Timea Babos è la nuova campionessa del WTA International di Taipei, torneo che si è disputato nella località dell’isola di Taiwan una settimana dopo l’Australian Open. Proprio questo collegamento con lo Slam disputatosi al Melbourne Park può fornire una delle chiavi che ha portato la tennista ungherese ad imporsi in questa settimana e a rientrare in top-40 dopo diversi mesi complicati durante la scorsa stagione. Lei e Kristina Mladenovic, e la stessa francese è in finale a San Pietroburgo in questa settimana dopo 15 sconfitte consecutive, si sono imposte nel doppio femminile al primo torneo assieme nella loro seconda avventura dopo quella tra 2014 e 2015.
Una grande spinta a livello di motivazioni, fiducia e determinazione che sono state la benzina speciale per farsi 8 ore di volo, arrivare a Taiwan e mettere tutte in riga con 5 vittorie e un solo set perso (al secondo turno contro Dalila Jakupovic). Oggi, in finale, l’ungherese si è imposta 7-5 6-1 contro Kateryna Kozlova, debuttante all’ultimo atto del circuito maggiore. 11 i game vinti negli ultimi 13, alzando le marce dal 2-4 per la giocatrice ucraina e imponendosi con agilità nel terzo set.
Una vittoria dal sapore speciale, dopo un anno che ha vissuto di sole 3 fiammate in altrettanti International (titolo a Budapest, finale a Tashkent e in Quebec) ma inframezzata da tantissime sconfitte. Quella che era stata una stagione cominciata appena fuori la top-20 si è trasformata in un mezzo calvario, ma ha avuto il coraggio di andare in controtendenza e non cambiare l’allenatore, continuando con Thomas Drouet. Tra i due, che hanno cominciato a lavorare assieme nel 2016, ci sono stati diversi momenti difficili. A ‘s-Hertogenbosch, quando Babos perse contro Arantxa Rus (che non vinceva a livello WTA dal 2013) ad un cambio campo lo stesso coach le ripeteva: “Perché non stai lottando? Perché stai lasciando andare il match? Non è questa la Timea che conosco”. Lei rispondeva: “Voglio andarmene, non ce la faccio”. Nonostante questi momenti, Timea deve aver realizzato che se era stato lui a portarla alla soglia delle prime 20 ci poteva essere modo di tornare a quei livelli. Una decisione non comune nel circuito femminile, ma che al momento sta ripagando.
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