Si è discusso molto tra tennisti e addetti ai lavori della presunta lentezza del cemento degli Us Open (ma gli organizzatori hanno negato affermando che sono alla stessa velocità degli anni passati) e dunque dell’omogeneizzazione delle superfici nel corso degli ultimi anni. Ne ha parlato con rammarico anche Patrick Rafter in alcune dichiarazioni rilasciate a ‘Tennismash’: “Quando giocavo io c’erano gli specialisti dell’erba, quelli del rosso e poi i fuoriclasse che sapevano vincere dappertutto come Lendl, Sampras e Agassi i quali però potevano avere molti problemi sulla superficie a loro meno congeniale– ha dichiarato l’australiano – Per questo si verificavano anche tante sconfitte dei più forti e ciò era magnifico perché rendeva tutto più incerto. Ma soprattutto era bello vedere affrontarsi atleti con stili davvero differenti mentre oggi giocano tutti lo stesso tennis e le sorprese sono molte di meno. Mi piacciono le superfici veramente differenti, alcune rapide e altre più lente, in modo che sia ogni volta una sfida. Oggi non ci sono quasi più campi davvero veloci e questo è un peccato”.
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