[PR] S. Stephens b. [16] A. Sevastova 6-3 3-6 7-6(4) (Diego Barbiani)
Il rientro di Sloane Stephens sta assumendo i contorni di qualcosa di straordinario. Una ragazza che ha trascorso 11 mesi fuori dai campi, che ha dovuto effettuare 3 diversi interventi chirurgici al piede sinistro, in un solo mese ha cancellato 900 posizioni nel suo ranking WTA, passando da 934 all’inizio del torneo di Toronto (4 agosto) ad almeno numero 34 dopo lo US Open,evento che la rivedrà tra le migliori 4 dopo l’Australian Open 2013 e che conclude una stagione nord-americana priva (ancora) di titoli ma con 3 semifinali consecutive che hanno un sapore speciale.
Fantastico il modo in cui è andata a prendersi la vittoria questa sera, contro Anastasija Sevastova, la giustiziera di Maria Sharapova. Era una partita di quelle che poteva soffrire tantissimo per caratteristiche e qualità dell’avversaria, abile nel difendersi, nello spezzare il ritmo, nell’accelerare e molto solida da fondo. Sono le partite più complicate per lei: c‘è da agire, da rimanere sempre attivi, da lavorare costantemente di gambe prima ancora che di dritto o di rovescio. C’è un’avversaria che è lì, sempre: tante volte tu colpirai la palla, tante volte quella stessa palla può rientrare in campo.
Nel primo set ha spesso avuto da patire al servizio, ma un parziale di 4 in game in suo favore dopo un break iniziale ha fatto la differenza. Nel secondo i ruoli si sono invertiti, con la lettone ripresasi da un problema fisico patito a fine primo set e costantemente in controllo, e dopo aver ottenuto un break sul 2-1 l’ha portato fino alla fine. In quello decisivo, infine, ha avuto la forza di rimanere nel match anche nelle situazioni più difficili. Un break di ritardo e una palla del doppio break da salvare sull’1-3, un altro break di ritardo da recuperare sul 3-4. Poi è stata sempre avanti. Sevastova non ha mai più messo la freccia, cercando di starle attaccata, ma i nervi hanno ceduto proprio nel tie-break, quando ha commesso alcuni errori piuttosto brutti nella prima fase e nelle fasi finali è arrivata poco lucida. Superbo, infine, il match point con cui Stephens ha chiuso la partita: un rovescio lungolinea improvviso e letale.
Negli ultimi tornei aveva perso contro Simona Halep, due volte, e Caroline Wozniacki, giocatrici simili e molto simili a Sevastova, seppur la lettone sia forse più leggera ma più talentuosa da un punto di vista prettamente tecnico. Tutte e tre, però, sanno complicare la vita a chi gioca in spinta e vuole aggredire. Oggi, Stephens, è riuscita a superare anche questo ostacolo.
L’ex promessa del tennis statunitense, anche se quel termine ora sembra così ingeneroso, ha ricostruito la propria carriera partendo da un atteggiamento in campo più sciolto, probabilmente più convinto, sicuramente molto più libero da tensioni rispetto a prima, quando un po’ tutti eravamo intenti a contare i tornei che trascorrevano dalla sua ultima finale. Ce ne vollero 80 prima che questa maledizione si spezzasse: dall’ITF di Reggio Emilia 2011 al WTA International di Washington nel 2015. Nel mezzo, la lunga serie di paragoni con le sorelle Williams, le etichette che ne seguono, il ruolo di futura leader che hanno provato ad addossarle troppo presto rispetto a quello che è stato il suo vero percorso di crescita. La semifinale Slam in Australia, nel 2013, fu lo squillo più limpido della sua prima carriera, ma quella vittoria su Serena, nei quarti, avrà sempre la macchia di un infortunio alla caviglia che fece dire alla Williams: “Queste sono state le due settimane peggiori della mia carriera”. Quel risultato, per un po’ aveva rappresentato il simbolo di un passaggio di consegne, ma diverse cose non andarono per il verso giusto a cominciare da una relazione, tra le due, che cessò di essere tale proprio all’indomani di quella sfida. Serena si sentì infastidita dall’atteggiamento di Sloane, smise di seguirla sui social ed i suoi fan andarono pesantemente contro la connazionale, che come disse poi ad Indian Wells due anni più tardi: “Mi sono stufata, c’è troppa negatività nella mia vita”. Le due si ritrovarono, in California, e Serena vinse in 3 set, cercando di smorzare i toni aspri creati nel recente passato, ma una vera reunion non c’è mai stata.
Stephens cominciò a collezionare trofei: furono 4 in 8 mesi (6 non considerando la pausa invernale) in altrettante finali, ma nell’agosto del 2016 il problema fisico che ne bloccò la carriera durante le Olimpiadi di Rio de Janeiro. La stagione si chiuse lì, a fine anno un nuovo intervento chirurgico, a febbraio il terzo. A marzo faceva l’inviata per Tennis Channel ad Indian Wells, sorridente, ma forse con quel pizzico di nostalgia mista a frenesia di voler essere lei in campo. Tre mesi più tardi la sua carriera è ripartita, quattro mesi dopo è esplosa. Adesso, una tra Venus Williams e Petra Kvitova. Comunque vada, sarà di fronte ad un’avversaria dalle caratteristiche diverse rispetto a Sevastova, più simili alle sue. Chissà se saprà continuare questa incredibile risalita.
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