La notizia della morte di Jana Novotna è uno di quei fenomeni che potremmo descrivere come “fulmine a ciel sereno”. La tennista ceca, vincitrice a Wimbledon 1998 in singolare oltre a 16 trofei Slam tra doppio e doppio misto, visse una carriera di altissimo livello e si era guadagnata stima e simpatia di tantissime colleghe. Fu protagonista dell’ultimo periodo della carriera di un mito assoluto come Martina Navratilova, tra fine anni ’80 e inizio dei ’90, e tra le due coetanee, possiamo dirlo, c’era un rapporto molto stretto. Nonostante le vicende extra tennis di Martina, che da giocatrice della ex repubblica cecoslovacca divenne poi statunitense (1981) salvo riacquistare anche la cittadinanza ceca nel 2008, Navratilova e Novotna furono in contatto con un filo diretto.
Risale al 2010 uno degli aneddoti più teneri della vita della campionessa prematuramente deceduta domenica 19 novembre 2017. A gennaio Navratilova si ruppe il polso giocando a hockey, agli inizi di febbraio fu la volta di un dente, mentre verso marzo la notizia che dopo una mammografia era venuto fuori un cancro al seno. Non era in pericolo di vita, ma dopo aver perso la propria madre nel 2008 proprio a causa del cancro, lo shock iniziale fu più che comprensibile. La terapia iniziale prevedeva la lumpectomia (ovvero la rimozione di un grumo al seno) mentre a partire da maggio 6 settimane di cicli di radizioni.
Proprio a fine maggio, però, c’era anche il Roland Garros: Navratilova doveva non solo fare la commentatrice per Tennis Channel ma avrebbe anche dovuto partecipare al doppio delle leggende. Nella quarta settimana del trattamento cominciavano a farsi vedere i segni delle radiazioni sul suo corpo e spirito: Martina era debole e piuttosto depressa. Fu proprio Novotna a spingerla a non rinunciare a quella possibilità ed insieme vinsero il torneo. Dopo la finale, Martina dichiarò: “A tratti non riuscivo a vedere la palla, il merito è soprattutto tuo”.
L’ultimo ciclo di radiazioni, presso L’Institut Curie di Parigi, avvenne pochi giorni prima di Wimbledon. Quel giorno Novotna decise di accompagnarla lei stessa per darle tutto il sostegno di cui aveva bisogno. Guidò fino all’istituto di cura e attese una visita che si stava prolungando più del previsto. All’uscita, però, Navratilova era felice come non mai, e ballando e alzando le braccia al cielo, urlò: “Libera!”. Jana la abbracciò e alla sera partecipò alla festa della connazionale.
L’esperienza per Martina fu qualcosa di difficile ma che la lasciò con uno spirito nuovo. Pochi mesi dopo andò a trovare Novotna nella sua casa a Parigi e vide appeso al muro una mappa dell’intero pianeta terra con delle puntine sopra i luoghi che Jana aveva visitato e altre di colore diverso dove invece pianificava di andare. Fu dopo una chiacchierata con l’amica che Martina decise di imporsi una sfida con sé stessa: visitare Macchu Picchu, un luogo dal profondo significato spirituale.
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