[1] S. Halep b. E. Bouchard 6-2 6-2
“Sento ancora dolore, non posso dire di stare bene. Oggi però ho cercato di non pensarci, concentrarmi sulla partita e non avere disturbi per la testa”. Ha detto così Simona Halep al termine della sua sfida contro Eugenie Bouchard che le è valso l’approdo al terzo turno dell’Australian Open. E fa effetto, perché viene da pensare quale sia realmente il potenziale della rumena in questo torneo vista la prestazione odierna.
Un po’ incerta al servizio, ma per quello che riguardava la mobilità ben poco da annotare: sembrava molto scattante, rapida, arrivava ovunque. Bouchard non ha capito nulla del match fin dalle prime battute, perdendo il servizio 7 volte su 8. Troppo aggressiva, nel tentativo di strafare si trovava a dover fronteggiare una marea di errori non forzati. Spingeva, qualche volta riuscivano belle traiettorie, ma nel complesso il match è risultato ancora una volta ben lontano dalla sufficienza. Tutte le incertezze del momento sono state evidenziate dalla numero 1 del mondo, che le rimandava di là tanti colpi e la costringeva a colpire palle in maniera piuttosto scomoda.
Verso la fine del match, Simona si è esibita a sua volta in una serie di colpi di grandissimo livello: cambi in longilinea di dritto e rovescio che sembravano telecomandati, e lasciavano ferma la canadese, che in poco più di un’ora vedeva concludersi il suo torneo. Non ci sarà per lei il rientro nelle prime 100 e, al momento, sarebbe anche fuori sia da tornei come Indian Wells e Miami (che hanno tabelloni a 96, con 76 giocatrici che entrano direttamente) sia dagli Slam (sarebbe infatti costretta a fare le qualificazioni del Roland Garros, a oggi).
S. W. Hsieh b. [3] G. Muguruza 7-6(1) 6-4
Primo colpo di scena nel tabellone femminile, anche se la sconfitta di Garbine Muguruza era forse la più annunciata nelle fasi iniziali del torneo visti i numerosi problemi e punti di domanda della spagnola in questo (disastroso) inizio di 2018.
La spagnola, che qui a Melbourne rientrava tra le 6 giocatrici che potevano concludere lo Slam da numero 1 del mondo. Le percentuali, per lei, erano piuttosto basse nonostante fosse in quarta piazza, perché prima a Brisbane e poi a Sydney ci sono sempre stati problemi di natura fisica e, in qualche modo, psicologica. Nel Queensland la giornata di caldo umido e afa, unita a tanto nervosismo, l’aveva portata col tempo ad avere crampi in diverse parti del corpo e a ritirarsi ad inizio terzo set contro Aleksandra Krunic. Nel New South Wales invece lasciò il torneo dopo aver vinto il match d’esordio contro Kiki Bertens, motivando la scelta con un problema alla coscia.
Arrivare ad uno Slam con questo biglietto da visita portava inevitabilmente a tanti dubbi e se la giornata non è delle migliori, una con il suo background è irrimediabilmente portata a essere tra le prime indiziate all’eliminazione. Su Wei Hsieh, da questo punto di vista, è tra le avversarie peggiori. Giocatrice molto leggera, magrolina, che serve le seconde appena al di sopra dei 100 chilometri orari, ma una volta entrata nello scambio sa far valere un tennis bimane ricco di soluzioni a sorpresa. Lo scorso anno Dominika Cibulkova ebbe bisogno di 8 match point per batterla proprio qui a Melbourne, Johanna Konta ci lasciò le penne a Parigi, Maria Sharapova qualche anno fa fu costretta al terzo set a Wimbledon e la lista potrebbe continuare.
Nel primo set era avanti 5-2 e dopo essersi fatta rimontare ha saputo chiudere i conti al tie-break, dominando 7-1. Nel secondo ha preso il largo dopo pochi minuti, ringraziando gli oltre 40 gratuiti dell’avversaria, e chiudendo al decimo game rintuzzando il tentativo di rimonta della numero 3 del mondo, già certa di scendere almeno al quarto posto dopo questo torneo.
M. Sharapova b. [14] A. Sevastova 6-1 7-6(4)
Vittoria importantissima per Maria Sharapova, in una giornata che per lei si presentava tra le più complicate a causa delle tremende condizioni ambientali e dell’avversaria, quel’Anastasija Sevastova che lo scorso anno prima la sconfisse a New York e a Pechino le fece dannare l’anima prima di chiudere ai vantaggi del terzo set.
Girando per Melbourne Park stamattina c’era subito la sensazione di quanto possa essere difficile per chiunque: temperature già molto alte, una previsione di 38 o 40 gradi e il pensiero che andava subito a qualche anno fa, quando l’ex numero 1 del mondo fu impegnata in una vera maratona contro Karin Knapp, vinta ai vantaggi del set decisivo con 42 gradi e una fatica immane.
Abbiamo scambiato due parole con Jimmie, il fotografo che ci concede di prendere qualche sua foto e di cui lo ringraziamo sempre, e ci diceva che per Maria oggi c’era da pedalare contro i cambi di direzione e le variazioni della lettone che però non era al meglio della condizione come nel finire del 2017. Avendola vista anche la scorsa settimana a Sydney ci ha confermato che la fasciatura alla coscia destra riguarda un problema fisico, non si sa comunque di quale entità. Enorme, comunque, la soddisfazione sul volto della russa dopo l’ultimo errore di dritto dell’avversaria: sapeva benissimo che pericoli portava giocare contro una giocatrice che non da mai una palla uguale all’altra, che può rallentare o accelerare, che si muove molto bene lungo il campo e che ha una mano molto ben educata.
L’intento di Sharapova era chiaro: non farla accendere, non farla entrare nel match. Compito riuscito alla perfezione nel primo set, quando era sempre lei la prima a prendere l’iniziativa e con un bel livello di gioco dominava gli scambi e avanza nel campo per andare talvolta anche a chiudere il punto con un colpo al volo, come la voleè per il 5-1 e servizio. Nel secondo invece c’è stata la reazione della lettone, che per due volte ha recuperato un break di ritardo e si è portata avanti 6-5. A quel punto, la russa è stata in grado di evitare problemi ulteriori grazie ad un tie-break dominato all’inizio, e dove è riuscita a prevalere evitando il rientro dell’avversaria. Un terzo set sarebbe stato veramente incerto.
Adesso occhi aperti, perché se Angelique Kerber dovesse continuare il suo momento felice anche contro Donna Vekic andremmo incontro ad un terzo turno potenzialmente spettacolare.
[LL] B. Pera b. [9] J. Konta 6-4 7-5
Perdere nelle qualificazioni, entrare come ripescata, battere la prima top-10 in carriera. La parabola rocambolesca di Bernarda Pera si è completata oggi, con un 6-4 7-5 meritato ai danni della numero 9 del seeding, Johanna Konta, che dopo un tiepido inizio a Brisbane si rivela ancora molto lontana dalla brillantezza dell’inizio del 2017.
La britannica lo scorso anno faceva sognare i tanti reporter inglesi presenti a Melbourne Park, quando reduce dal successo a Sydney completava un percorso netto fino ai quarti e si rivelava, nonostante il 6-2 6-3 finale, una delle avversarie più complicate avute da Serena Williams nel torneo (punteggio quantomai bugiardo in questo caso). Ora è molto distante, soprattutto a livello di fiducia. Mancano vittorie, mancano prestazioni importanti, e siamo pur sempre ad inizio stagione. Dall’altra parte, invece, la giocatrice autrice della partita della vita, concetto reso banale anche dal semplice fatto che la sua esperienza nel tennis dei grandi era pari a zero prima di questa giornata. Eppure si è fatta apprezzare, Pera, per il suo gioco offensivo e alcune soluzioni di dritto (mancino) che hanno fatto scattare in piedi gli spettatori dello Show Court 2.
Un po’ di difficoltà iniziale, ma sul 4-4 il break che ha spezzato l’equilibrio nel primo set, preso a colpi di risposte vincenti. Nel secondo è partita indietro di 2 game, ma ha prontamente ritrovato la parità. Sul 3-3 il break che sembrava decidere l’incontro, ma dopo 3 match point mancati sul 5-3 (molto brava Konta, in ogni caso) ha patito un po’ di calo. A conferma però della mancanza di costanza, un nuovo brutto game la rispediva sotto e sul 6-5 la statunitense, di origini croate (e qualcosa di italiano) ha saputo portare a casa la vittoria più bella, a forza di dritti vincenti. Al terzo turno una tra Barbora Strycova e Laura Arruabarrena.
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