Pochi giorni e scatta l’ultimo Slam della stagione in quel di New York City.
Difficile ricordare un Major in campo maschile con così tanti infortunati eccellenti: notizia last minute, il forfait di Andy Murray a causa del noto problema all’anca. Disperazione per gli organizzatori, che hanno subìto la beffa oltre al danno. Se lo scozzese si fosse ritirato prima della compilazione dei tabelloni, Federer sarebbe stato ‘promosso’ testa di serie numero 2 e il mondo avrebbe potuto sognare l’agognato ‘Fedal’ in finale.
Già, perché Federer e Nadal hanno giocato contro praticamente in ogni posto conosciuto del globo terracqueo, tranne che a New York. Uno strano destino spiegabile con i diversi momenti storici che i due campioni hanno affrontato: Roger ha vinto a Flushing Meadows dal 2004 al 2008, periodo in cui Nadal faceva ancora fatica ad essere competitivo sul cemento – soprattutto a fine stagione – mentre Rafa ha giocato tre finali, vincendone due, tra il 2010 e il 2013, periodo di calo di Federer, oscurato dalla stella nascente Djokovic.
Quest’anno Roger e Rafa arrivano da favoriti e la Grande Mela attende trepidante la semifinale. La condizione dei due fenomeni però è tutt’altro che al top.
Nadal, pur essendo tornato numero 1, dopo Parigi ha giocato tre tornei perdendo con Muller, Shapovalov e Kyrgios. Nelle ultime due edizioni degli Us Open inoltre Rafa non ha neanche raggiunto la seconda settimana, mentre nel 2014 era rimasto a casa. La testa di serie numero 1 lo avvantaggia, offrendogli un tabellone di comodo, che potrebbe riservargli difficoltà solo a partire dagli ottavi con Berdych e ai quarti con il redivivo Dimitrov.
A 36 anni suonati Roger compie ancora magie, ma il suo impiego nel circuito si è ridotto al part-time. E quindi dopo il trionfo a Church Road e la sconfitta in finale a Montreal, Federer ha dovuto ritirarsi ai box per una revisione alla schiena. Sarà fondamentale risparmiare le fatiche nei primi turni che possono nascondere insidie: il giovane americano sparapalle Tiafoe all’esordio, Youzhny al secondo e Feliciano Lopez al terzo, per poi arrivare freschi alla sfida con Nick Kyrgios, che dopo aver superato la crisi sentimentale sembra in decisa ripresa.
Già, Dimitrov e Kyrgios, freschi finalisti a Cincinnati, potrebbero essere gli aghi della bilancia di questo Us Open che potrebbe essere per certi versi storico e rivoluzionario, con l’esclusione di tutti i Fab 4 da una semifinale Slam.
Il forfait di Murray ha creato un piccolo terremoto nella parte basse del tabellone. In sintesi Cilic ha preso il posto del britannico e Sam Querrey quello del croato, permettendo al lucky-loser Lucas Lacko di entrare nel main draw. Ciò significa che adesso i quarti di finale teorici della parta bassa sono Querrey-Zverev e Tsonga-Cilic.
Il croato e il tedesco rimangono dunque i naturali favoriti per arrivare in semifinale. Cilic in particolare – anche se pure lui è sparito dopo Wimbledon – sembra avere la strada spianata, considerando che Tsonga da maggio ha vinto appena quattro partite. Più insidioso il percorso di Zverev: King, Vesely, Anderson e Sock sono i potenziali avversari da non sottovalutare prima di Querrey. Il gigante statunitense, dopo il miracoloso Wimbledon, ha vinto il neonato torneino di Los Cabos, ma in Canada e in Ohio ha giocato decisamente male.
A proposito di americani, saranno tanti i giovani yankee presenti in tabellone, alcuni assolutamente inediti al grande pubblico, come Patrick Kypson, Christopher Eubanks, Thai-Son Kwiatkowski, JC Aragone ed Evan King. Il nome su cui puntare però rimane quello di Jared Donaldson, impegnato all’esordio con Basilashvili e poi probabile secondo turno con il sempre imprevedibile Pouille.
Cinque gli italiani nel main draw. Al solito le speranze azzurre si poggiano tutte sulle spalle di Fognini: al primo turno derby col qualificato Travaglia, poi al secondo uno fra Troicki e Gombos e possibile scontro al terzo con Berdych. Per il resto difficile, se non impossibile, sperare di vedere bandiere azzurre alla fine della prima settimana.
Una cosa è certa però: ci auguriamo più spettacolo di quanto visto a Roland Garros e Wimbledon. Le vittorie di Rafa e Roger ce lo hanno quasi fatto dimenticare, ma a conti fatti sono stati Slam noiosi con pochissime partite da ricordare e due finali a senso unico. Agli Us Open il compito di tornare a farci divertire.
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