Solitamente lo Slam australiano ci regala il tennis migliore della stagione, quantomeno così è stato negli anni passati e del resto basta solo uno sguardo all’albo d’oro per trovare, negli ultimi tredici anni, i soli nomi di Federer, Djokovic e Nadal. Neanche Murray ha mai vinto qui ha fatto solo finale e non è un caso che è considerato, da sempre e da tutti, il brutto anatroccolo dei FabFour. L’eccezione è stata Wawrinka, anche se poi Svizzera2 ha messo in bacheca altri due tornei dello Slam mitigando l’eccezionalità dell’impresa del 2014. Il fatto è che il primo Slam arriva subito dopo l’off-season, quando non sei costretto dall’ATP a giocare i mille e quindi arrivi a Melbourne riposato sia fisicamente che mentalmente. Non è neanche un caso, anzi è un ulteriore fattore di selezione, che sia lo Slam più duro meteorologicamente parlando. Le condizioni a tratti proibitive provano il fisico e solo chi davvero si prepara bene, venendo supportato da una condizione fisica ottimale, riuscendo allo stesso tempo a mantenere la concentrazione lungo le due settimane e recuperando decentemente partita dopo partita dalle eventuali fatiche, può ambire al titolo.
Quest’anno però, qualcosa è cambiato. Nella giornata di ieri, ma soprattutto oggi ben tre dei quattro quarti di finale in programma sono andati contro pronostico. La prima a cedere è stata Svitolina, togliendosi difatti dalla “avvincentissima” lotta alla vetta del ranking. Perdere ovviamente ci può stare, ma subire una sconfitta in due set, subendo pure un bagel, per una delle favorite alla vittoria finale è troppo. Speriamo che Elina tragga insegnamenti da questa sconfitta, e che eviti distrazioni che forse non l’aiutano troppo, al di là di facili e inutili moralismi. Ma se le sorprese nei tornei femminili sono all’ordine del giorno quello che è successo dopo sulla Rod Laver Arena ha fatto sussultare tutti quanti.
Ha cominciato Dimitrov, il bulgaro Maestro del 2017, che dopo aver faticato la prima settimana, superando tutti gli ostacoli grazie ad una raggiunta esperienza, e aver vinto una partita equilibratissima e bellissima contro Kyrgios, ha clamorosamente ceduto il passo a Kyle Edmund. Il britannico giocherà la sua prima semifinale Slam, diventando, in attesa di Chung, il più giovane semifinalista di sempre, mentre Dimitov è ancora bocciato nonostante sembrasse stavolta davvero preparato. Dimitrov non era solo tra i possibili finalisti ma un serio candidato al titolo, e dopo la vittoria contro Kyrgios non poteva sperare in avversario migliore di Edmund. E invece oggi esce ancora una volta tremendamente ridimensionato, un Federer piccolo, troppo piccolo.
Ma ancora più imprevisto è quanto capitato nell’ultimo match maschile della giornata. Nadal, che contro Schwartzman ha vinto la partita che gli consente di salvare la vetta del ranking, anche se Federer dovesse vincere il titolo, si è ritirato in apertura di quinto set contro Marin Cilic, che aveva vinto appena un set degli ultimi 11 giocati contro lo spagnolo. Evidentemente i problemi di Nadal non sono finiti con il finale di stagione scorso, anzi se è il caso la situazione è peggiorata. Cilic ha fatto una buona e solida partita, ma non certo dei miracoli in stile US Open ’14 tant’è che Nadal era andato avanti per due set a uno, nonostante si notasse la fatica tremenda. Sul 4-1 per Cilic del quarto set Rafa è stato costretto a chiamare il fisio in campo e la partita si è praticamente chiusa lì, perché lo spagnolo non ha voluto rischiare più di tanto. Nadal non è nuovo a situazioni di questo tipo visto che è addirittura l’ottava volta in carriera che si ritira a match in corso. E in Australia in particolare varie volte ha fatto una fatica terribile, ritirandosi nel 2010 contro Murray e giocando visibilmente menomato il quarto di finale contro Ferrer nel 2011 e la finale del 2014 contro Wawrinka.
Il risultato è stato che il torneo ha perduto il numero uno e il tre del seeding proprio ad un solo passo dal replicare la splendida semifinale dell’edizione passata. Al loro posto ci saranno Marian Cilic e Kyle Edmund appunto, non proprio i più attesi.
All’inizio del torneo gli occhi erano puntati sui due vecchietti (Federer e Nadal), sui nuovi (Kyrgios, Dimitrov e Zverev), sui ritorni (Djokovic e Wawrinka) e alla fine resta il solo Federer, come spesso accade a dover salvare baracca e burattini. Un Federer che a volte, quando si è ritrovato da solo lanciato al traguardo è inciampato. L’uscita di Federer potrebbe essere l’ultimo tabù da infrangere di uno Slam che non deludeva anzi chiariva immediatamente chi sarebbero stati i protagonisti dell’anno.
Che poi non si capisce bene se sarebbe più un colpo di scena se Federer uscisse male o se raggiungesse l’obiettivo 20 Slam. Dovesse perdere domani contro Berdych, che contro lui non vince un set negli Slam dallo Us Open 2012, o se nel caso passasse il turno farebbe molto più scalpore la sconfitta per mano di Chung o Sandgren? O Dio non voglia un’eventuale sconfitta in finale ad un passo nuovamente dalla (solita?) storia?
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