 58 del mondo) a guidare il seeding. L’evento colombiano, proprio per questo, era aperto a qualsiasi soluzione ma pensare fosse Anna Karolina a uscire vincitrice era veramente complicato. La slovacca ha sfruttato i primi turni per approdare in semifinale con discreto agio, la prima dal torneo di Seoul del 2015. Lì ha inflitto un netto 6-2 6-3 ad Ana Bogdan, numero 79 del mondo, e oggi, nella prima finale dopo quasi 3 anni, stava dominando la scena contro la finalista del 2016: Lara Arruabarrena.

Arrivata sul 6-2 5-1, Schmiedlova si è un attimo bloccata. Già si notava ieri, al termine della sfida contro la rumena, quanto il momento fosse emotivamente complicato da gestire: la commozione era tantissima dopo il match point e nonostante la partita fosse stata a senso unico non riusciva a non coprirsi il volto, testa piegata in avanti, un po’ a ripensare a tutte le difficoltà attraversate nell’ultimo periodo, piangendo e senza la forza di sorridere per il bel traguardo. Oggi quella situazione si è riproposta a un passo dal traguardo, quando ha cominciato a distrarsi e la spagnola quasi rientrava fino al 5-5, strappando due volte la battuta alla rivale. Sul 5-4, però, Schmiedlova ha dato tutto per non vedersi veramente raggiunta e al secondo match point ha chiuso l’incontro lasciandosi andare, nuovamente, a tutte le emozioni di gioia e soddisfazione che stava provando.

Non aveva vinto il Roland Garros, ma in quel momento aveva forse lo stesso valore. Domani sarà numero 84, il ranking più alto da quei terribili 6 mesi del 2016 dove infilò 15 sconfitte consecutive e crollò ai margini del tennis di alto livello, piombando in un universo nuovo, dove c’era da battagliare per pochi punti e poca gloria. Era l’inferno, ne è uscita, e con questo trofeo (il terzo in carriera) ha ritrovato la top-100 e il tabellone principale di uno Slam: sarà infatti dentro il tabellone principale del Roland Garros.

Diego Barbiani

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