[3] N. Kyrgios b. R. Harrison 6-4 6-2
“Amo giocare per voi, anche se ogni tanto non può sembrare così vi assicuro che lo è”. Con questa dichiarazione affettuosa si è chiuso il discorso di Nick Kyrgios, neo campione dell’ATP 250 di Brisbane, il primo titolo sul suolo natio. L’australiano ha dominato la finale contro Ryan Harrison dopo un inizio difficile, dove forse per controllare anche le condizioni del ginocchio infortunato si affidava quasi solamente ai propri servizi per rimanere in scia ad uno statunitense molto in palla e che ha finito invece per perdersi anche vittima di un po’ di nervosismo.
Kyrgios contro Harrison, e la memoria non può che ritornare a quei giorni d’agosto del 2015 quando avvenne il fattaccio di Montreal che coinvolse l’australiano e Stan Wawrinka, la frase sulla fidanzata dello svizzero, il coinvolgimento di Thanasi Kokkinakis che tre giorni più tardi sarebbe quasi arrivato alle mani contro Harrison a Cincinnati. Per quanto i due si sorridevano, durante la premiazione, non corre affatto buon sangue tra loro. Sembra che la questione infatti non sia stata per nulla sopita e che già a Madrid prima, e a Roma poi, lo scorso anno il nervosismo riaffiorò dopo qualche dichiarazione poco tenera l’uno nei confronti dell’altro.
Lo statunitense ieri in conferenza stampa esprimeva un’idea abbastanza chiara: “Kyrgios è pericoloso anche perché può passare game di risposta senza accendersi, poi all’improvviso diventare instoppabile”. Oggi invece, alla prima chance, l’australiano ha affondato il colpo e da lì in avanti non ha avuto pietà. Servizi imprendibili, gioco sempre in proiezione offensiva. Anche un po’ di fortuna sul 3-3, nel primo vero game in cui Harrison non metteva prime di servizio e un doppio fallo portava l’australiano sul 30-30. Qui Kyrgios prima lo attirava a rete per passarlo, poi beneficiava di una risposta resa ancor più difficile da rigiocare a causa di una deviazione del nastro. Harrison ributtava la palla di là ma c’era tutto il lato libero per passare. Kyrgios non ha chiesto scusa, Harrison è passato dietro la sedia dell’arbitro per non incrociarlo.
Altro particolare: i cambi campo di Kyrgios duravano pochissimo. Molto spesso infatti dopo poco più di una trentina di secondi era già in piedi e si dirigeva verso il proprio lato pronto a servire, attendendo impaziente che l’arbitro chiamasse il “time” (immagine dell’inviato).
Durante la pausa tra primo e secondo set, Harrison si è preso tanto tempo per cambiarsi una maglietta, intorno ai 10 minuti. Kyrgios era molto nervoso per questo e chiedeva a Fergus Murphy di richiamare in campo l’avversario. Eppure chi è ripartito meglio è stato proprio lui, che già al terzo game saliva a due palle break e sulla seconda ringraziava un doppio fallo di puro nervosismo di Harrison. Il nuovo break sul 3-1 chiudeva di fatto la partita, regalando gli ultimi minuti di passerella all’australiano che ha chiuso con un altro ace, il diciassettesimo della sua partita. Numero impressionante se si raffronta al solo doppio fallo commesso, tra l’altro in un momento del match piuttosto delicato. Era avanti Harrison, 3-2 nel primo set. Per la terza volta di fila arrivava ai vantaggi in risposta e dopo una prima di Kyrgios larga uno spettatore ha preso la palla al volo, scatenando l’applauso e le urla del pubblico che hanno distratto l’australiano, bravo comunque a riprendersi subito e a continuare la sua partita senza ripercussioni, anche questo dato fondamentale in tutta la settimana dove ha disputato 3 difficili match al terzo set, con un ginocchio ballerino, e oggi dove voleva vincere a tutti i costi.
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