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Garbin: “Aspettiamo la sentenza, ma questa Errani mi tranquillizza”

Sara Errani è al terzo turno di qualificazioni dell’Australian Open e la vittoria per 6-3 6-4 contro Yafan Wang, cinese con una tecnica molto buona ma troppo in difficoltà quando i punti contavano veramente, la proietta alla sfida contro la tailandese Luksika Kumkhum per un posto nel tabellone principale. In tutto questo c’è da sottolineare soprattutto la grande gioia dell’azzurra dopo il punto finale, con un urlo potentissimo al termine (per lei) di una giornata molto complicata con tanta pioggia e continue interruzioni dove ha saputo portare a termine la partita pochi secondi prima dell’arrivo del terzo importante scroscio d’acqua, evitando ulteriori rinvii e momenti di tensione.

Al termine dell’incontro abbiamo fermato Tathiana Garbin, capitano della nazionale di Fed Cup, che si è gentilmente prestata ad una breve intervista a proposito delle condizioni fisiche (e mentali) della giocatrice romagnola in questo momento così particolare.

La Sara vista oggi in campo, ma anche in questo periodo, sembra una ragazza lucida, con idee chiare e con una grandissima determinazione. Immagino tu sia stata in contatto con lei anche durante l’off season, che impressione ti sta dando?
“Ci siamo sempre tenute in contatto, conosco bene quello che ha fatto e ho parlato con Pablo (Lozano, nda) quando è venuto a Dubai. È molto tranquilla, molto focalizzata”.

Quello che è successo, e il fatto che c’è una sentenza che deve arrivare, la sta condizionando?
“Finché non abbiamo una decisione definitiva è normale che ci siano un po’ di pensieri. Si spera che vada tutto nel meglio come già aveva deciso l’ITF e ora aspettiamo questa sentenza”.

Anche a causa di tutto quello che è successo lo scorso anno Sara si ritrova molto al di fuori della top-100. Qual è secondo te, ad oggi, il suo vero livello nel ranking?
“Senz’altro più in alto. Vederla giocare così mi tranquillizza molto. Poi vedere la sua serenità in campo, disposta e disponibile ad ascoltare i consigli… Non vale assolutamente una giocatrice intorno al 150 del mondo, assolutamente. Quando gioca così penso che sia tornata lei, la vera Sara”.

Per la Fed Cup immagino sia rimasta un punto di riferimento.
“Certo, ma lo è stato anche in precedenza. È bello averla in Fed Cup perché riesce a riunire le diverse generazioni. Le ragazze più piccole la seguono tantissimo e lei da un grosso aiuto: è molto bello averla in squadra”.

Pensi che non ci saranno problemi legati a questa sentenza che tarda ad arrivare per una convocazione per la partita contro la Spagna?
“No purtroppo non lo posso sapere ora. Dobbiamo aspettare e vedere cosa succede. Il 31 gennaio darò le convocazioni e vedrete quale sarà la squadra, se lei potrà giocare sarò felice di considerarla. È difficile dire qualcosa di preciso ora perché la stessa situazione è un po’ delicata, è difficile anche per Sara”.

Un’ultima analisi sulle giovani che ieri hanno purtroppo perso al primo turno.
Georgia Brescia sfortunata: da 2-5 a 5-5 nel primo set poi il complicato dodicesimo game, 4-1 e servizio nel secondo e di nuovo break decisivo dell’avversaria al dodicesimo game.
“Purtroppo Brescia non era ancora al 100%. Era la prima partita della stagione, forse avrebbe dovuto cominciare qualche settimana prima ma aveva finito molto tardi il 2017”.
Deborah Chiesa se possibile ancor di più: 3 match point non sfruttati, l’ultimo annullato con un passante di rovescio strepitoso dall’avversaria.
“Per Chiesa è un peccato enorme. Stava giocando benissimo, se dovessi chiedermi ora cosa ne penso ti direi che sono molto felice perché ha giocato una gran partita. Ha reagito bene, l’ho vista dopo l’incontro e lei è una ragazza molto intelligente che riesce a prendere una sconfitta come un’occasione per imparare”.
Paolini forse è quella che è uscita con più difficoltà.
“Paolini ha avuto molti alti e bassi, e ha incontrato una che gioca benissimo. A me (Barbora Krejcikova, nda) piace tantissimo. Sa fare tutto: viene a rete, serve molto bene, brava in doppio… La scorsa settimana ha fatto pure finale a Shenzhen. Peccato, c’era poco da fare”.

Diego Barbiani

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Diego Barbiani

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