La storia di Tennys Sandgren è stata tra le più chiacchierate qui a Melbourne. Giocatore che fino a qualche mese fa non era mai entrato nei 100, ormai con diversi anni sulle spalle (27 a luglio) e di colpo catapultato ai quarti di finale di un torneo Slam con tanto di vittorie ai danni di top-10 come Stan Wawrinka e Dominic Thiem. Da numero 97 del mondo, tra l’altro, è diventato il più inaspettato giocatore a questo punto del tabellone da Mikael Tillstrom, numero 105 del mondo, nel 1996.
Melbourne Park è sempre stato teatro di tante storie particolari. La collocazione dello Slam proprio ad inizio stagione, le condizioni meteo così variabili (dal caldo tremendo a giornate dove non si superano i 20 gradi) mettevano tante variabili lungo il corso delle 2 settimane. Eppure negli ultimi anni anche l’Australian Open si era parecchio standardizzato. Ecco il perché la cavalcata di Tennys (forse anche per il nome) ha conquistato gli appassionati.
Eppure, per i più attenti, non solo di risultati in campo ma assidui frequentatori di social network Sandgren non era esattamente uno sconosciuto. Lo “yankee” era già noto negli ultimi 6-7 anni a tanti appassionati di quel tennis considerato di nicchia, come ad esempio quelli dei Challenger, dei Futures, lontani dal grande pubblico ma molto più vicini ai giocatori, in un ambienti spesso molto più rilassato. È il caso di questa reporter che, dopo averlo intervistato per la vittoria al Challenger di Champaign, nell’Illinois (anno 2013), ha scelto di seguirlo via Twitter, scoprendo nel giro di breve che le opinioni di Tennys erano piuttosto forti (cliccando sul tweet dovreste essere in grado di aprire l’articolo, altrimenti cliccate qui)
Le idee che condivideva, i pensieri, e i messaggi che avevano luogo sul suo profilo (almeno finché non ha messo mano per cancellare tutto) sono state considerate oltre il limite. Tra le persone prese a bersaglio anche Serena Williams, in un primo momento durante l’Australian Open 2013 e poi dopo lo US Open 2015. Sandgren prima scriveva “Che bello vedere Serena al tappeto” e poi “disgustosa…”.
La statunitense oggi, ad inizio del match tra Sandgren e Hyeon Chung, ha twittato un velenoso “cambiare canale…”. Tantissimi hanno ripreso quella frase, collegandola istintivamente a quanto emerso in questi giorni, e lei ha risposto a Jamie Hampton (ex giocatrice WTA massacrata dagli infortuni), con un messaggio che potrebbe essere inteso a chiunque le ha dato supporto: “Ti voglio bene, e in questo momento mi manchi ancor di più”.
Nel 2012 scriveva di essere capitato in un locale per omosessuali, e di avere gli occhi che ancora sanguinavano da quanto aveva visto.
Allo stesso modo, hanno fatto notizia le sue visioni particolarmente accese verso l’estrema destra, e mostrando un certo astio nei confronti di stranieri come in questo caso Ajla Tomljanovic. Qui Sandgren chiede che lo US Open venga portato al di fuori di New York City, in una città che abbia più “orgoglio” (patriottico, probabilmente). I fatti fanno riferimento a quando John Isner superò Gael Monfils ricevendo qualche fischio dal suo pubblico
Infine, nonostante Sandgren abbia provato a smentire (o a sminuire) in conferenza stampa dopo la vittoria nei quarti di finale contro Dominic Thiem il caso, è emerso che ha rapporti abbastanza stretti con Nicholas J. Fuentes. Questo, che non ha nulla a che fare con il medico spagnolo protagonista dello scandalo doping, è un giovane esponente della destra più estrema, protagonista della marcia di Charlottesville fatta dai suprematisti bianchi e gruppi di neo-nazisti.
Sandgren, che in quei giorni aveva ripreso un tweet dove compariva un video di Fuentes che spiegava (secondo il suo punto di vista) il perché di quella marcia
ha poi smentito categoricamente gli apprezzamenti fatti, rivelando che lui segue solo “Cristo e i suoi insegnamenti”. Poco più tardi, lo stesso Fuentes ha pubblicato un messaggio riferito a Sandgren, chiamandolo “long time mutual, supporter, and friend” (un mio sostenitore, un mio simile, un mio amico da molto tempo”).
Sandgren sembrava non preoccuparsene: “Se sono preoccupato? Niente affatto, questi fatti non mi preoccupano. Va bene, guarda: non vuol dire assolutamente nulla chi io seguo su Twitter. Le informazioni che vedete non indicano che cosa una persona fa o crede. È da pazzi pensare una cosa simile. “Oh, bene, dunque lui segue la persona X e dunque crede in quello che questa persona crede”. Per me questo è ridicolo. Semplicemente trovo interessanti alcune delle loro idee ma come un convinto cristiano non supporto quello, seguo solo Dio e i suoi insegnamenti”. Poi, ieri mattina, tutti i tweet del suo profilo sono stati rimossi.
Oggi, il giocatore del Tennessee si è presentato in conferenza stampa dopo la sconfitta contro Chung e prima che incominciassero le domande ha letto un comunicato scritto da lui: “Voi cercate di mettere le persone in queste piccole scatole così che possiate ordinarle secondo i vostri preconcetti. Voi spogliate ogni individuo per demonizzarlo agli occhi del pubblico. Con una manciata di follows e qualche like su Twitter, la mia sorte è stata segnata nelle vostre menti. Per creare una storia tagliente, per creare sensazionalismo, ci sono un po’ di spunti che voi non andreste a toccare per non marcarmi come l’uomo che voi state cercando di farmi sembrare. Voi vorreste diffondere una propaganda di un certo tipo invece di ricercare informazioni da angolazioni e prospettive per provare ad imparare, a cambiare e a crescere. Voi demonizzate con carta e penna e mettete i vicini contro i vicini. Facendo questo, voi potresti anzi accorgervi che state ricreando l’inferno che cercate di evitare, che tutti noi cerchiamo di evitare. È mia ferma credenza che i più alti valori devono essere trovati nelle virtù di ogni uomo, indifferente dal genere, dalla razza, dalla religione o l’orientamento sessuale. È mio compito continuare questa avventura nel mondo del tennis con l’obiettivo di diventare il migliore atleta che posso e incarnare l’amore di Cristo per me, per cui io risponderò a lui e lui soltanto. Risponderò alle vostre domande a proposito della partita, se non vi dispiace. Grazie. Semmai avrete delle domande”.
Ci sono state, anche se qualcuno ha provato a sviare il muro eretto da Sandgren, che ha sempre risposto “picche” a chiunque provasse a tornare sulla vicenda.
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