Scegliere una reale favorita? Impossibile. Pensare invece a chi, secondo ragioni “di cuore”, potrebbe meritare di più trofeo? Ancora peggio. Simona Halep e Caroline Wozniacki giocheranno la partita che rappresenterà il vero sbocco della loro carriera. La rumena ha già avuto due tentativi “a vuoto”, contro Maria Sharapova e Jelena Ostapenko (entrambi a Parigi) e se quest ultimo può sembrare grave, ripensiamo per un attimo al tennis spaziale che quel giorno mise in campo la lettone dal secondo set. Allo stesso modo, però, la danese ha mancato due finali Slam, raccogliendo molto meno dell’altra finalista di domani: 6 game contro Kim Cljisters e Serena Williams, entrambe allo US Open.
Entrambe hanno costruito la loro carriera in funzione di un titolo Slam ed entrambe sono state etichettate come “non degne di essere numero 1 del mondo” perché non vincitrici di un Major. Una delle due, da sabato sera, vedrà quel pensiero finalmente rimosso. Già, perché non si tratterà solamente di vincere il primo Slam della carriera, ma di essere anche numero 1 del mondo. Chi vince prende tutto: Slam e leadership WTA.
Halep o Wozniacki. Fino a ora hanno affrontato un cammino dai due volti: tante difficoltà per Simona, un solo (isolato) momento complicato per la danese, in una giornata dove tra l’altro c’erano 42 gradi ed era quasi impossibile giocare un bel tennis. Eppure, a conti fatti, la rumena è quella che è piaciuta di più. Ha avuto avversarie proporzionate al livello del torneo: Lauren Davis al terzo turno (che all’Australian Open ha raggiunto quella fase in 4 degli ultimi 5 anni), Naomi Osaka agli ottavi, Karolina Pliskova numero 6 del mondo ai quarti, Angelique Kerber (da molti definita come la grande favorita) in semifinale. Wozniacki ha avuto quella giornata negativa, dove è stata graziata da Jana Fett che è andata nel panico sui due match point (la danese giocò con molta paura quei punti) e ha finito per dilapidare la più importante vittoria della carriera. Per il resto, le avversarie non sono state all’altezza, con il risultato che solo una giocatrice affrontata fin qui era parte della top-20 (Magdalena Rybarikova, numero 20 del mondo, che non ha il gioco per provare a fare qualcosa contro la grande solidità avversaria).
Entrambe arrivano all’ultimo match dopo aver annullato match point: 5 quelli fronteggiati da Halep, 2 quelli da Wozniacki. “Entrambe meritano un titolo Slam” dice Wim Fissette al New York Times, lui che ha portato la Halep a essere quella giocatrice costante e mai fuori dalla top-10 (o meglio, dalla top-5) da inizio 2014. Sarà la prima volta dal 2015 che si affrontano una numero 1 e una numero 2 del mondo, l’ultima fu proprio a Melbourne tra Serena Williams e Maria Sharapova. Per Pam Shriver questa è una delle finali più equilibrate e dove c’è tutto da perdere e tutto da guadagnare per una delle due da tantissimo tempo, specialmente perché mancano i nomi che erano diventati abitudinari a questi livelli.
Una delle due spezzerà la propria maledizione, per l’altra sarà la terza grande delusione. Eppure la sensazione è che entrambe stiano arrivando al massimo della loro maturità tennistica. Halep qui si è trasformata in una giocatrice che oltre alla solita solidità da fondo e alle capacità difensive ha aggiunto una posizione più avanzata in campo e una maggiore aggressività che ne deriva. Wozniacki sta invece continuando quello che è il suo trend dalla seconda metà del 2014: aggressività e tanta solidità, ma su una superficie così veloce potrebbe avere difficoltà contro chi aggredisce e porta un livello di tennis così alto come ha fatto la numero 1 del mondo contro Angelique Kerber.
I precedenti dicono 4-2 Wozniacki, che “dalla sua” può anche contare la rocambolesca vittoria dello scorso giungo a Eastbourne dove era indietro 5-7 0-3 e servizio Halep, che era in serie positiva da 8 game. Poche partite, nonostante l’atteggiamento molto simile in campo, sono state delle lunghe battaglie. 2-2 i precedenti sul veloce. È tutto estremamente in equilibrio e lanciarsi in pronostici è impresa ardua. Domani sera, comunque, si scriverà la storia.
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