Erano attesi, attesissimi, e non hanno deluso le attese. Anche se la strada per tornare quelli che erano, ovvero due “mostri” della racchetta, è ancora lunga. Stan Wawrinka e Novak Djokovic sono tornati a giocare una partita ufficiale dopo mesi dalle loro ultime apparizioni, ed è stato bello vederli in campi.
Nella giornata di sabato Novak Djokovic aveva dichiarato di non sentirsi ancora al cento per cento, e che l’infortunio al gomito che lo ha tenuto fermo ai box da inizio luglio non è ancora del tutto recuperato. Per sua stessa ammissione, è difficile capire cosa aspettarsi in questo Australian Open 2018: l’obiettivo dichiarato è quello di testare la tenuta fisica e mentale, nella speranza di poter competere già da subito con i migliori giocatori al mondo.
Entrato in tabellone con la testa di serie numero 14, Djokovic è a Melbourne accompagnato dai suoi due coach: Andre Agassi e Radek Stephanek, ripetutamente inquadrati dal maxischermo della Margaret Court Arena nelle fasi iniziali di riscaldamento pre-partita. L’avversario di primo turno è lo statunitense Donald Young, numero 63 del mondo, vincitore dell’ Australian Open Junior nel 2005 e capace di raggiungere il terzo turno nel 2014 prima di essere sconfitto in tre set da Kei Nishikori. Tra i numerosi punti interrogativi legati alla partita, il più interessante è senza dubbio quello di vedere in azione la nuova meccanica al servizio sviluppata da Djokovic nella off season, caratterizzata da uno swing molto più contenuto e finalizzata a ridurre la pressione sul gomito.
Il tennista serbo sceglie immediatamente di servire, e, sebbene la prima di servizio non ne voglia sapere di entrare, tiene agevolmente a zero grazie a tre gratuiti di Young. Nel quarto gioco arrivano le prime palle break, la seconda delle quali viene trasformata da Djokovic con un gran dritto. Incanalato sui binari giusti, il parziale scorre velocemente e si chiude con il punteggio di 6-1 in meno di 25 minuti. Unico dato preoccupante per il serbo è la percentuale di prime di servizio che si attesta poco sotto il cinquanta per cento. All’inizio del secondo parziale la musica non cambia e sembra quasi di rivedere il Djokovic trionfatore a Melbourne per ben sei volte. Novak si porta in un batter d’occhio sul 5-0 e solo un breve passaggio a vuoto consente a Donald Young di ottenere l’effimero break che gli consente di contenere il passivo a 6-2. Nel terzo set Djokovic abbassa il ritmo senza mai però consentire al tennista statunitense di rientrare in partita. Young non ha gli strumenti per contenere l’aggressività del serbo, che si procura palle break in tutti i game di risposta e chiude dopo un ora e cinquantuno minuti con il punteggio di 6-1 6-2 6-4.
Djokovic ha servito il 58% di prime, chiudendo con 37 vincenti e 27 gratuiti. Dopo il match point si è detto felicissimo di essere tornato in campo, di aver passato molto tempo con la famiglia e di aver riflettuto lungamente sulla sua carriera: “E’ la prima volta in cui sono stato lontano dai campi per cosi tanto tempo; questo periodo mi ha aiutato a riflettere su me stesso e a guardare a quanto di buono fatto durata la mia carriera. Oggi ho avuto la giusta attitudine e giusta intensità. Sono felice di essere tornato, guardo al futuro con grande serenità”.
Wawrinka non ha steccato il suo debutto agli Australian Open, battendo il lituano Ricardas Berankis 6-3 6-4 2-6 7-6 (7/2) dopo 2h48′. Qualche difficoltà per Stan the Man c’è stata. Conquistate senza particolari difficoltà le prime due frazioni, il vincitore del 2014 a Melbourne ha avuto un calo a cavallo del terzo e del quarto set, quando ha concesso sette game consecutivi all’avversario.
Wawrinka è poi comunque riuscito a reagire, trovando a sprazzi i suoi colpi migliori, e ha così conquistato la vittoria. Stan sul proprio cammino troverà ora lo statunitense Tennys Sandgren, che ha battuto Chardy.
[12] J. M. del Potro b F. Tiafoe 6-3 6-4 6-3 (Salvatore de Simone)
Non era facilissimo il primo turno di Juan Martin del Potro all’Australian Open visto che si trovava di fronte uno dei giovani più promettenti, Frances Tiafoe, il quale all’ultimo us Open aveva dato molto filo da torcere nientepopodimeno che a Roger Federer. L’argentino però è stato molto solido con i suoi soliti servizi e diritti micidiali e non ha lasciato scampo allo statunitense, il quale da parte sua non ha sfigurato del tutto provando (soprattutto nel secondo set) a dare qualche fastidio al ben più quotato avversario.
All’inizio del match del Potro deve annullare una palla break con un ace per poi strappare subito dopo la battuta allo sfidante per via di un diritto sbagliato da quest’ultimo. Il nativo di Tandil mantiene successivamente il controllo della battuta e incamera il primo parziale, tanto per cambiare con un ace.
Nella seconda frazione l’argentino non perde tempo e grazie ad un rovescio spedito a rete da Tiafoe realizza subito il break; anche in questo caso del Potro non trema mai sul proprio servizio a parte proprio l’ultimo game dove deve annullare tre palle break (di cui due di seguito) con un diritto, un servizio vincente e un rovescio steccato dall’avversario (qui lo statunitense avrebbe potuto fare qualcosa di più) per poi chiudere il set con un rovescio sulla linea che Tiafoe non riesce a controllare.
Ormai la partita è segnata e nel terzo parziale l’argentino strappa la battuta con una potente risposta di rovescio e si ripete sul 5-3 quando con un diritto in corridoio dello statunitense vince set e match.
Juan Martin del Potro è in forma e con la sua buona prestazione odierna ha ulteriormente dimostrato di essere uno dei pochi tennisti che possono davvero dare problemi ai favoriti Federer e Nadal in vista delle fasi finali dello slam australiano.
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