Shuai Zhang festeggia e mostra un enorme sorriso che, in fondo, ha anche il sapore dell’enorme sollievo. È lei la nuova campionessa del WTA International di Guangzhou, torneo cinese giunto alla quattordicesima edizione, stesso posto dove aveva conquistato nel 2013 il suo primo (e finora unico) trofeo del circuito maggiore. Sollievo, dicevamo, perché in carriera non è mai stata una giocatrice decisiva nei momenti dove bisognava tirar fuori il killer instict: il suo record nei tornei dello Slam, fino all’Australian Open 2016, era di un pessimo 0 su 13 partite completate. Questo, oltre ad alcuni infortuni, erano tra le cause della decisione di ritirarsi dal tennis professionistico all’Australian Open di venti mesi fa. Da numero 133 del mondo ha approcciato il torneo qualificandosi e sorteggiando Simona Halep, numero 2 del seeding, all’esordio. L’incredibile vittoria che ne è seguita e il raggiungimento dei quarti di finale ha fatto sì che la sua avventura continuasse e ora, dopo essere rientrata in top-30, raccoglie il primo titolo della sua “seconda” carriera.
6-2 3-6 6-2 ad Aleksandra Krunic, esordiente a questo livello del torneo. Perfetta, Zhang, nel primo parziale: il suo rovescio dominava gli scambi, troppo più potente sulla diagonale. Krunic non riusciva a girare intorno a quel colpo e a cambiare l’inerzia degli scambi col dritto. Nel secondo set qualcosa è cambiato. Una Zhang un po’ più fallosa, un po’ più nervosa, una Krunic più sicura di sé hanno reso l’incontro molto più interessante. La serba è stata una prima volta avanti di un break, e dal 3-3 in poi ha messo a segno 3 game di fila giocando il suo miglior tennis. Ottimi i numeri di entrambe a fine partita: 31 vincenti per la serba contro 25 gratuiti, 33 della cincese contro 24 gratuiti, molti concentrati in questa fase. Nel terzo l’equilibrio è durato per pochi giochi, ma dal 2-2 in poi Zhang ha messo una marcia in più ed è tornata a martellare gli scambi, spezzando la strenua resistenza e varietà dell’avversaria. Per la serba, in ogni caso, la soddisfazione di ritoccare il proprio best ranking dopo 2 anni, entrando tra le prime 60 del mondo.
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