A. Seppi b. Y. Nishioka 6-1 6-3 6-4
Non si ferma Andreas Seppi, che appena sente le parole “Australian” e “Open” evidentemente si deve gasare e non poco. L’azzurro si è qualificato per il terzo turno del primo torneo dello stagione dopo aver battuto il giapponese Nishi (non Kori) Oka, con il punteggio di di 6-1 6-3 6-4 in un’ora e 51 minuti.
E’ stata una partita sostanzialmente divertente quanto i cambi repentini di temperatura qui a Melbourne e incerta come un combattimento tra Achille e il Signor Giancarlo. Però il campo 8 era pieno, c’era un bel sole e si respirava una bella aria.
Soprattutto per chi voleva abbronzarsi un pochettino. E non potevi fare altro, perchè il match è scivolato via senza colpo ferire. Nishioka sembrava sinceramente ammirato da Andreas, si vedeva che oggi avrebbe voluto essere lui, il buoni giappa, chiamato lo scorso anno “l’ammazza giganti” per aver battuto Berdych e Karlovic in giro per il mondo, prima di sbranarsi un ginocchio. Il “Nishi”, 1 metro e 70 centimetri di mobilità ma non certo di potenza cieca, è un giocatorino mica male. “Sembrava peggio”, è venuto da pensare al vostro affezionatissimo inviato, mentre si spalmava della crema protezione 50 sulla faccia.
Però Seppi è Seppi e in Australia è un diavolo, sul serio. E’ proprio felice di trovarsi qua, quasi per una strana legge di contrappasso.
Lui, da Bolzano, che magari col caldo non ci dovrebbe avere tutta sta dimestichezza, arriva a queste latitudini e si senza bene. Lo vedi bello contento, da uomo sposato, dopo aver passato mesi in Colorado, altro posto non certo conosciuto per le sue temperature alte. Andreas a Melbourne, ricordiamolo, ha scalpi mica da ridere: nientepopodimenoche Federer nel 2015, e lo scorso anno il buon Nick Kyrgios. E sempre con Kyrgios aveva inopinatamente buttato via un ottavo di finale, sempre nel 2015. In questo 2018, insomma, punta al quarto ottavo di finale di fila.
“Eppure è strano – ha detto Seppi nella conferenza stampa dopo il match -. I primi anni odiavo l’Australia. Un posto lontano, un viaggio massacrante, veniva subito dopo la preparazione, arrivavo stanco. Invece adesso esprimo qui il mio miglior tennis da qualche anno”. Tu chiamale, se vuoi, casualità.
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