Come passa il tempo quando ci si diverte. Sembra ieri che il Goffin moribondo contro Dimitrov risorgeva per battere Federer e perdere la coppa Davis e già siamo pronti per ricominciare. Lo scorso anno, ma lo avremmo saputo solo alla fine, gennaio fu il mese più bello del tennis, forse complice l’atmosfera australiana, che pure dalla fredda Europa, soprattutto dalla fredda Europa, sembra così leggera. Allora ci sembrava ci fosse tutto: l’inizio del regno di Murray, il tentativo di riscossa di Djokovic, il canto del cigno di Federer e Nadal, l’esplosione di pezzi della nuova generazione eccetera. Ripetere tutto questo, a soli dodici mesi di distanza, sembra impensabile. Murray è appena tornato e la prima esibizione ha lasciato più di qualche dubbio; Djokovic continua a rinviare e si è appena ritirato da Doha; Nadal ha problemi al ginocchio, Wawrinka chissà. Guarderemo quindi questo inizio di stagione in cerca di qualche segnale che possa dirci che no, non andrà come l’anno scorso, anno in cui gli slam sono stati forse i più brutti di sempre, o almeno degli ultimi anni.
Oggi si è già svolto il primo turno di qualificazione del Brisbane International, che è un combined, cioè ci sono anche le ragazze, che hanno cominciato ieri. A Pune e Doha si sta giocando e ci sono addirittura tre italiani che hanno vinto, il solito Seppi – che speriamo ci eviti affermazioni apocalittiche del tipo “non ci sono più i giovani di una volta” – Stefano Travaglia e Matteo Berrettini, su cui non sappiamo bene che aspettative riporre. In ogni caso facciamo il tifo, per quanto il tennis più che ogni altro sport si presta poco a queste connotazione nazionalistiche un po’ ridicole. Più di un po’ ma vabbè.
I tabelloni dei tre tornei sono tipici da pre-slam, con qualcuno che cerca di mettere partite sulle gambe, seconde file che cercano punti e qualche dollaro, peones che hanno ricominciato il duro lavoro per portare a casa la pagnotta. A Brisbane però c’è un tabellone potenzialmente bellissimo, col maestro Dimitrov, i rientranti Murray e Raonic e la nostra debolezza, Kyrgios. Doha è rimasta orfana dopo il forfait di Djokovic (e Tsonga) e dovrà accontentarsi di Thiem, Berdych, Gasquet e Carreno Busta, e se vi sembra poco pensate a Pune – città indiana situata in Maharashtra, come noto, e che prende il posto di Chennai – che avrà gente come Veselj e Chardy, beati loro.
Tutto pronto insomma, c’è persino Federer che si diverte a Perth, forse scaramantico. Mettetevi comodi, peggio del 2017 non può andare.
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