[2] R.Federer b. [29] R.Gasquet 6-2 7-5 6-4
Alla fine di un’altra giornata australiana, una di quelle che così tanto ami (freddo, caldo, freddissimo, caldo, umidità, caldo), vedi Roger Federer e ripensi a quello che è stato dodici mesi fa, facendo una sorta di confronto mentale tra quel giocatore e questo giocatore. Da quello non sapevi sostanzialmente cosa aspettarti, da questo ti aspetteresti certe determinate cose che ancora qui a Melbourne non si sono viste. Forse è presto, probabilmente, forse non lo è, e quelle magie targate 2017, quei numeri, non li vedremo mai.
Forse semplicemente Federer, in questi primi tre turni, non ha avuto bisogno di spingere più di tanto sull’acceleratore, un pò come fa la Juventus in campionato nei primi mesi, quando deve entrare in condizione, fare esperimenti e così via, conscia della sua forza. Ecco, sembra quasi un Federer dei tempi dominanti, 2006/2007, quando nonostante fosse nettamente superiore andava sbandando qua e là (vi ricordate contro Kiefer? Contro Haas? contro Davydenko?). Illusione? Forse. La nostalgia in effetti a volte fa brutti scherzi. Non è quel Federer, non può esserlo per milioni di motivi. Non può essere così favorito ad anni 36, sulla strada di 37, però può essere favorito… a metà.
La Rod Laver Arena lo guarda e lo ammira comunque, come si fa come i nonni che non sai quando e se rivedrai, quindi meglio goderseli fino in fondo, perchè no. Gasquet non ha giocato nemmeno malaccio, anzi. Non riesci però a crederci fino in fondo, nessuno ci crede. Si leva un “Go Gasquet”, ma è più dettato dall’alcol o dalla voglia di vedersi qualche minuto in più di tennis, perchè i biglietti costano e la partita tra Sharapova e Kerber ha, diciamo così, deluso un pochetto le attese. Anche perchè ti fai prendere da una curiosità un pò irriverente e vedi gli Head To Head: con questa, 17 a 2.
E pensare che tutto era iniziato con un 1-0 per Gasquet, a Montecarlo nel 2005, quando tutto sembrava poter essere diverso per Richard, e quel fenomeno che a 9 anni aveva fatto gridare al miracolo poteva essere tale. Alla fine tre set a zero, per Federer qualche patema qua e là sparso come fosse Vegemite sbadato sulle fette di pane tostato, e tutti a casa. Nessuna sorpresa, e non potrebbe essere altrimenti. Il tempo delle sorprese, sia per Roger sia per Richard, è dopotutto passato da un pezzo. Dal 2011, a Roma, ultima vittoria del transalpino contro l’elvetico.
Adesso in ottavi il numero due del mondo ha l’ungherese Marton Fucsovic, ungherese. Uno da non sottovalutare, molto forte a livello juniores. Sembra lì la storia, apparecchiata anche come si deve. La Sorpresa, quella con la S maiuscola. Avrà Roger voglia di sedersi a questa tavola? Difficile, ma non impossibile.
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