ATP
La Francia piazza un accoppiata difficile da prevedere: tornano al successo in contemporanea Simon (33 anni) che non vinceva un torneo da febbraio 2015 (Marsiglia) e Monfils (31 anni), assente dal circuito dagli US Open, che a sua volta mancava l’appuntamento con la vittoria da Washington 2016.
Gilles Simon ha vinto il suo tredicesimo torneo a Pune in India superando ben tre top 20: Bautista Agut (n.20) all’esordio, Cilic (8) in semifinale e Anderson (14) in finale. Grazie a questo risultato il tennista francese fa un balzo in classifica di 32 posizioni risalendo dalla 89sima alla 57sima piazza.
A Doha si è imposto l’altro francese Gael Monfils che dopo aver approfittato in semifinale del ritiro causa influenza dell’austriaco Thiem, favorito numero uno alla vigilia, ha spento le velleità del russo Rublev (classe ’97), esponente di spicco della Next Generation grazie anche alla finale conquistata (e persa contro Chung) alle Next Gen Finals di Milano nel novembre scorso. Col risultato di ieri il giovane russo conquista il nuovo best ranking al numero 32 che gli consente di essere tra le teste di serie agli imminenti Australian Open.
A proposito di Next Gen, la prima settimana ha subito chiarito che l’avanzata degli esponenti di questa generazione allarga sempre più il suo fronte; al via nei tre main draws, a seguito anche dei risultati delle qualificazioni erano in 11 e ben 5 di essi sono approdati nei quarti, due in semifinale, il sorprendente diciottenne australiano De Minaur a Brisbane e Rublev che, come detto, si è poi spinto fino in finale a Doha. Lo scorso anno l’unico risultato di rilievo fu quello del russo Medvedev che approdò in finale a Chennai.
Ai puri fini statistici segnaliamo infine il ritorno al successo, senza entusiasmare di Nick Kyrgos che ha vinto a Brisbane costretto in tre dei quattro incontri disputati a rimontare un set di svantaggio. Dal tennista di Canberra ci si deve aspettare molto di più. La prova del nove sarà a Melbourne.
WTA
Lo scorso anno la settimana di esordio in campo femminile registrò la prima vittoria in carriera della ceca Siniakova a Shenzhen e dell’americana Davis a Auckland, oltre alla vittoria di Karolina Pliskova a Brisbane. Quest’anno gli stessi tre tornei in programma hanno visto tutti l’affermazione di tenniste comprese tra le prime favorite.
Abbiamo assistito all’esordio prepotente della numero uno del mondo, Simona Halep, che si è imposta a Shenzhen battendo in finale la campionessa uscente Siniakova, mettendo in bacheca il sedicesimo torneo in carriera. Con i 280 punti conquistati, la tennista rumena allunga in classifica sulle avversarie con l’intento di riuscire, agli imminenti Australian Open, a legittimare una leadership mondiale conquistata al termine di una stagione le cui performances sono risultate in assoluto tra le più modeste della storia come confermano impietosamente i numeri:
La Halep ha chiuso la stagione con soli 6175, il minimo da quando vigono gli attuali punteggi, vincendo solo il 72,58% dei match disputati (45 su 62), vincendo un solo torneo (Madrid), e chiudendo con un bilancio negativo contro le Top 10 (5-6). Per ritrovare una performance analoga occorre risalire al 2008 in cui la numero 1 a fine anno fu la serba Jankovic.
In una settimana dove le tenniste dell’Est Europa l’hanno fatta da padrone (2 vincitrici, 4 finaliste e 8 semifinaliste), va sottolineato il decimo trionfo di Elina Svitolina (sesto consecutivo) in 12 finali complessivamente disputate. La tennista ucraina si è imposta a Brisbane battendo prima Karolina Pliskova in semifinale e nell’atto conclusivo, la bielorussa Sasnovich proveniente dalle qualificazioni. Grazie a questo risultato la Svitolina risale al quarto posto del ranking a un gradino dal suo best ranking.
Ad Auckland infine, battendo in finale la danese Wozniacki, terzo torneo vinto consecutivamente dalla tedesca Julia Goerges che dopo un digiuno di cinque anni completa un tris invidiabile, dopo aver vinto alla fine del lo scorso anno prima Mosca e poi il Master “B” a Zhuhai. Con questo risultato la 29enne tedesca ottiene l’ennesimo best ranking (12) consolidando la posizione di numero uno di Germania. La Wozniacki perde contro pronostico l’ennesima finale (nel 2017 ne aveva perse 6 su 8 disputate), ma nel contempo sale sul secondo gradino del ranking, posizione che le mancava dal 2012.
ITALIANI
Sappiamo tutti che per gli azzurri sarà un anno difficile e molto delicato: il tennis nostrano è alla disperata ricerca di nuovi talenti sia tra gli uomini che tra le donne e pertanto, in una settimana che appare deludente per i risultati complessivi, ci consola la presenza di nuovi giovani tennisti azzurri nei tabelloni principali come non avveniva da molto: Jasmine Paolini dovrà ancora aspettare per raccogliere il primo scalpo nel circuito maggiore (0 su 3 il bilancio aggiornato) ma la sua prestazione al torneo di Shenzhen è stata nel complesso comunque apprezzabile in quanto nelle qualificazioni ha vinto due partite contro pronostico (contro la slovacca Schmiedlova ex n.26 del mondo e attualmente numero 137 e contro la cinese Lu n.163) prima di cedere nel main draw all’altra cinese Wang. Oltre la sufficienza anche Deborah Chiesa alla sua prima apparizione in un torneo maggiore ad Auckland dove ha sfiorato l’ingresso nel tabellone principale cedendo onorevolmente nel terzo turno delle qualificazioni alla americana Vickery (n.122) approdata poi in semifinale. La notizia più interessante è rappresentata senza dubbio dal primo match vinto in un torneo maggiore da Matteo Berrettini che dopo aver sconfitto nelle qualificazioni l’inglese Broady e il tedesco Marterer, n.90 del mondo, ha raccolto in rimonta lo scalpo dell’esperto serbo Troicki, ex numero 12 e attualmente al n.55 del ranking. Prima di questa settimana, l’unica apparizione del tennista romano in un tabellone principale di un torneo maggiore risaliva agli Internazionali d’Italia dello scorso anno in cui un sorteggio ingrato lo costrinse a un derby fratricida con Fabio Fognini che ebbe vita facile (6-1 6-3) Questo passa attualmente il convento, l’’importante è crederci e far percepire ai protagonisti che ci crediamo. E intanto Francesca Schiavone a 37 anni e mezzo torna numero uno d’Italia dopo sei anni.
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