Madison Brengle poco meno di 24 ore fa ha ufficialmente esposto denuncia ai danni della WTA e dell’ITF per i ripetuti controlli antidoping dove il prelievo del sangue mediante punture avrebbero provocato danni permanenti al braccio che utilizza per giocare. Intervistata in esclusiva dal New York Times, in un articolo a firma di Ben Rothenberg, la statunitense ripercorre le origini di questo problema così raro che si è aggravato nel 2016 quando il controllo effettuato allo US Open le ha lasciato un edema talmente doloroso che la costrinse al ritiro nel match di primo turno.
“Quello fu il test da cui non ho mai recuperato la piena funzionalità della mano – ha raccontato – questo è quello che mi ha cambiato la carriera e la vita. La mano è ancora gonfia e ogni tanto brucia, e non riesco più a sentire il mignolo”. In autunno le fu diagnosticata la sindrome dolorosa regionale complessa (CRPS l’abbreviazione) e sebbene la sua denuncia indichi che i rappresentati delle organizzazioni tennistiche sapessero del suo problema, da quel momento in avanti non fu effettuato alcun test del sangue.
Brengle ha scoperto di essere così debole alle iniezioni quando a 17 anni le tolsero un dente del giudizio e dovettero inizialmente sedarla: “Era come se mi stessero tagliando il braccio. Non me l’aspettavo e cominciai a urlare tantissimo”. Nel 2009, il primo controllo antidoping dove fu richiesto il prelievo del sangue: “Il dottore incaricato mancò la vena per 2 volte e alla terza sono collassata per terra, ho perso conoscenza per il dolore provato”. Da allora, scrive Rothenberg, la statunitense non ha più avuto prelievi del sangue fino al 2016, poi un altro a Wimbledon dove ha provato a farsi prelevare il sangue dal piede: “Stavo avendo un attacco di panico, Snowball consigliò all’incaricata del prelievo di bendarmi. Stavo avendo un attacco di panico e lui mi trattava come fanno a Guantanamo Bay”.
John Snowball è tra le persone citate nella denuncia che, per esteso, è rivolta non solo alla WTA e all’ITF ma anche agli organi dell’antidoping (International Doping Test and Management, Stuart Miller, in carica al programma anti-doping dell’ITF e Snowball, un ufficiale della stessa International Doping Test and Management). La statunitense chiede un risarcimento di 10 milioni di dollari per un danno che ne ha compromesso, a suo dire, non solo la carriera ma anche la vita di tutti i giorni: “Se mi costringeranno a un nuovo prelievo del sangue, chiuderò la mia carriera”.
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