Jana Novotna ci ha lasciato ormai da più di due giorni, ma riesce ancora difficile accettare questa notizia. A noi, ai giornalisti, ai semplici appassionati, ma allo stesso modo a chi la conosceva bene come le compagne di allora o le connazionali. È morta a causa di un cancro alle ovaie, diagnosticato circa due anni fa.
Martina Navratilova domenica ha mandato un messaggio via cellulare a Pam Shriver: “Chiamami appena puoi”. La campionessa statunitense pensò subito a qualcosa di poco felice e quando Martina rispose ebbe un tono di voce a metà tra lo sconforto e lo shock: “Jana è morta poco fa, sono a pezzi”. Shriver, in un bellissimo articolo comparso su ESPN ha scritto: “Lei era una delle poche al di fuori della mia famiglia a chiamarmi ‘Pammy’. Aveva un sorriso che si poteva scorgere anche sotto lo sguardo serio di quando scendeva in campo”.
Hana Mandlikova fu una delle persone che aveva costruito un’amicizia molto forte con Jana. Le due si conobbero in un ritiro di Fed Cup: “Stavamo preparando una partita, in Florida. Ancora non la conoscevo, una mattina dovevamo andare a correre e lei sembrava la più pigra, così cercavo di spronarla. Un’altra volta eravamo a bordo piscina e lei si stava lamentando di qualcosa, così io la presi e la gettai in acqua: era vestita, teneva in mano una macchina fotografica, ma da quel momento lei capì in pieno cosa volesse dire l’appartenenza ad una squadra. Da quel momento io e lei diventammo come due grandi amiche”. Più avanti, tra il 1989 e il 1998, Mandlikova fu anche coach della stessa Novotna.
Da circa due anni Jana stava seguendo trattamenti specifici nella sua città natale, Brno, ma non sembravano esserci segnali negativi. Hana, ha comunicato a tennis.com, non aveva idea della malattia. È come se nessuno sapesse qualcosa, come se Novotna avesse cercato di tenere tutti all’oscuro, forse per non cancellare l’immagine che aveva fatto della sua persona una delle più apprezzate di allora (e di oggi). “Ci ho parlato due mesi fa, poi in ottobre le ho scritto per il suo compleanno: in entrambi i casi non mi ha mai detto quanto stesse male. Sto male, malissimo: sono sotto shock”. Mandlikova ha chiamato subito la madre di Jana, Liba, per chiedere spiegazioni. “L’avevo vista anche quest estate in un programma televisivo: stava bene, aveva riguadagnato peso e i capelli stavano ricrescendo”. Dello stesso avviso l’ex numero 1 britannica Jo Durie: “Non avevo idea stesse così male, sono sconvolta. Era una persona molto dolce, abbastanza riservata, ma con un ottimo senso dell’umorismo”.
Mary Carillo, ex giocatrice e ora commentatrice per Tennis Channel, ha commentato: “Adoravo il suo modo di essere, il suo tennis. Ha avuto momenti molto difficili, ma ha anche saputo rifarsi in continuazione”. Il riferimento alla finale di Wimbledon 1993 è più che scontato, e Mandilkova a proposito ha rivelato: “Jana rimase devastata appena due giorni dopo quel match contro Graf, poi ritrovò la forza di sorridere e ricominciare. Io ci misi un mese intero. Sarebbe stato facile per me dirle che avrebbe dovuto fare questo, o fare quello… Ma alla fine siamo esseri umani, e questo può accadere a chiunque. Lei però era straordinaria, era forte. Ho imparato tanto da lei”.
Infine, anche l’altra grande protagonista della scena toccante di Wimbledon 1993 ha voluto dedicare un pensiero alla scomparsa della tennista ceca: la duchessa di Kent. Su di lei Novotna aveva versato le lacrime più sincere e dolorose, probabilmente, della carriera, adesso è lei a mostrarsi affranta: “Wimbledon non sarà più lo stesso ora. Abbiamo perso una ragazza che era coraggiosa, dolce ragazza con un meraviglioso senso dell’umorismo. Sono profondamente dispiaciuta della sua morte e non posso che rivolgere i miei pensieri alla sua famiglia”.
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