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Wozniacki: “Nell’ultimo anno e mezzo ho dimostrato di poter battere chiunque”

Il match è durato 36 minuti in meno della tua maratona di New York, ma è stato più duro?
Dal punto di vista emotivo lo è stato sicuramente. Credo che verso la fine entrambe eravamo molto stanche. Allo stesso tempo abbiamo lottato al massimo, e sono molto orgogliosa di essere qui con il trofeo.

È più bello avere vinto questo titolo oggi, rispetto ad alcuni anni fa, dato che hai dovuto attendere per così tanto tempo?
Non saprei. Sono solo felice di aver vinto. È davvero speciale aver iniziato la stagione in questo modo. È incredibile. Un momento speciale per me oggi sul campo.

Cosa hai pensato nel terzo set? In quel momento in cui, se non sbaglio, eri sotto 4-3. Eri nervosa?
Onestamente no. Probabilmente pensavo di avere avuto occasioni per andare avanti 3-0 o 4-1, e non le ho sfruttate. Stava giocando molto bene. Stavo pensando che forse questo non sarebbe stato il mio giorno. Ma non ero nervosa. Pensavo solo ad andare in campo e dare il massimo per poter rimettere le cose a posto. Stavo giocando con aggressività. Credo di aver giocato bene. Il match avrebbe anche potuto prendere la strada di Simona, ma sono felice che sia andata bene.

Hai mai pensato che questo momento non sarebbe mai arrivato e che hai sprecato le tue occasioni nelle due finali precedenti?
Non lo so. Credo che, ad un certo punto, specialmente quando hai infortuni e problemi vari, inizi a dubitare sul fatto che potrai tornare al 100% per periodi di tempo più lunghi. Ma credo che lo scorso anno, e già da un anno e mezzo, ho dimostrato di poter battere chiunque. Quando giochi le finali, devo dire la verità, sei molto nervosa prima di scendere in campo, ma dopo ho avuto modo di abituarmi e ho effettuato il riscaldamento. Mi sentivo come se avessi tutto da guadagnare.
Alla fine della fiera, qualsiasi cosa fosse successa, sarei andata in campo a lottare. Se non fosse stato sufficiente, pazienza, ma almeno sarò contenta dello sforzo profuso.

Quel punto con cui ti sei procurata il match point…
È stato un punto folle. Credo che entrambe lo abbiamo giocato molto bene. Ho giocato quel rovescio incrociato. Sapevo che a quel punto dovevo tirare forte, dovevo giocare l’incrociato. La traiettoria è uscita leggermente più corta di quella che avevo pensato, non era quella che volevo. Ma ho pensato: “Wow, gran colpo”. Me lo tengo.
Poi, sul match point lei ha giocato con grande aggressività. Ha giocato una seconda palla debole. Sono entrata dentro il campo e ho iniziato a spingere. Ho iniziato il punto con quella mentalità. Ma poi è stata lei ad aumentare l’aggressività, e lì ho cercato di lottare e di dare più profondità ai miei colpi. Ho giocato un paio di colpi ben piazzati. Un sacco di cose ti passano per la testa in quel momento. Pensi di avere un’opportunità e che magari avresti dovuto giocare colpi differenti.
Quando ho visto la palla fermarsi sulla rete ho provato delle emozioni pazzesche.

È un po’ un conforto essere numero uno oggi dopo aver vinto questo torneo? Nessuno di noi continuerà a chiederti quando vincerai un titolo dello Slam.
Onestamente, credo che sia una delle cose migliori di tutto questo. Non riceverò più questa domanda. Anzi, aspetto l’altra: “Quando vincerai il secondo Major?”. Per adesso sono felice di aver vinto questo. E mi godrò sicuramente il momento.

Ripensando al match vinto con la Fett, in cui hai salvato quei match point, è incredibile come le cose possano cambiare nella vita: adesso sei qui con il trofeo.
Sono passata dall’essere quasi eliminata al trovarmi qui con il trofeo degli Australian Open, è incredibile. È stata una vera svolta, qualcosa di cui vado davvero fiera. Ma allo stesso tempo, credo che quello sia stato un cambio di inerzia che mi ha spinto ulteriormente ad andare avanti nel torneo.

La gente parla di come tu abbia bisogno di giocare in un determinato modo per vincere un titolo dello Slam, un modo in cui non avevi mai giocato prima. Credi che evolvere il tuo gioco abbia rappresentato un fattore per rendere possibile il raggiungimento di questa pietra miliare?
Penso che ognuno cerchi di migliorare sempre. Ci provi e migliori. Ci provi e trovi il modo per rendere migliore il tuo gioco. In fin dei conti, credo che maturare, fare più esperienza e credere davvero nelle tue abilità abbia sicuramente aiutato.

Dopo aver aspettato così tanto prima di vincere uno Slam, non ti ritirerai mica.
Per adesso, tornerò a casa e dormirò con Daphne (la Daphne Akhrust Memorial Cup, questo il nome del trofeo degli Australian Open; ndr), cercherò di godermi il momento. Non voglio andare troppo lontano con la mente per adesso.

Cosa ti passava per la testa, Slam dopo Slam, quando un’altra grande campionessa vinceva e invece tu non ci riuscivi, ti sono venuti dei dubbi? Quali erano i tuoi pensieri durante quei momenti?
Onestamente credo che, indipendentemente da questo, ho avuto una carriera incredibile. Alla fine della fiera, credo che tantissime persone avrebbero voluto essere al posto mio.
Sinceramente nessuno sa quanto lavoro e quanta dedizione metto nel tennis. Tutto ciò che mi ripetevo era: “Sai che c’è? Hai dato tutto ciò che avevi, se dovrà accadere, accadrà. Altrimenti, sai che almeno hai dato tutto e puoi essere orgogliosa di tutti i successi che hai ottenuto”. Ovviamente, aggiungere un titolo dello Slam al mio curriculum è il culmine e credo che, da solo, possa essere il biglietto da visita della mia intera carriera.

Fausto Consolo

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