L. Sonego b. R. Haase 6-3 7-5 6-7(6) 7-5 (di Gianluca Atlante)
Potremo partire dalla fine, magari tralasciando il resto, ma non sarebbe giusto nei confronti di un tennista, Lorenzo Sonego, sbocciato all’alba italiana, caldo pomeriggio australiano, del secondo giorno di questi Australian Open.
Potremo partire dalla trasformazione, finalmente, dell’ottavo matchpoint nel match sul campo 22 di Melbourne Park contro l’olandese Robin Haase, di quell’entrata di rovescio e di quel dritto, magari giocato ad occhi chiusi, a rendere inutile la difesa del tulipano. Di quella racchetta a terra, un attimo dopo, di quelle braccia al cielo, di quella gioia infinita. Ma non sarebbe giusto. Perchè prima c’è stata una partita intensa, interpretata a meraviglia dall’azzurro, capace di andare avanti due set a zero, così come il giorno prima avevano fatto Lorenzi e Caruso, di perdere in maniera incredibile il tie break del terzo, prima di scavare in fondo al proprio barile e trovare quel briciolo di forza per continuare a servire alla grande (76% di punti con la prima di servizio) e, soprattutto, rispondere d’incontro alla stessa maniera. Impressionante il numero dei vincenti: ben 79!
E’ lì che ha costruito la sua vittoria Sonego. E’ lì che nel passaggio tra sogno e incubo, il suo match ha preso la strada del desiderio, nemmeno tanto nascosto, di godere ancora del sole australiano, che oggi sul campo 22, per la cronaca, stava per cucinargli a dovere una testolina sino a quel momento assai pensante. Sonego, però, la sua partita se l’è costruita e vinta meritatamente. Del resto con i se e con i ma, nemmeno alla playstation si può vincere e non sapremo mai, lo lasciamo nel cassetto delle immaginazioni, cosa sarebbe successo nel caso in cui il match si fosse allungato al quinto. Sonego ha chiuso in quattro, battendo Haase al primo turno degli Australian Open, lui che arrivava da tre vincenti nelle qualificazioni: 6/3 7/5 6/7 (6) 7/5 in tre ore e tre minuti di gioco.
F. Fognini b. H. Zeballos 6-4 6-4 7-5 (Di Gianluca Atlante)
Il Fognini che vorremmo sempre vedere si è materializzato alle 7 e 42 di un martedì mattina italiano un tantino uggioso, le 17 e 42 di un pomeriggio australiao a Melbourne Park totalmente differente, caldo quanto basta per riscaldare a dovere muscoli e mente del nostro numero uno, solido e concentrato e pronto a reagire a dovere anche nei piccolissimi passaggi a vuoto di un match, quello giocato sul campo numero 7 contro l’argentino Zeballos, che il buon Fabio ha gestito a suo piacimento. Due ore e due minuti di buon tennis per Fognini, che ha mostrato la solita ed eccezionale tenuta fisica, un gioco di gambe invidiabile, ma soprattutto tanta voglia di far bene in questo Slam australiano, magari mettendo già nel mirino quel Goffin che, lo speriamo, potrebbe rappresentare un qualcosa di molto importante per il talento di Arma di Taggia. Contro Zeballos, come dicevamo, Fognini non ha mai dato l’impressione di poter andare in difficoltà. Nemmeno quando, sul 5/4 nel terzo set, ha perso l’occasione per chiudere subito il match, giocando forse il peggior game della partita. Un attimo dopo, però, l’ennesimo break al suo rivale, ha dimostrato come il match in questione non avesse storia, non l’avesse mai avuta, dall’inizio alla fine. Arrivata dopo due ore e due minuti: 6/4 6/4 7/5 e va bene così, perchè un Fognini in questo modo fa gola a tutti.
C. Giorgi b. [Q] A. Kalinskaya 6-4 6-3 (di Gianluca Atlante)
La Giorgi di sempre, quella che noi tutti conosciamo, croce e delizia dei palati fini del popolo tennistico. Ha fatto e disfatto anche oggi contro la russa Kalinskaya, andando in entrambi i set sotto di un break, prima di riprenderselo a suon di martellate di dritto e rovescio: 6/4 6/3 il punteggio finale, di un match, quello sul campo numero 9, lo stesso che aveva visto trionfare Fognini, coperto nel tardo pomeriggio ausraliano, anche da un po’ d’ombra. Alla Giorgi, però, il puro aspetto meteorologico interessa poco o nulla. Lei va in campo e, come da copione, prova a tirare “comodini” dall’altra parte. E quando gli riesce di fare quello che a lei più le piace, sono dolori per le avversarie. Oggi, per esempio, la russa Kalinskaya ha provato a starle dietro, cercando anche di farsi cullare anche dagli errori dell’azzurra, ma soprattutto nella parte centrale e finale del secondo set, ha faticato non poco a rimandare dall’altra parte della rete una “gialla” veloce a mo’ di proiettile, capace di lasciare segni indelebili sul ribollente cemento di Melbourne Park. E alla fine la russa, finalista Junior al Roland Garros nel 2015, si è dovuta arrendere ad una Giorgi decisamente in palla, fisicamente a posto, ma con la solita incognita di un gioco che se funziona può far male a chiunque, vedi Sydney, ma se non funziona, rischia di procurare danni. Oggi è andata bene, vediamo cosa ci riserverà il futuro.
[26] A. Mannarino b. [LL] M. Berrettini 6-4 6-4 6-4 (Francesca Padoin)
La partita di oggi vede l’ingresso, per la prima volta in uno Slam, dell’italiano Matteo Berrettini che, dopo essere stato ripescato come lucky loser, in seguito alla rinuncia di Filip Krajinovic a causa di un infortunio, giocherà contro il transalpino, numero 27 del mondo, Adrian Mannarino. Partita che si preannuncia molto difficile per il connazionale ma non impossibile. Matteo possiede infatti un servizio molto potente e costante ed un dritto molto veloce ed anche una buona abilità a rete e se saprà sfruttare queste sue qualità spingendo fin da subito e senza perdere la concentrazione potrebbe avere la meglio sul veterano mancino francese.
Berrettini parte bene ma già nel secondo turno di battuta soccombe alla ragnatela intessuta dal francese che lo fa correre a destra a sinistra e commettere errori e cede così il servizio. Proseguendo nel set migliora la capacità di lettura del servizio dell’italiano, che acquista fiducia, ed inizia a spingere di più e a variare, non concedendo più palle break ma dall’altra parte Mannarino cerca di non dare angoli all’avversario e spingerlo a errori forzati e così si giunge senza particolari sussulti alla fine del primo set.
Il secondo parziale si apre con Berrettini al servizio, che tiene a zero, e prosegue in maniera lineare fino all’ottavo game in cui un calo dell’italiano permette a Mannarino di approfittarne ed andare a servire per il set. Il francese continua a servire molto bene, non particolarmente veloce ma molto angolato oppure centrale, mettendo in difficoltà l’avversario; Berrettini non sta giocando male ma probabilmente non è abituato a mantenere quei ritmi in scambi prolungati o a gestire una palla che torna sistematicamente indietro ed infatti molti dei punti ottenuti dal francese sono dovuti ad errori dell’avversario più che a vincenti. Terzo parziale fotocopia degli altri due e che vede il break, subito da Berrettini, nel quarto game.
Nell’ultimo set l’italiano subisce il tracollo psicologico e molla un po’ concedendo di più nei suoi game di battuta e attaccando meno e quindi, dopo quasi due ore di gioco, Mannarino può levare le braccia al cielo. Peccato per Berrettini perché poteva avere la partita in mano ma non ha saputo gestire la tattica dell’avversario, che si è limitato ad alzare il suo livello nei momenti fondamentali, anche grazie alla sua esperienza maturata in campo.
[4] A. Zverev b. [Q] T. Fabbiano 6-1 7-6(5) 7-5 (di Cristina Pozzoli)
Esordio vincente anche se non del tutto convincente per Alexander Zverev che supera in tre set Thomas Fabbiano complicandosi la vita più del dovuto. Come già visto durante la Hopman Cup, il numero quattro del mondo alterna momenti di gran gioco a momenti di vuoto, il servizio non è costante, anche se quando entra è devastante, e il dritto gli crea ancora qualche problema. Troppa la differenza in campo comunque per pensare che Fabbiano, reduce dalla sua miglior stagione che lo ha portato a toccare il best ranking a numero 70 e alla sua seconda presenza al primo turno al major australiano dopo aver passato le qualificazioni ripetendo il risultato dello scorso anno, potesse impensierire più di tanto Zverev, saranno altri i test a cui sarà chiamato.
Nel primo parziale non c’è storia, Zverev annulla due palle break nel terzo game litigando un po’ con il servizio ma poi infila un parziale di dodici punti a due trovandosi velocemente 5-1. Al momento di chiudere, il tedesco pasticcia con il dritto, va sotto 0-40, recupera grazie al servizio e, dopo aver concesso un’altra palla break, alla primo set point firma il 6-1. Nel secondo parziale Fabbiano è costretto a salvare due palle break nel game d’apertura ma poi riesce ad alzare il rendimento con la prima di servizio, fino a quel momento disastrosa, e inizia a trovare la risposta, almeno per entrare nello scambio, cosa ancora non pervenuta. Non si vedono palle break ma si gioca e quando Zverev non comanda da fondo, Fabbiano riesce a variare il ritmo utilizzando lo slice di rovescio e cambiando accelerazione dall’altra parte. Sul dritto Zverev non è rapido a coordinarsi, è spesso scarico e commette molti errori a cui non sempre riesce a porre rimedio con il servizio. È così infatti che subisce il break nell’ottavo game mandando Fabbiano a servire per il set. Al momento di chiudere l’azzurro però trema e restituisce subito il regalo. Si va al tie-break ed è Fabbiano a portarsi avanti per due volte di un mini break, gentilmente concessi da due errori di Zverev fuori giri con il dritto ma vanifica tutto con altrettanti errori. Zverev si procura il set point con un pallonetto passante e poi chiude trafiggendolo a rete. Nel terzo parziale si ripete lo stesso copione. Il servizio scandisce l’andamento dei game fino al nono game in cui Zverev si trova 0-40 con un dritto largo, un doppio fallo e uno smash lungo a rimbalzo in uscita dal servizio. Peggio di così non si può. Il tedesco recupera aggrappandosi al servizio ma Fabbiano è carico, continua a rispondere con gran pressione e alla quarta palla break passa procurandosi un set point. Ancora una volta però gli manca il coraggio e spreca l’occasione con un rovescio non forzato in rete. Seguono dieci punti a uno per il tedesco e finisce la partita.
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