[25] F. Fognini b. E. Donskoy 2-6 6-3 6-4 6-1
Più forte del primo caldo torrido e di qualche distrazione di troppo iniziale. Questo Fognini ci piace, però, eccome se ci piace. Perde il primo set, anche sin troppo facilmente, contro il russo Donskoy, ma poi sul ribollente cemento del campo numero 7 di Melbourne Park, comincia a dettare legge, ad imporre il proprio gioco, a far capire al dirimpettaio di turno che la ricreazione, a quel punto, era finita e che si sarebbe cominciato a fare sul serio. Ha macinato gioco, servendo meglio e trovando le accelerazioni che più gli piacciono. In un crescendo di situazioni che hanno fatto in modo che il match, una volta consegnato il 6/2 iniziale al russo, cambiasse direzione, prendendo quella di Arma di Taggia, che ora affronterà Benneteau, a sorpresa vincitore su Goffin.
Lui, il talento ligure, ha fatto in modo che questo accadesse e in men che non si dica è tornato prepotentemente in sella al proprio cavallo, riprendendosi quello che avrebbe dovuto fare, pronti via, all’inizio del match. Il 6/3 6/4 6/1 negli altri tre set, il fotogramma più nitido di una match senza storia, cambiato completamente dopo l’inizio un po’ in sordina. Il “vecchio” che avanza, insomma, considerando anche il terzo turno già raggiunto da Andreas Seppi e che fa felice l’Italia al maschile in questo Australian Open che, con il caldo torrido in arrivo (oggi c’erano 38 gradi sulla testa dei giocatori, domani si arriverà anche a 40), riscalda i cuori di chi, giustamente, crede in una prima prova dello Slam benevola per il tricolore tennistico. Intanto Fognini si regala il terzo turno: 2/6 6/3 6/4 6/1 in due ore e venti minuti al russo Donskoy.
R.Gasquet b. L.Sonego 6-2 6-2 6-3
Pensavamo e speravamo che ci potesse essere più storia, ma forse c’eravamo illusi che sull’onda dell’entusiasmo Lorenzo Sonego potesse ergersi, nel caldo di un fine pomeriggio a Melbourne Park, a grande protagonista anche contro uno dei maggiori talenti tennistici degli ultimi dieci anni, il francese Richard Gasquet. Così, ahinoi non è stato, perché il transalpino, sul campo numero 3, ha fatto davvero quel che ha voluto, relegando il nostro tennista a sparring partner della situazione. Insomma, per farla breve, una partita senza storia, dove Sonego ha provato a difendersi come ha potuto. Gasquet, almeno oggi, è sembrato davvero anni luce lontano dall’azzurro, alla sua prima partecipazione in uno Slam, alle sue prime partite vere della carriera. Il cuore Toro questa volta non è bastato, non è servito a gettare il cuore oltre l’ostacolo e i sette giochi rimediati in tre set sono lo specchio fedele di una partita a senso unico, con un maestro della racchetta da una partita ad impartire lezione all’allievo: 6/2 6/2 6/3 in un’ora e cinquantaquattro minuti.
A.Barty b. C.Giorgi 5/7 6/4 6/1
Ci restano Seppi e Fognini, la vecchia guardia di un’Italia tennistica che ha provato, temperature a parte, a riscaldare e riscaldarsi in questo Australian Open, ma che con i soli due “vecchietti” del nostro amato stivale tennistico, è riuscita ad arrivare a poco più della metà della prima settimana di questo Australian Open. Sulla “Rod Laver Arena”, Camila Giorgi ha fatto partita pari per due set, prima di naufragare sotto i colpi della tennista di casa, la Barty, agevolata anche da evidenti problemi fisici che hanno menomato, e non poco, la tennista italiana nel momento più importante del match. In verità, la Camila è sembarata in riserva già sul finire di secondo set, dove ha lasciato via libera alla tennista di casa che, soprattutto nel terzo set, ha cominciato ad entrare prepotentemente dentro il campo, facendo fare all’azzurra il tergicristallo.
Il 5/7 6/4 6/1 maturato in due ore e due minuti di gioco è l’immagine di un match, come detto, durato due set, prima che la Giorgi, anche per evidenti problemi fisici, si consegnasse definitivamente alla sua avversaria. Peccato, perchè senza il riacutizzarsi del problema già evidenziato a Sydney, anche oggi la Giorgi avrebbe potuto dire la sua in una partita, lo ripetiamo, che per due set è stata equilibrata e nella quale l’azzurra aveva tenuto alto, e non poco, il tricolore tennistico.
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