Interviste

Federer: “Quando giochi in Australia sai che può fare così caldo. Sono pronto a giocare anche di giorno”

Tutti i giocatori oggi hanno sofferto parecchio per il caldo. Questa sera le condizioni erano vicine alla perfezione?
Sì, sulla Rod Laver Arena solitamente lo sono, specialmente di notte. Sappiamo che in Australia può fare davvero caldo. Mi ricordo alcune edizioni passate in cui abbiamo avuto anche quattro giorni di fila a 40 gradi, quest’anno siamo già a due, molti giocatori devono giocare con più di 30 gradi.
È una sfida, è difficile prepararsi a queste condizioni, ma quando vieni a giocare qui sai che può succedere. Sono contento di aver potuto giocare di sera, ma come ho detto in campo, sono preparato anche a giocare di giorno. Ero abituato a giocare a Dubai, quando di gradi ce n’erano anche 45, quindi 38 sembrano quasi accettabili. Il problema di giocare a queste temperature è che il tuo corpo può reagire in qualunque modo, puoi sentirti bene come no. Ho visto gli altri entrare in campo e soffrire per il caldo, ma finché non succede nulla di brutto, va tutto bene.

Negli ultimi due anni hai scelto di acclimatarti a Perth invece che nel Medio Oriente.
Ho giocato a Brisbane per tre anni.

Come ti ha aiutato ad acclimatarti?
Non so che differenza ci sia tra il clima di Perth e quello che c’è qui, ma credo sia più o meno lo stesso.
Comunque negli anni ho fatto ogni sorta di preparazione. Con Tony Roche a Sidney, andando poi a giocare a Doha e tornando a Melbourne, ed ha funzionato. Da due anni a questa parte sono andato a Perth, in precedenza a Brisbane. Ma ultimamente, avendo anche dei figli, credo che la Hopman Cup sia un’ottima opzione per me. Amo che non ci siano 450 giocatori come qui, ma solo 20. Bellissimo campo centrale, grande pubblico. Non che a Brisbane non fosse così, ma è più facile recuperare dal fuso arrivando da Dubai, ci sono meno ore di differenza e sia io sia i miei figli non abbiamo il jet-lag. Penso sempre a loro per prima cosa. Negli ultimi due anni è andata bene, quest’anno ho anche vinto.

Hai detto all’inizio del torneo che uno della tua età non dovrebbe essere favorito. Stai iniziando a pensare che forse dovresti esserlo?
Non importa quello che penso io o chi fa i pronostici. C’è ancora tanto tennis da giocare. Ho detto che nei primi due match avremmo visto chi poteva fare bene e chi no. Stan ad esempio, abbiamo visto che non è al 100% ancora. Novak mi è sembrato stare bene, per come è uscito fuori da un match come quello di oggi e in quelle condizioni. Penso sia stato un buon test per lui che gli darà fiducia. Zverev mi sembra in una buona forma, lo stesso Rafa. Penso che tutti i favoriti siano ancora in gioco, anche se qualcuno magari è stato eliminato e si è aperta una parte di tabellone. Anche del Potro è in una buona forma. Sarà un torneo interessante e io sono contento di esserci ancora, perché sapevo che contro Struff sarebbe stata dura oggi.

Cosa pensi del prize money negli Slam, della percentuale che viene data ai giocatori, pensi sia giusto?
Penso che potrebbero pagarci di più, senza dubbio. Ma non abbiamo bisogno di parlare di questo adesso, al terzo o secondo turno di un torneo. Lo sanno anche loro, noi non siamo partner ma siamo solo giocatori. Abbiamo raggiunto dei buoni accordi, che rende tutti felici. Nel momento in cui i prize money non verranno più incrementati, allora noi giocatori dovremmo ritrovarci e fare qualcosa. Gli organizzatori dei tornei del Grande Slam lo sanno. Siamo pronti a reagire se e quando accadrà, è lo stesso processo che va avanti all’infinito ed è abbastanza noioso, onestamente, rispondere sempre a queste domande. Se guardiamo al ricavato di un torneo, e alla sua ripartizione, sappiamo che non è proprio come dovrebbe essere, ma non si può cambiare questa cosa in un giorno. Lo sappiamo. Speriamo lo capiscano e continuino ad apprezzarci magari sempre ed in maniera costante, non ad ondate. Ma abbiamo dei contratti con gli Slam e per ora va bene così, altrimenti diventa la storia infinita.

Hai visto il film “La battaglia dei sessi”? Cosa ne pensi?
L’ho visto sull’aereo, mi è piaciuto, penso sia un bel film.

Hai imparato qualcosa che non sapevi dal film?
Sì, qualcosina. Cioè, conoscevo la storia ma non nei dettagli. Anche se è comunque Hollywood, sai, come il film “Borg McEnroe”, è andata veramente così in ogni situazione? Non penso, lo stesso per “La battaglia dei sessi”.
Ma da spettatore, come uno che va a vedere un film o si guarda un film sull’aereo, posso dire che è potente, ti fa riflettere. Recitato molto bene. La storia di Billie Jean è una di quelle interessanti. È sempre stata di grande supporto per me. Ovviamente ho pensato fosse bello che facessero un film su di lei perché quelli sono stati momenti importanti per il nostro sport.

Pensi che gli organizzatori stiano facendo abbastanza per il benessere dei giocatori? Ci sono davvero tanti tornei in cui si deve giocare in queste condizioni. Pensi che vi stiano trattando abbastanza bene?
Penso di sì. In un giorno come questo cosa dovrebbero fare? Fermare tutti i match? I fortunati che giocano nei campi principali, giocano con il tetto chiuso. E gli altri, devono essere rimandati in campo il giorno dopo? Questo va bene? Non credo vada bene nemmeno così. È forse meglio quando i match finiscono tutti alle 3 del mattino, come i giorni di pioggia a New York? Ho sperimentato anche questo e non credo sia meglio, onestamente.
Allo stesso tempo, sai che giocando in Australia con il caldo può diventare problematico a volte. Tutti devono affrontare lo stesso problema. Ma non posso lamentarmi.
L’ATP sta facendo un buon lavoro. Ci sono un sacco di fisioterapisti, c’è molta comunicazione tra gli ufficiali del torneo e noi giocatori. Lo stesso a livello Slam. Tutti cerchiamo di coesistere e mi sembra fantastico. Ecco perché penso che ci siano ancora tanti giocatori nel tour, perché è un bel tour. Ci sono ancora tante cose che possiamo migliorare, ma abbiamo fatto tanta strada negli ultimi anni e non sono certo qui a lamentarmi. Al momento sono molto felice ed è il motivo per cui sono ancora nel tour.

Elisa Piva

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