[WC] M. Sharapova b. [2] S. Halep 6-4 4-6 6-3 (Diego Barbiani)
“Never underestimate the heart of a champion”, che in italiano tradurremo con “mai sottovalutare il cuore di un campione”. Il cuore, la classe, gli attributi, la forza, la determinazione. Potete scegliere voi quello che più pensiate possa servire alla causa di Maria Sharapova, ritrovatasi grande per una notte dopo tantissimi mesi di fatiche, sconfitte, infortuni e dubbi sul futuro. Una notte per riscoprirsi ancora in grado di competere con le migliori, una notte per scacciare tutti quei fantasmi che avevano occupato la propria mente.
Elena Vesnina, poche settimane fa, in un’intervista ad un portale russo aveva dichiarato che Maria sperava di poter proseguire almeno un’altra stagione prima di poter pensare concretamente ad un ritiro, ma che la situazione che stava vivendo non era così facile. Forse era più una sensazione personale, quella della numero 18 del mondo e recente vincitrice ad Indian Wells, ma a supporto c’erano i tanti problemi fisici ed i dubbi sulla tenuta dopo anni di difficoltà.
New York, teatro dei sogni. In un primo turno che già al momento del sorteggio faceva sognare chiunque, Sharapova e Simona Halep sono state splendide attrici nel campo da tennis più grande e tra i più importanti del mondo. Una battaglia feroce, agonisticamente eccellente, spettacolare. Un primo turno Slam tra una numero 2 del mondo e una leader assoluta: c’è rammarico perché questo poteva tranquillamente essere uno scontro per il titolo. C’è soddisfazione, almeno nei tifosi della russa, di aver riabbracciato una protagonista che mancava da tantissimo tempo. 19 mesi dopo l’ultimo Slam e la sconfitta 6-4 6-0 maturata contro Serena Williams all’Australian Open 2016, arriva il 6-4 4-6 6-3 ai danni della rumena che vale sulla carta il semplice approdo al secondo turno, ma che è sembrato come una vera finale.
Gli ingredienti c’erano tutti perché si potesse arrivare al successo della russa. Sharapova era finora imbattuta nei match serali sull’Artur Ashe, con un impressionante 17 su 17, mentre Halep non aveva mai battuto Sharapova in carriera, collezionando 6 sconfitte su 6. Alla fine, dopo 3 ore di spettacolo, i numeri della russa sono rimasti immacolati. Bella di notte, con un vestito scuro che risalta e ricorda tantissimo quello del 2006, anno in cui vinse poi il titolo battendo Justine Henin in finale. Chissà, forse anche lei c’avrà pensato per celebrare il rientro in un Major dopo tutto questo tempo.
Il primo set ha visto un iniziale allungo di Sharapova sul 3-1 subito dopo aver tenuto un game molto combattuto al servizio, ma da lì si sono susseguiti altri 3 game vinti dalla giocatrice in risposta, finché Halep non riusciva ad agguantare il pareggio sul 4-4. Era già una sfida più viva che mai. Intensa, bella, con le giocatrici ad affrontarsi a viso aperto. Sul 5-4, infine, il terzo break in favore di Sharapova che ha annullato due chance di 5-5 con altrettanti vincenti prima di completare l’opera con un nuovo vincente in risposta. Il miglior parziale della russa dal rientro ad aprile.
L’onda lunga di un set così equilibrato e vinto allo scadere ha portato Sharapova a dominare la prima metà del secondo. Mancata una palla break nel primo game di risposta, ha trovato il break nel secondo ed è salita 4-1. La fine sembrava ormai vicina, ma anche Halep ha tirato fuori l’orgoglio, reagendo e dimostrando che non sia una delle migliori i circolazione “grazie” all’assenza delle altre. Dopo aver salvato una palla del 5-1 ed aver chiuso il game ha tirato fuori tutto il proprio carattere con un urlo rabbioso. Un “come on!” che ha svegliato l’allieva di Darren Cahill, rigenerata, ha strappato il servizio a zero e dopo aver cancellato altre due palle break si è riportata in parità. Già qui gli appellativi si sprecavano: Sharapova non era calata, era anzi Halep ad aver alzato ancor di più il livello e grazie ad un secondo break consecutivo si è portata a servire per aggiudicarsi il set. Altro turno di battuta, altra battaglia: 5 palle break cancellate dalla numero 2 del mondo, che dopo poco più di 2 ore riusciva a portare il match al terzo set.
L’unico errore della rumena in tutto il match è avvenuto ad inzio della frazione decisiva, un leggero calo di tensione costato carissimo. Sharapova ha subito fiutato che quella era l’occasione di aggredire in risposta e grazie ai potenti fendenti da fondo campo creava già il margine per riportarsi in una fase di controllo. Stavolta non c’è più stato modo di recuperare, per Halep, che ha da mangiarsi le mani per il punto buttato sul 4-1 30-30, quando aveva portato la russa dove voleva lei, a correre e rincorrere la palla, mettendo però lungo l’ultimo rovescio. Se tutto il match fin qui è stato un puro concentrato di emozioni, l’ultimo game è stato incredibile: due stupendi vincenti di Halep ad aprire il gioco (ed a procurarsi l’unica palla break del parziale), entrambi di rovescio, ma ancora Sharapova si è imposta con il dritto, spegnendo le speranze dell’avversaria e trovato pochi istanti dopo la gioia del match point concretizzato.
Un primo turno Slam incredibile quanto crudele. Un match che finirà dritto nella top-3 dei più belli del 2017. Una Sharapova che non ha potuto non sciogliersi dopo l’ultimo punto, lasciandosi andare a terra in mezzo alla baraonda enorme dell’Artur Ashe, dove lei di sera non perde mai. Per Halep, invece, una sconfitta che forse sarà difficile da accettare, soprattutto per la sfortuna di aver trovato subito davanti a sé una giocatrice che vale ampiamente la top-5 anche se ha giocato appena 4 tornei in 2 anni, vinto 6 partite su 9 disputate ed è stata vittima di tanti infortuni oltre alla nota vicenda-doping. Sharapova appartiene alla ristretta categoria di quegli atleti a cui non serve una classifica per delineare il proprio valore in quel momento: il carattere indomito è sempre quello, che sia 1-10-100-1000 del mondo. È anche questo che vuol dire essere campioni, in ogni momento.
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