La parola del Direttore

Nadal, Murray e i soliti noti: il 2018 alle porte tra cerotti e speranze

Bollettini medici come fiori per gli innamorati. Da sfogliare… Gliela fa, non gliela fa? Ultimo aggiornamento: Nadal non gliela fa, il ginocchio sfrigolato dal troppo tennis si rifiuta di collaborare. Niente esibizione ad Abu Dhabi, Mubadala Championships, dove danno 250 mila euro per esserci e altri 250 per vincerlo. Il classico posto dove noi comuni mortali andremmo su un ginocchio solo. Forse Rafa sarà in campo a Brisbane. Forse… Altrimenti, Open d’Australia a rischio. Stan Wawrinka, invece, gliela fa, è dato presente al fianco di Hewitt, Djokovic e Kyrgios al Tie Break Tens, sui campi di Melbourne Park. Si gioca il 10 gennaio, tre giorni prima dello Slam… Ma chissà se è vero. La notizia la dà il sito del torneo australiano, che sembra non avere dubbi su niente. I tennisti non vedono l’ora di essere qui, annuncia, ma non dice come vi arriveranno, se direttamente con l’ambulanza. Infine Murray, di cui non si sa. È a Miami, ma non è partito per l’Australia. I giornalisti inglesi hanno ammesso la loro “impotentia nuntii” che poi – dal maccheronico – starebbe per l’incapacità di beccare la dritta giusta, titolando imbarazzati “Diteci come sta”. Qualcuno vada a controllare, perdinci.

C’è mistero, e apprensione. Chi conosce il tennis sa che le indicazioni degli Open d’Australia valgono, a volte, una stagione intera. Così è stato quest’anno. Il Federer che non ti aspetti, il Nadal che risorge, il campione uscente che non ritrova la strada di casa (Djokovic), il numero uno Murray che scopre quanto fosse meglio inseguire. E i giovanetti un po’ più vicini, uno su tutti, Sascha Zverev. Eppure incapace di svoltare i quarti di uno Slam.

La vigilia della finale, a Melbourne, già i cuori battevano. Davvero, c’era un’aria di festa, di nuova epifania, le buone, vecchie tradizioni che si rinnovano. Argomento delicato questo, in un Paese che aveva da poco festeggiato l’Australian Day osservando depresso i dragoni cinesi zigzagare fra le strade del centro, segno della rapida mutazione in una nuova Shanghai. Ma Federer e Nadal siamo noi, fu il grido comune per una finale – cinque set fra i più belli, con rimonta e sorpasso di Roger nel quinto – accolta come una gemma.

Grazie ai due, l’anno dei lungodegenti è passato senza che nessuno sentisse il bisogno di informarsi anche solo di come stessero Djokovic, Murray, Wawrinka, Raonic, Nishikori, Berdych, tutti ospedalizzati dopo Wimbledon. Sono le rivalità che fanno gli sport, che li costruiscono pezzo a pezzo, che edificano grattacieli con il cemento dell’attesa popolare, del sogno. Federer vs. Nadal, vedrete, un giorno ne faranno un film, come per Borg/McEnroe. Una rivalità che ha definito una stagione perfetta, irrorata dalle prime vittorie dei ragazzini (Zverev, a Roma e Montreal) e dalla “ricrescita” della generazione di mezzo (Dimitrov maestro alle Finals). Old, Mid e Next Gen unite da una manciata di personaggi. Ma sono stati sufficienti.

E c’è da chiedersi, alla vigilia del 2018 tennistico, se gli appassionati non desiderino altro che la conferma di quanto visto quest’anno, incuranti nei confronti dei “retournants”. Difficile dire, anche solo ipotizzare che i due (visto come sta Nadal…) siano in grado di ripetersi. Ma non cambia la visione di fondo, o come si dice, i massimi sistemi. Di rivalità c’è bisogno, e forse proprio a questo potrebbe servire l’anno nuovo, a svelarci i contorni di antagonismi inediti. Dunque, chi nel ruolo di Federer e chi in quello di Nadal, ovviamente in formato 2.0? Due nomi per Roger, Shapovalov e Kyrgios. Uno per Rafa, Zverev. Ma tre combinazioni possibili. Shapovalov-Zverev, Kyrgios-Zverev, ma anche Shapovalov-Kyrgios, che sarebbe come dire “i nuovi Federer contro”. Il canadese ha 18 anni, ne compirà 19 ad aprile. Dritto stravagante, tendente a far male, rovescio compatto, nessuna paura di tirare i colpi né di inventare situazioni. Ed è questo che lo avvicina a Federer. Di Kyrgios (23 anni) si sa, deve far pace con se stesso, ma ha un tennis aggressivo e presuntuoso, di alto lignaggio. E su Zverev (20) c’è poco da aggiungere: da fondo, a pallate, non lo batte nessuno. Attenti, però, all’orizzonte già si profila un possibile ricambio: altro canadese, 17 anni, Felix Auger Aliassime, famiglia togolese. Segni particolari: nato l’8 di agosto. Come Federer…

Daniele Azzolini

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