Victoria Azarenka a fine novembre aveva fatto sapere di voler rientrare ad Auckland, torneo che si disputerà nella capitale della Nuova Zelandia ad inizio 2018. Negli stessi giorni i tweet velenosi contro (probabilmente) l’ex compagno Billy McKeague, come ad indicare che la vicenda giudiziaria tra i due non è ancora terminata, poi l’addio di Michael Joyce e quello del preparatore atletico. Continuano quindi le domande e i dubbi su come, ma soprattutto quando, l’ex numero 1 del mondo potrà fare il suo rientro. L’assenza del suo nome nell’entry list dell’Australian Open sembravano portare in questa direzione, ma tramite Christopher Clarey (giornalista del New York Times che poco meno di un anno fa realizzò un ottimo servizio sulla stessa Azarenka, andando a Minsk per vedere coi suoi occhi come procedeva la ripresa dell’attività) sembra che la giocatrice abbia chiesto agli organizzatori del Major australiano una wild-card per il prossimo tabellone principale.
“Lei vuoi giocare. Ha richiesto una wild-card”. Non possiamo sapere il motivo per cui non si sia iscritta a tempo debito, ma immaginando una situazione personale molto complicata viene anche spontaneo pensare che la sua mente, in questo momento, possa essere concentrata altrove. Le chance di avere un invito, come riporta anche Clarey, sono interessanti essendo lei 2 volte vincitrice dell’evento. Più difficile invece che possa prendere parte alle qualificazioni visto che il suo ranking è ad oggi numero 210 del mondo: accedono infatti al tabellone di qualificazione le prime 88 (esclusi vari protect ranking) dal numero 109 del ranking, dunque il cut off dovrebbe attestarsi al numero 197. Poi ci sarebbe da chiedersi se vorrà giocare le qualificazioni, il che creerebbe un’atmosfera molto particolare un po’ come erano le ipotesi riguardo a Maria Sharapova a Parigi.
In ogni caso, delle 8 wild-card per il tabellone principale ad oggi ne sono state assegnate 5: Khristie Ahn (statunitense, vincitrice del mini-circuito di tornei ITF che la USTA rendeva valevole per ottenere un invito all’Australian Open), Olivia Rogowska (australiana), Jessika Ponchet (francese, nel classico scambio di inviti tra le federazioni), Xinyu Wang (cinese classe 2001, ha vinto i play-off asiatici), Jaimee Fourlis (australiana vincitrice del torneo riservato agli under-18 battendo in un match di tre ore e mezza Destanee Aiava). La sesta sarà assegnata questo fine settimana, al termine dei play-off australiani. Tanti i nomi in lizza per un posto: Arina Rodionova (numero 120 del mondo) è la favorita numero 1, Aiava (numero 153) la numero 2, più diverse altre giovani come Tammy Patterson e Kimberly Birrel, già nel giro della nazionale di Fed Cup ma ancora fuori dalle prime 300.
La sensazione, comunque finiscano i play-off e a maggior ragione se a vincerli sarà un nome a sorpresa (uno tra tutti: Sara Tomic, sorella di Bernard) è che la situazione sarà ancora molto difficile per la federtennis australiana, protagonista in questi anni di un discreto, a volte esagerato (come nel caso della mancata wild-card a Francesca Schiavone ed impedirle il record di Slam consecutivi per dare un aiuto economico alle giovani) campanilismo. Non è un caso speciale: molti tornei seguono questa filosofia. Questo però riduce le possibilità di Azarenka di poter ottenere una wild-card. Sono 4 le giocatrici australiane davanti a lei e non incluse nel main draw, 3 se si esclude Rogowska: Arina Rodionova, Aiava e Lizette Cabrera. Una quinta è poco più indietro: Priscilla Hon (numero 221). A parte Rodionova, le altre sono anche piuttosto giovani: Cabrera è nata nel 1997, Hon nel 1998, Aiava nel 2000. Aiava e Cabrera furono tra le 128 presenti nel main draw di quest anno, Hon invece era nelle qualificazioni. A livello di ranking, infine, tutte loro hanno ottenuto progressi notevoli: +348 per Hon, +233 per Aiava, +64 per Cabrera che però ha giocato anche i primi quarti di finale WTA a Hong Kong e Guangzhou, oltre a quelli nel WTA 125k di Taipei.
Risultati e classifica che comunque non pensano il peso di una giocatrice come Azarenka, ma con soli due inviti a disposizione ad almeno 3 giocatrici australiane in corsa, una conclusione positiva della vicenda non è affatto scontata.
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