Congratulazioni. Una grande estate per te, due titoli dello Slam. Tutti conosciamo i numeri, se potessi riflettere su cosa significa, trentuno non si è vecchi, ma come hai detto tu, non è facile come a venti. Puoi parlarci di quest’anno?
Molto felice ovviamente. Sono state due grandi settimane, il livello di tennis è cresciuto progressivamente insieme alla fiducia. Ho di nuovo questo trofeo con me, significa molto. Non c’era modo migliore per me per terminare la stagione degli slam dopo un’annata molto emozionante sotto molti aspetti. Sono contento di come ho giocato, di come ho gestito la pressione e del modo in cui ho affrontato la competizione nelle due settimane. Che io abbia giocato bene o no, lo spirito competitivo è stato ottimo per tutto il tempo.
Penso di non averti visto mai così calmo durante una finale slam come eri stanotte, anche nel primo set, quando ci sono stati molti game ai vantaggi, palle break. Anche se non le hai convertite, non ti sei mai innervosito, almeno con il linguaggio del corpo. Come sei rimasto così calmo?
Non ero calmo. Ero molto nervoso, ma tutto il linguaggio del corpo non positivo è stupido farlo, ti va contro. È una delle cose che ho provato a fare per tutta la mia vita, farmi aiutare dal linguaggio del corpo, non averlo contro, perché dipende solo da me e non dall’avversario. Non era certo il giorno per avere un linguaggio negativo no? Proprio l’opposto e accettare ogni situazione. Quando giochi una finale slam sai che ci saranno opportunità di break che svaniranno, che sarai nervoso. Ho sbagliato un paio di risposte, lui ha giocato bene, fa parte del gioco. Devi essere pronto ad accettare questi momenti, come ho detto prima, per competere in tutto il torneo.
Non hai affrontato nessuna palla break in tutto il match. Merito tuo o demerito di Kevin?
Come ho detto è un equilibrio tra le due cose. Lui ha provato ad essere aggressivo per tutta la partita, io penso di aver servito solido fino agli ultimi due game, in cui ero più nervoso e ho fatto peggio. Per il resto del match il servizio è andato molto bene con buone percentuali, e questo mi ha dato vantaggio. È una combinazione delle due cose, però penso di aver giocato la partita giusta, quella che dovevo fare. Se avessi messo molte palle in gioco, sapevo che lo avrei fatto giocare, e questo era il mio obiettivo: fare scambi lunghi, perché lui avrebbe provato ad accorciarli. Se la palla torna indietro due volte in più, aiuta, lui si stanca di più. È alto, i suoi movimenti sono meno agili dei miei. Questo era il mio obiettivo, trarre vantaggio da questo e farlo muovere. In una partita lunga, al meglio dei cinque, questo aiuta più me che lui. Il primo set è stato importante per me, specie dopo alcuni game in cui lui avrebbe potuto perdere il servizio ma alla fine ha tenuto. Poi lo ha perso sul tre pari. Questo ha cambiato tutto il match, perché se ti trovi cinque pari, o al tiebreak, nel primo set, con un big server, puoi avere dei problemi. Aver fatto il break prima e vincere il set, è stato fondamentale.
Puoi dirci quanto è importante questo titolo, essendo sul cemento?
Per me lo è perché è lo US Open (sorride). Non importa la superficie, è uno degli eventi più importanti dell’anno, e io l’ho vinto. È vero che non vincevo un titolo sul duro da molto tempo, ma come ho detto l’altro giorno, non stavo giocando male sul duro. Ho fatto finale in Australia, Acapulco, Miami. Ero a un passo dal vincere il titolo, vero che non era accaduto. Oggi si. Sono contento per questo e lo US Open è un fantastico evento. Questa città mi dà molta energia e anche questi campi, è incredibile. Mi sento molto in sintonia e sento la passione su quel campo.
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