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Australian Open: Seppi, i quarti di finale rimangono un miraggio

K. Edmund b. A. Seppi 6-7(4) 7-5 6-2 6-3

L’illusione è durata un set e mezzo. Poi quasi allo scoccare della terza ora di gioco, la potenza del gioco di Edmund ha finito per fare la differenza. Ad Andreas Seppi, però, possiamo soltanto che battere le mani, per il torneo disputato e per quella voglia innata, nonostante i limiti, oggi soprattutto di natura fisica, di non mollare mai la presa.

Ha giocato e lottato quattro set, dimostrando di far partita pari fino a quando è stato in grado di farlo. Poi ha alzato bandiera bianca, ma lo ha fatto con onore, provando, così com’era accaduto contro Karlovic, a non farsi condizionare più di tanto dal bombardamento del suo avversario (il britannico ha servito 25 ace, ottenendo l’80% dei punti con la prima di servizio: tanta roba) che ad un certo punto, soprattutto nel terzo e qarto set, con la combinazione servizio e diritto, è stato a dir poco devastante: 6/7 (4), 7/5 6/3 6/2 il punteggio finale, maturato in due ore e cinquantasette minuti.

Ci rimane il solo Fognini, che domani affronterà un Berdych in grandissima forma. L’ultima chance per rivedere, dai tempi di Cristiano Caratti, un italiano nei quarti di finale agli Australian Open. Il talento di Arma di Taggia, per la cronaca, è stato l’ultimo a raggiungere questo traguardo nel 2011, quando al Roland Garros, dopo un match epico contro lo spagnolo Albert Montanes sul “Suzanne Lenglen”, che arrivò a servire per il match sul 5/3 nel quinto set, prima di perdere 11/9 con il nostro tennista in preda ai crampi. Quarti di finale, però, che non potè giocare contro Djokovic.

Tornando al match di Seppi, c’è da dire che questo Australian Open ci ha riconsegnato un giocatore nuovo di zecca, che ha bisogno di programmarsi in un altro modo, ma che ha ancora tanta voglia di dare. Il quarto ottavo di finale raggiunto in carriera agli Australian Open, è la riprova di come il tennista altoatesino, anche nel cambiamento radicale della sua vita, sia indirizzato verso la strada giusta, quella di un mantenimento a certi livelli, che non è poco.

Gianluca Atlante

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Gianluca Atlante

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