[7] J. Ostapenko b. F. Schiavone 6-1 6-4 (da Melbourne, Diego Barbiani)
La partita si presentava già molto difficile e Francesca Schiavone, nonostante sia riuscita nel secondo set a mettere margine tra lei e Jelena Ostapenko non è riuscita a creare i presupposti per una rimonta. La numero 7 del seeding, dopo le due sconfitte consecutive tra Shenzhen e Sydney, è partita con il piede giusto nel momento più importante, il primo Slam della stagione.
6-1 6-4 per un match piuttosto a senso unico se non per l’allungo di Francesca nel secondo set fino al 4-1, l’unico momento in cui dalla parte della lettone arrivavano più errori che vincenti. C’è poco da fare, soprattutto se il gioco dell’azzurra ha bisogno di costruzione e tanto lavoro, scambi lunghi, palline sempre diverse come effetto e direzione. Ostapenko, l’abbiamo capito, non applica questo tipo di gioco e se entrava nello scambio, come succedeva spesso, la possibilità di Schiavone poteva ridursi a un eventuale errore gratuito dell’avversaria.
Ostapenko invece ha contenuto tantissimo gli errori, faticando talvolta al servizio ma ogni volta che si garantiva il game aumentava la propria pericolosità in risposta. Schiavone era 0-30 nel primo game, ha avuto 2 chance di break nel secondo, ma mancati quei piccoli treni è stata travolta. Nel secondo set ha provato a creare qualche presupposto per girare l’andamento del match, ma dall’1-4 la lettone ha ripreso coi giri più alti del suo motore e ha infilato un parziale di 5-0 che ha chiuso la partita. Alla fine belle parole da parte della lettone a proposito dell’avversaria: “Lei è una grande, ha tanta esperienza e oggi nel secondo set non è stato per niente facile. Sono felice di aver evitato un terzo set”.
A. Seppi b. C.Moutet 3-6 6-4 6-2 6-2 (di Gianluca Atlante)
La terra australiana gli ha regalato sempre delle grandi soddisfazioni. Insomma, dalle parti di Melbourne Park, ha sempre giocato dei grandi match, riprova ne sono i tre ottavi di finale (2013, 2015 e 2017) raggiunti in questa prima prova dello Slam, con l’impresa, proprio tre anni orsono, di mandare a casa Roger Federer, non proprio uno qualsiasi. Andreas Seppi, anche alle prime luci dell’alba italiana, non si è smentito, dando seguito alla vittoria nel challenger di Canberra di tre giorni orsono, con un successo in rimonta sul campo numero 20 di Melbourne Park.
Per carità, l’impegno contro la wild card francese Moutet, non era di quelli insormontabili, ma le partite vanno vinte, a maggior ragione quelle che arrivano dopo un successo, sicuramente minimo come può essere un challenger, ma pur sempre tale: 3/6 6/4 6/2 6/2 per il giocatore altoatesino, in due ore e trentatre minuti nei quali Seppi, dopo un passaggio a vuoto iniziale, ha saputo cucinared a fuoco lento il suo avversario, in un campo pieno zeppo di italiani, pronti a fare il tifo per lui. A dare una grande mano al giocatore azzurro, quest’oggi, è stata la prima di servizio. Seppi, infatti, alla fine ha vinto il 71% dei punti con la prima palla, trovando modo e tempo, soprattutto nel terzo e quarto set, di mettere insieme i 121 punti finali che gli hanno consentito di guadagnare il secondo turno di questi Australian Open e di ribadire il proprio attaccamento al cemento di Melbourne Park.
D.Dzumhur b. P.Lorenzi 3-6 2-6 7-6 6-2 6-4 (di Gianluca Atlante)
C’eravamo e si era illuso anche lui che tutto potesse essere facile nel giorno inaugurale di questo Australian Open. Sul campo numero 15, riparato se vogliamo anche un po’ dal sole di Melbourne Park e rallegrato da ombre, se vogliamo, anche un tantino maligne, Paolo Lorenzi era andato avanti due set a zero contro il bosniaco Damir Dzumhur. Poi, però, qualcosa si è inceppato nella macchina, sino a quel momento perfetta, del tennista senese. Il servizio, soprattutto la prima, non lo ha più assistito come nei primi due set e mezzo e nonostante alla fine le statistiche parlino del 74% dei punti conquistati con questo fondamentale iniziale, dal tie break del terzo set in poi, l’azzurro non ha più contare su un “pronti, via” comunque importante e basilare per il suo gioco. Una volta vinto il tie break del terzo set, dopo aver sciupato un break di vantaggio che dal possibile 5-1, aveva rimesso in carreggiata Lorenzi sul 4-4, Dzumhur, numero 28 del seeding di questa prima dello Slam, ha fatto davvero il bello e cattivo tempo: 3/6 2/6 7/6 (5) 6/2 6/4 il punteggio finale maturato in tre ore e quarantacinque minuti di gioco. Peccato, perchè Lorenzi, che noi conosciamo come giocatore che sopperisce alla mancanza di talento con il grande agonismo e un carattere di ferro, dal tie break del terzo set non è stato più lo stesso, consegnandosi ancora prima del “game, set e match” al suo avversario.
Jaziri b. Caruso 6/7 3/6 6/3 7/5 6/3 (di Gianluca Atlante)
Avola è un paesino siciliano di circa 32mila abitanti. Uno di quelli da dove il mare, in questo caso la costa jonica della Sicilia Orientale, ti appare nella sua bellezza interiore e non. Intorno all’ora di pranzo, chissà, magari erano in molti ad ammirare le gesta del figliol prodigo, quel Salvatore Caruso proiettato di colpo, e per meriti acquisiti, nel gotha del tennis mondiale, in un main draw di uno Slam. “Tanta roba – si saranno detti molti – Andiamolo a vedere”. Maglia azzurra, pantaloncini bianchi, notte australiana che piano piano l’ha avvolto, oseremo dire risucchiato, nel vortice di un tennis ancora un po’ lontano dai suoi standard. Jaziri, infatti, lo ha visto volare via per due set, incredulo di fronte a tanta grazia tennistica di questo sconosciuto dei Major. Poi, strada facendo, le cento e più posizioni di vantaggio di un ranking che, comunque, fa testo, hanno fatto la differenza. Unitamente ad una stanchezza più che comprensibile, perchè dopo aver brillantemente passato le qualificazioni, il buon Caruso di giorni per riposare mente e corpo, non ne ha avuti molti, tutt’altro. E le gambe, all’inizio del quinto set, hanno presentato il conto. Massaggi sul 2-0 e sul 2-1 per il suo avversario, comun denominatore di una tensione mai conosciuta prima, vergine come il suo giocare a Melbourne Park. L’atteggiamento di Salvatore è stato a dir poco eccezionale, d’esempio per molti altri navigati colleghi. Ha lottato e tenuto duro sul campo numero 14 la “nouvelle vague” azzurra, ma alle 13 e 27 italiane, le 23 e 27 a Melbourne Park, ha tirato fuori un rovescio consegnando nelle mani del suo avversario la vittoria: 6/7 3/6 6/3 7/5 6/3 il punteggio finale in favore di Jaziri, maturato in quattro ore, due minuti e cinquanta secondi.
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