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Cari lettori, su Nadal e US Open potevate fare di meglio…

Solo poche parole per dire che noi di Oktennis, quelli di Oktennis, si aspettavano un po’ di più da voi. Come probabilmente voi da noi, ma questo è un altro discorso, che siamo pronti a fare con tutte le persone che ci leggono e ci seguono. E di questo vi ringraziamo, perché siete la ragione del nostro lavoro. Detto questo, però, qualche volta si va oltre il senso delle cose. Anzi, certe volte proprio non si capiscono. E, permetteteci di dire, è quello che è successo con il pezzo di Davide Bencini sulla vittoria agli US Open di Nadal.  Frasi come “vai a vendere pentole”, non sono degne di chi segue il tennis (lasciamole al calcio, queste cose) e soprattutto non rispecchiano chi noi siamo e chi vogliamo essere.

Bencini, nel suo pezzo, ha esposto la realtà dei fatti. Si è rifiutato, giustamente, di vendere tappeti, come insegnavano Clerici e Tommasi, sempre citati per poi dimenticarli e farli rimpiangere sempre di più. Non ha sminuito o non ha tentato di sminuire quello che ha fatto Nadal, ha semplicemente detto quello che è palese: che ha avuto un tabellone facile e che la sua corsa al titolo è stato favorito anche da questo. In un mondo normale, anche il tifoso più becero (e dai commenti non sono pochi) lo avrebbe dovuto ammettere.

Così come il tifoso più sfegatato di Federer avrebbe dovuto ammettere che la sua corsa all’ottavo Wimbledon non è stata tra le più difficile. Ma questo non è avvenuto, né l’uno né nell’altro caso. È da anni che esistono il #teamNadal e il #teamFederer. Inevitabile, vista la rivalità e vista la grandezza dei due personaggi in questione. Uno scontro così grande da ricordare quelli calcistici. Ci sta: dopotutto, per molti juventini, per dire, la Champions 2010 dell’Inter non vale quanto le altre perché vinta in finale contro una squadra mediocre (Il Bayern di allora con Olic in attacco), mentre per tantissimi interisti gli ultimi campionati bianconeri contano poco perché vinti contro rivali non alla loro altezza (“ah, se Inter e Milan fossero stati quelli di una volta”…).

Le critiche ci stanno, ci mancherebbe, anzi sono il sale di chi fa o di chi tenta di fare il nostro mestiere, le offese un poco meno. Soprattutto per chi (il dubbio c’è) non perde nemmeno tempo a leggere qualcosa, commentandolo direttamente. Ecco, vogliamo farvi un invito. Umile, davvero. In maniera totale. Prima di sfogare la vostra bile commentando a più non posso, leggetelo, il pezzo. E ragionate. Perché il nostro piccolo, inconfessabile sogno è di avere a disposizione una community seria, educata e competente. E con dei piccoli accorgimenti, magari, potremmo anche realizzarlo, questo desiderio.

Luigi Ansaloni

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Luigi Ansaloni
Tags: US Open 2017

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