Doveva solo vincere. Questo era l’imperativo che aveva Jelena Ostapenko fin dal suo arrivo a Seoul, in Corea del Sud. Lo voleva lei, lo volevano gli organizzatori che immaginiamo abbiano fatto carte false per accaparrarsi una campionessa Slam in un WTA International (torneo che vale soprattutto in base ai nomi di alto livello che lo compongono o rischia di finire la settimana in passivo), lo voleva il pubblico che ha sempre partecipato numeroso e con grande interesse alle sue partite fin dall’esordio contro Johanna Larsson.
Atterrata all’aeroporto di Incheon più di una settimana fa, un giornalista coreano le chiese se ci fosse pressione a sapere di essere la grande favorita. Con un po’ di imbarazzo ormai tipico di chi sta per dire un’ovvietà, Ostapenko rispose: “Se giocherò al meglio potrò farcela, ma il tabellone è pieno di ottime giocatrici”. Il fattore, l’ovvietà, non era nella frase in sé per sé, ma nel fatto che la lettone ha veramente tanta fiducia in se stessa. Anche troppa, alle volte, fattore che la porta a prendere sempre mal volentieri una sconfitta. Non è bellissimo, alle volte, ma ci vuole anche questo per ostinarsi a tirare un vincente in più, a pensare di non essere seconda a nessuno (non in ottica negativa, ma di voler arrivare più in alto di tutte).
“Pressione? Lei se la beve…” diceva scherzando Timea Bacsinszky durante l’ultimo Roland Garros, dopo la loro semifinale. Così, nel primo torneo WTA in carriera da numero 1 del seeding la ventenne numero 10 del mondo ha messo tutte in riga: cinque partite chiuse giocando sempre vincenti sul match point, a testimoniare una forza sua che non è comune e solo seguendola nel suo percorso si potrà effettivamente capire a cosa porterà. Intanto, dopo il primo, straordinario, trionfo Slam sotto la Torre Eiffel arriva anche il meno importante ma preziosissimo titolo a Seoul, in Corea del Sud, dove ha superao 6-7(5) 6-1 6-4 Beatriz Haddad Maia compiendo qualcosa che nelle altri finali da lei disputate nel circuito femminile non era ancora accaduto: recuperare, e farlo da una posizione di svantaggio psicologico dopo un primo set perso all’ultimo respiro, dove però ha messo a segno ben 33 gratuiti.
Sul 5-5 nel tie-break del primo set ha commesso un sanguinoso doppio fallo, forse unica nota negativa di tutta la settimana, ha concesso il minibreak decisivo alla brasiliana. Il parziale fin lì era stato equilibrato e privo di grandi capovolgimenti: la lettone era scappata sul 3-1 ma era stata la prima a dover salvare set point (2 consecutivi sul 4-5). Nel tie-break, appunto, sono andate avanti punto a punto fino al minibreak decisivo. Nel secondo c’è stato uno dei tanti monologhi lettoni della settimana coreana. 12 set giocati, 10 vinti e 4 di questi per 6-1. Quello di oggi è stato frutto comunque di un calo dell’avversaria, che non ha avuto le forze di rincorrere Ostapenko una volta preso il vantaggio.
Il set decisivo, invece, è stato molto teso. Diversi i break avvenuti: 3 per Haddad Maia, 4 per Ostapenko. La qualità degli scambi e l’aggressività di entrambe continuava ad essere gradevole, ma fino al 4-4 non c’era la minima idea di chi avrebbe potuto sollevare il trofeo. La brasiliana, nel nono game, ha avvertito parecchio il peso del momento e ha ceduto per la quarta volta il servizio, con Ostapenko che invece, con tanto sangue freddo, ha chiuso la pratica con un game a zero e sigillando il nuovo titolo con un dritto lungolinea nell’angolino.
Come sempre, a Natale si è tutti più buoni. Per cui, senza troppo indulgiare oltre,…
di Salvatore Sodano C'era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e…
Iga Swiatek è stata protagonista di intervista con Anita Werner a 'Fakty po Faktach" (Il…
La FITP (Federazione Italiana Tennis e Padel) e l’ITF (International Tennis Federation) sono liete di…
Sei mesi da numero uno. Jannik Sinner inizia oggi la ventiseiesima settimana consecutiva in vetta…
Simona Halep non è stata fin qui la sola giocatrice a esprimersi sul caso di…