Come ti senti fisicamente e mentalmente? Quali sono le tue sensazioni in relazione al torneo che sta per iniziare?
Mi sento bene. È la prima volta nella mia carriera che arrivo qui senza aver disputato alcuna partita ufficiale. È una situazione nuova per me, ma mi sento bene. Ho avuto una settimana e mezza di allenamenti, restano ancora oggi pomeriggio e domani, che sarà l’ultimo allenamento prima dell’inizio del torneo.
Tra le ATP Finals ed ora, cos’è successo? Alle Finals sembravi davvero in pessime condizioni.
Quella passata è stata una stagione davvero lunga. Molto buona, certo, ma anche piuttosto lunga. Non ho giocato molti tornei, ma molte partite sì. Per cui avevo bisogno di fermarmi un attimo. Ho ripreso leggermente più tardi rispetto a quanto previsto, ed è questa la ragione che mi ha fatto saltare Abu Dhabi e Brisbane. Con il mio team abbiamo deciso di ritardare l’inizio della stagione perché avevo bisogno di allenarmi di più, di iniziare lentamente per essere più fresco, sia di testa che di corpo. Mi auguro davvero di essere pronto, sono qui con la intenzione di offrire il mio miglior tennis, vediamo se ce la facciamo ad iniziare bene.
Ieri hai giocato una sorta di match di allenamento con Dominic Thiem, ma con condizioni comparabili ad una partita ufficiale, con tabellone, arbitro e tutto il resto. Ci puoi dire come è stato reso possibile? È stata una tua richiesta?
Beh, volevo giocare un paio di partite il più simile possibile a quello che sarà il torneo. Ne ho giocata una nel torneo di esibizione a Kooyong. Il torneo è fantastico, ma è anche vero che le condizioni di gioco sono totalmente differenti da qui, per cui abbiamo deciso di giocarne un’altra. Abbiamo parlato con gli organizzatori degli Australian Open, che ci hanno dato la possibilità di giocare un match di allenamento aperto al pubblico, molto simile ad uno ufficiale. Ed avendo una buona relazione con Dominic, una volta che glielo ho proposto non si è tirato indietro. È stato un buon allenamento per entrambi, abbiamo fatto bene a farlo.
Q. È il primo torneo senza tuo zio Toni come coach, come ti senti in questi
Non è il mio primo torneo senza di lui, è il primo torneo in cui lui non è il mio coach ufficiale. Ma ho giocato parecchi tornei senza di lui nella mia carriera. Sì, è un cambio importante, aspettiamo un po’. Se tra qualche mese mi sentirò strano, vedremo, ma per il momento sono soddisfatto di come sto lavorando con Carlos, Francis ed il resto del team. Toni mi ha dato tanto durante la mia carriera, senza di lui probabilmente non sarei qui oggi, questo è un dato di fatto. Non sarò mai stanco di ringraziarlo. Ci vogliamo bene, e non si tratta di un rapporto professionale, lui è parte della famiglia. Se in qualsiasi momento mi vorrà dire qualcosa, lo farà. Così come lo farò io, se avrò bisogno di chiedergli qualcosa. Forse per voi, dall’esterno, sembra una situazione complicata, ma in realtà non lo è per niente.
Billie Jean King ieri ha affermato che se fosse ancora una giocatrice si rifiuterebbe di giocare sulla Margaret Court Arena, dopo i commenti che Margaret ha espresso contro la comunità gay. Qual è la tua idea in proposito, e cosa penseresti se qualche tuo collega decidesse di non giocare in un campo dedicato a lei?
Non ho sufficienti informazioni a riguardo, sono qui per giocare a tennis, non per parlare di cose che non hanno impatto sul gioco. A me la Margaret Court Arena piace molto. Quello che deciderà l’Australian Open non mi riguarda, io sono qui per giocare a tennis. Se mi mettono sull’Hisense, gioco sull’Hisense, se mi mettono sulla Rod Laver, gioco sulla Rod Laver. Se mi mettono sulla Margaret, a prescindere dal nome, è lì che vado a giocare.
È importante per te iniziare l’anno come numero 1?
È meglio iniziare primo che ventesimo ovviamente, ma ognuno in realtà inizia da zero. Anch’io inizio di nuovo da zero. Una nuova stagione, emozionante, durante la quale spero di mantenere una buona forma e competitività e, cosa più importante, di riuscire a divertirmi per un anno ancora.
Nei mesi scorsi sia Andy Murray che Stan Wawrinka sono stati lontano dal campo causa infortunio. Stan poco fa ci ha raccontato quanto è stato difficile riuscire ad essere qui, Andy ha scritto lo stesso su Instagram poche settimane fa. Ora che anche tu non sei più tra i più giovani, dai maggiore attenzione a questo aspetto durante la preparazione? Sei consapevole che prima o poi potrebbe finire?
Ci sono passato anch’io spesso, probabilmente anche più spesso di loro. Già nel 2005 dopo l’infortunio al piede temevo di non tornare più sui campi, per cui non ho bisogno di avere 31 anni per capire quanto sono fortunato a giocare a tennis: già a 22 mi sentivo fortunatissimo. A Stan e Andy auguro di riprendersi il prima possibile e tutto il meglio per il loro futuro. Se invece parliamo di infortuni in generale, ce ne sono sicuramente troppi ultimamente. Non sono io a doverlo dire, ma è bene che qualcuno cerchi di capire cosa sta succedendo. Insisto, non sono io quello che prende decisioni, non sto dicendo cosa bisogna fare, io gioco solo a tennis. Ho solo detto che se c’è un problema, va quantomeno analizzato.
Traduzione di Giorgio Cammarosano
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