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Rafael Nadal chiude l’anno al numero uno: forse senza meritarlo?

Prima di cominciare a esporre questa teoria è giusto chiarire che per raggiungere la vetta del ranking nel tennis si parla e si guarda solo alla matematica. Piazzamenti e punti che si aggiungono o sottraggono. Detto ciò è sacrosanto che Nadal sia il numero uno del mondo e Federer, anche vincendo da imbattuto le Finals di Londra, gli si avvicinerebbe, ma non potrebbe più passarlo.

Giusto chiarire anche che, per chi scrive, essere numero uno del mondo e chiudere la stagione al numero uno del mondo sono due concetti leggermente distanti tra loro. Nella prima ipotesi tu stai giocando molto bene, vincendo tanto e ti ritrovi per tutto il periodo che meriti ad occupare la prima posizione del ranking. Nella seconda ipotesi tu sei il miglior giocatore di quell’anno, quello che ha fatto meglio nei tornei, che ha giocato alla grande e annientato buona parte degli avversari. Solitamente a fine anno le cose coincidono.

Entrambe le obiezioni che muoviamo a Rafa riguardano il suo rivale di sempre e anche – guarda caso – di quest’annata: Roger Federer. La prima è relativa alla presenza/assenza dello svizzero. I due si sono divisi equamente i primi quattro tornei mille e i primi due slam. Successivamente anche i restanti due Major sono stati vinti dai due rivali uno a testa, ma per il nostro ragionamento non ci interessano. Non rientrano nella nostra obiezione perché appunto sia Federer che Nadal hanno preso parte agli eventi estivi, mentre tornando indietro, in primavera, Federer ha saltato a piè pari quella porzione di stagione sulla terra, mentre Nadal sul cemento tra gennaio e marzo ci ha giocato perdendo.

A fare puramente i conti in tasca ai due la differenza a favore di Nadal in termini di punti l’hanno fatta beffardamente le due finali perse a Melbourne e a Miami. 1200 punti finale Slam, 600 punti finale mille. 1800 punti in totale e se la differenza tra i due in classifica a fine anno sarà all’incirca questa non ci sarà di che sorprendersi.

Ovviamente Federer paga l’assenza e quindi i vari 0 ottenuti nella stagione sulla terra. Nadal invece, pareggiando i tornei vinti dal rivale sul cemento con i titoli sull’amato rosso, incrementava il proprio bottino punti grazie ai piazzamenti riscossi anche dalle sconfitte sul duro. Certamente si potrebbe rispondere che l’assenza dello svizzero non deve essere una scusa, ma un discorso del genere potrebbe essere capovolto rinfacciando ai tifosi di Nadal che il mega divario negli H2H tra i due campioni è maturato – come ci ha raccontato il buon Salerno quando qualche mese fa diede ‘tutta la colpa a Rafa‘ – in anni anomali in cui lo spagnolo ha fatto male su erba e cemento estivo. Periodo dell’anno in cui solitamente calava di brutto non arrivando a sfidare mai Federer in quelle occasioni, falsando in un certo senso il conto.

Inutile dire, e quindi mettersi a calcolare, che considerando i tornei del 2017 in cui entrambi hanno partecipato Federer sarebbe primo di questa speciale e deviata classifica. Così sarebbe ma al tempo stesso tutti i tifosi di Nadal controbatteranno che il computer non ragiona così, ed avete proprio ragione era proprio qui che volevo portarvi.

Ricordate tutte le discussioni sul GOAT? Tutte quelle volte che usciva l’argomento i numeri del computer quali titoli vinti di qualsiasi importanza, settimane al numero uno consecutive, settimane totali in vetta al ranking e chi ne ha più ne metta venivano invalidate immediatamente citando il grande Rino Tommasi che una volta di più disse in diretta: “Non possiamo considerare Federer il migliore della storia perché forse non possiamo considerarlo nemmeno il migliore della sua epoca.” Il caro Rino per motivare la sua affermazione rispondeva a tutti quei numeri con il numero degli H2H, proprio quelli richiamati poco fa – su cui vi invito nuovamente a leggere l’interpretazione che ne dà Salerno – e a quel punto il discorso si chiudeva con un pari e patta per tutti, semplicemente non lo si poteva stabilire.

Ma, a questo punto della storia tennistica, è giunto il momento di ritorcere l’affermazione di tommasiana memoria contro lo spagnolo: “Possiamo considerare Nadal il miglior giocatore dell’anno 2017, una stagione in cui tutte le volte che ha incontrato il suo rivale ci ha perso?”. Capiamoci il numero uno del mondo quest’anno ogni volta che ha giocato contro quello che a fine anno sarà il numero due, ci ha sempre perso, quattro volte su quattro e tranne la finale di Melbourne in modo quasi imbarazzante senza potersi opporre. Può essere quindi, escludendo chiaramente i numeri, considerato Nadal il migliore dell’anno? Lo stesso Rafa che in questo 2017 è stato più volte abbagliato dalle prestazioni di un Federer che finalmente ha trovato le contromisure contro il rivale di sempre. È questa la seconda, e più pesante, obiezione alla pretesa al trono di Rafa.

Per ribadire anche in campo, e non solo in classifica, l’effettivo dominio di Nadal in questo 2017 lo spagnolo dovrebbe sfoderare una buonissima prestazione a Londra tra due settimane e sconfiggere finalmente Federer sul duro. A quel punto considerando gli incontri nei mille come momenti da dimenticare per Nadal, potremmo affermare che, visto l’equilibrio della finale dell’Australian Open con in aggiunta la vittoria convincente sul rivale al Masters, il numero uno in questa stagione è, sia per il computer che per il campo, Rafael Nadal senza dubbi, ombre o perplessità con buona pace dei tifosi di Roger.

 

Simone Milioti

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