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Australian Open: la notte magica di Wozniacki, Halep battuta in finale

[2] C. Wozniacki b. [1] S. Halep 7-6(2) 3-6 6-4

Tutte quelle etichette su Caroline Wozniacki numero 1 più scarsa, o immeritevole, di sempre da stasera saranno rimosse. La danese è la nuova campionessa dell’Australian Open, completando in trionfo un cammino che l’ha vista a un passo dalla sconfitta nell’incredibile partita contro Jana Fett durante la prima settimana del torneo, quando era indietro 1-5 40-15 sul servizio della croata. Un trionfo che completa una carriera, che è la ciliegina sulla torta di qualcosa che già era importante, ma che adesso può dirsi definitivamente completa.

Vittoria frutto di 3 set equilibrati, dettati da un’enorme paura nel parziale decisivo da parte di entrambe, con tanti break al servizio e l’impossibilità di entrambe di allungare. Nelle fasi iniziali, invece, si era vissuto più delle alternanze di rendimento della ormai ex numero 2 del mondo che prima sul 5-3 nel primo set in suo favore, poi sul 3-4 nel secondo, si bloccava di colpo e si lasciava sfilare due turni di battuta. Il primo non ha inciso sull’esito del primo set, il secondo invece è costato, alla fine, l’aggancio della rumena. L’inizio partita per Simona è stato piuttosto negativo: tra una scarsa percentuale di prime e un atteggiamento eccessivamente passivo in risposta la danese prendeva già un importante vantaggio.

La differenza, nella prima parte, era dettata tutta dai game d’esordio delle due al servizio. Wozniacki perfetta, Halep da subito costretta a servire diverse seconde. Caroline al servizio si destreggiava bene fino al 5-3: l’unica mezza chance concessa era stata una seconda di servizio debole sul 4-2 0-15, quando però l’avversaria colpiva male e la palla si fermava sul nastro. Nel momento in cui doveva chiudere, però, ecco il crollo. Di nuovo tanta tensione, come contro Elise Mertens, e Halep si trovava avanti 0-40. Come contro la belga, la sicurezza e la profondità che la danese aveva avuto dall’inizio era sparita nel momento chiave: due brutti dritti e una discesa a rete piuttosto lenta e la rumena rientrava nel match. Era il suo momento migliore, ma sul 5-5 doveva prendersi il punto punto del game. Wozniacki lì si è esaltata, e dopo 4 difese alla sua maniera ha sfruttato ancora una volta il colpo lungolinea di rovescio per girare lo scambio e cominciare lei a prendere il comando e chiudere. Quel colpo, in particolare, è stato il vero ago della bilancia di gran parte della partita.

Simona, per quasi tutto il torneo, aveva sorpreso nella facilità di aggredire con quella traiettoria, ma stasera non riusciva a incidere. Al contrario, quando Wozniacki cercava il cambio a sorpresa finiva quasi sempre per portare a casa il punto. Nel tie-break, esito più logico del primo parziale, la danese ha preso subito margine approfittando di un brutto frangente dell’avversaria e trovandosi 5-2 e servizio. Comoda, lì, la chiusura al primo set point.

Nonostante la sensazione fosse di una Caroline con l’inerzia dalla sua, l’equilibrio continuava anche nella prima fase del secondo parziale. Al di là del brutto turno di servizio sul 5-3, la danese si faceva preferire sotto tanti aspetti: quelli tecnici, ma anche la capacità di avere quasi sempre una maggiore profondità e di sapere sempre cosa fare. Eppure sul 2-1 ha mancato quattro palle risultate poi importanti per il morale della Halep ma soprattutto per la sua testa. Molto brava Simona in quasi tutte le circostanze, ma aver tenuto a galla l’avversaria è stato alla fine un errore: al primo momento delicato, di nuovo si è bloccata e ha lasciato che l’avversaria prendesse vantaggio. Halep, che sul 3-2 in suo favore si è fatta controllare dal medico per un calo di pressione (tanta umidità stasera: andando al terzo è entrato in vigore lo heat policy rule) ha trovato il break che l’ha portata a servire per il set. Indietro 15-40, ha comunque chiuso al terzo set point.

Dopo i consueti 10 minuti di pausa, la ex numero 1 del mondo tornava a non concretizzare chance, mostrando sempre gambe più pesanti dalla fatica. In quel momento, con Wozniacki al servizio sul 2-0 e una Halep alla fine delle energie, la partita avrebbe dovuto prendere una netta direzione. Le difficoltà della danese però sono le stesse di sempre, ed è il motivo per cui dal 2012 ha un record nelle finali di una vinta ogni 3. Per due volte avanti di un break, non ha mai saputo allungare in maniera definitiva. Halep ad un certo punto aveva anche preso il vantaggio, approfittando dei regali continui di un’avversaria sempre più rapita dalla tensione. Sul 4-3 e servizio per la rumena, però, Wozniacki ha fermato il gioco per un problema al ginocchio. Il risultato è una Halep che ha pensato tantissimo al momento e tornando in campo è scivolata subito sotto 15-40, cedendo al rientro di una danese che correva come se si fosse completamente rimessa e strappata per la terza volta la battuta ha poi allungato tenendo il servizio. A quel punto, Simona era spalle al muro e pur essendo stata avanti 30-15, la solidità di Wozniacki ha avuto la meglio. L’ultimo rovescio di Halep finito sul nastro ha concluso la finale, dopo 2 ore e 45 minuti, con l’ennesima grande delusione della sua carriera.

Dall’altro lato, Wozniacki era a terra in lacrime. Dopo le WTA Finals, lo Slam e il ritorno al numero 1 del mondo. È la sua serata magica. Afosa, senza un filo di vento, ma che non dimenticherà per tutto il resto della vita.

Diego Barbiani

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Diego Barbiani

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