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Un anno di tennis, gennaio: la resurrezione di Roger Federer

Dove eravamo rimasti? Murray aveva vinto le Finals legittimando la sua prima posizione in classifica ma tutti gli occhi sono puntati su Roger Federer, che in un’assolata giornata di luglio aveva fatto sapere che sarebbe rientrato, ma con calma. Il tradizionale appuntamento di inizio d’anno di Doha viene così oscurato da un torneo di esibizione, la Hopman Cup, perché a Perth basta solo che il re scenda in campo per allenarsi per rilanciare le solite scene di delirio da groupies un po’ attempati. E mentre Federer fa passerella a Doha Murray e Djokovic riprendono da dove avevano lasciato, arrivando a scontrarsi in finale. È una partita dura ma amichevole, Djokovic aveva rischiato di perdere contro Verdasco e Murray aveva la solita indolenza. Vince Djokovic e alla stretta di mano l’idea è che i due si stiano dando appuntamento per una ventina giorni dopo, in una finale ben più importante. Intanto Federer si diverte e un incupito Nadal vince il primo set ma poi cede senza troppo combattere contro Milos Raonic. A Brisbane alla fine vince Dimitrov ma in pochi ci fanno caso, il bulgaro troppe volte è sembrato finalmente all’altezza per poi deludere la volta dopo. Al massimo ci si sorprende per il nome dello sconfitto,  Kei Nishikori, uno che a Melbourne ha le sue carte da giocare e che in semifinale aveva liquidato Wawrinka.

Con Djokovic e Murray favoriti, Nishikori e Raonic possibili outsiders, Zverev e Kyrgios attesissimi e grossi punti interrogativi su Federer e Nadal, Melbourne Park apre le porte per lo slam più bello dell’anno. Si comincia subito con delle emozioni perché Wawrinka va sotto di un break al quinto contro Martin Klizan, che si trova a servire sul 4-3 a suo favore. Ma quello che Klizan toglie Klizan dà e con tre game di fila Stan si salva.
La prima sorpresa arriva il giorno dopo ed è Andreas Seppi a provocarla, superando un avvilito Kyrgios in cinque set. L’australiano va avanti due set a zero e poi cade in pieno psicodramma, cedendo due set in meno di un’ora. Si riprende al quinto, non sfrutta un numero infinito di palle break, serve per il match e con match point a favore perde il servizio e poco dopo il match. La vicenda oscura l’altra sorpresa di giornata, la sconfitta di Marin Cilic ad opera di Daniel Evans. Ma la sorpresona arriva il giorno dopo: Denis Istomin supera il grande favorito del torneo Novak Djokovic in cinque set, rimontando da due set a uno, un risultato sorprendente forse quanto la famosa vittoria di Soderling contro Rafa al Roland Garros. Con qualche incertezza intanto gli altri vanno avanti. Federer perde un set contro Melzer e fatica cotnro Rubin, Murray travolge Rublev ma con Marchenko aveva penato, Nishikori si trascina al quinto con Kuznetsov, Zverev ammattisce contro Haase ma in qualche modo ne viene fuori. Nadal e Raonic vanno avanti ma contro avversari un po’ comodi.

È al terzo turno che Roger e Rafa dovranno dare le prime risposte. Quella di Roger è impressionante. Opposto a Berdych, uno che lo ha spesso fatto penare, Federer trova una prestazione indimenticabile, tanto da far dire al ceco che “avrei voluto essere anch’io in mezzo al pubblico a vedere”. A Federer riesce qualsiasi cosa gli venga in mente, forse prima ancora che gli venga in mente, e Berdych racimola appena dieci game. Dall’altra parte Rafa va in enorme difficoltà contro Zverev ma avanti per due set a uno il tedesco cede improvvisamente, aiutato dalle variazioni tattiche dello spagnolo.

Agli ottavi l’altro botto che non ti aspetti. Opposto a Misha Zverev il numero uno del mondo Andy Murray cade fragorosamente. Il tedesco infligge una severa lezione di Serve&Volley al malcapitato scozzese, che cede i due ultimi set vincendo appena sei game. Nishikori costringe al quinto Federer ma gioca un game di battuta orribile in apertura di set e allo svizzero è sufficiente aggrapparsi al servizio per arrivare ai quarti. Nadal regola Monfils e trova ai quarti quel Raonic che l’aveva battuto senza particolari problemi un paio di settimane prima. Le cose vanno diversamente, anche perché il canadese si infortuna, o almeno così dice, e Rafa arriva in semifinale. Trova Grigor Dimitrov, che un po’ approfitta di un buon tabellone e molto ci mette del suo per raggiungere la sua seconda finale slam. Viene fuori una partita splendida, che Nadal vince cento volte e Dimitrov solo novantanove,con lo spagnolo che torna dopo più di tre anni a disputare una finale slam sul cemento. Prima però c’era stato il derby svizzero tra Federer e Wawrinka, con Stan che ancora una volta finisce col subire tutta la pressione del mondo e dopo aver recuperato due set regala con un doppio fallo il break decisivo a Roger. Incredibilmente ci sarà un nuovo Fedal in una finale slam. L’ultima quasi sei anni prima, a Parigi nel 2011.

Della finale è quasi inutile dire, visto che tutti la ricorderanno. Federer forse approfitta anche del giorno di riposo in più ma certamente in campo si muove meglio e pare più tranquillo. Vince il primo set con un break al settimo game ma poi, senza nessun segnale che potesse farlo prevedere, dopo che aveva perso appena 4 punti al servizio si ritrova sotto rapidamente per 4-0. Lo svizzero recupera parzialmente ma cede per 6-3. Nadal potrebbe andare avanti anche nel terzo, perché nel primo game Federer va 40-0 e poi compie ogni genere di scempio, regalando addirittura tre palle break a Nadal. Lo svizzero, sul ciglio del burrone, tira fuori tre ace, uno per ogni palla break, e tiene il servizio. Rilassato torna ad aggredire Nadal e chiude rapidamente 6-1. In apertura di quarto set Rafa riesce però ancora a brekkare e a tenere fino alla fine portando il match al quinto. Davvero sono poche le cose che non si sanno di quel set. Dal break ancora in apertura di Rafa, alle palle break salvate dallo spagnolo nei primi due turni di servizio. Sul 3-2 Rafa ha la palla per andare avanti 4-2 ma il nastro la allunga verso il corridoio. A partire da quel momento Federer infila una striscia di 10 punti di fila. Rafa salverà altre quattro palle break ma sarà costretto ad arrendersi, non dopo aver avuto altre due opportunità per riportarsi in parità. Un incredulo Federer abbozza un mezzo inchino e festeggia il suo diciottesimo slam. La leggenda vive ancora.

 

Roberto Salerno

Nato a Palermo, ho scritto un paio di racconti, vari saggi, circa 700 articoli di tennis, ma vado fiero solo di qualche flash, di una in particolare. Sono stato inviato non è tutto questo granché. "è favorevole ad un discorso democratico, in cui tutti parlano e poi lui spiega i motivi per cui gli altri hanno torto"

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