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Più dinamico e per i giovani: Di Palermo e il tennis che cambia

Può uno sport come il tennis, che sta vivendo il suo massimo splendore storico, con guadagni e montepremi mai stati così alti e una visibilità mediatica mai stata così ampia, aver voglia di provare a migliorarsi ancora? Ebbene, la risposta è sì. Non si cambia solo per non morire ma anche per provare a fare qualcosa di più grande, ed è quello che sta provando a realizzare l’ATP, (Association of Tennis Professionals), più semplicemente l’associazione che riunisce i giocatori professionisti maschili di tennis di tutto il mondo.

E lo farà con i giovani e, soprattutto, per i giovani. Il banco di prova di quelle che sono delle proposte per un nuovo regolamento sarà l’ATP NextGen Finals, la nuova competizione che dal 7 all’11 novembre incoronerà a Milano il migliore dei giovani prospetti del tennis mondiale. Secondo quanto detto durante la presentazione dell’evento e dalla parole del CEO dell’ATP Chris Kermode, il modo di vedere e lo svolgimento dei match sarà completamente rivoluzionato. Nel dettaglio: per vincere un set saranno sufficienti 4 game, per vincere un incontro ne serviranno 12. Il warm-up pre-partita sarà ridotto, ci sarà l’introduzione dello “shot clock”, limite di un Medical Time Out (MTO) a match per ogni giocatore, possibilità di coaching, l’eliminazione del let sul servizio, non si andrà ai vantaggi sul 40 pari.

Nello specifico, dopo l’ingresso del secondo giocatore sul campo di gioco, partirà un conteggio di 5 minuti al termine del quale l’incontro dovrà essere iniziato. A rigido conteggio saranno sottoposti anche gli intervalli tra prima e seconda di servizio (i famosi 25 secondi), gli MTO e le pause tra un set e l’altro. Le modalità del coaching devono essere ancora definite, sembra però che sarà concesso in alcune precise situazioni di gioco, fuori dal campo e a beneficio della creazione di nuovi “contenuti” da proporre a scopo di intrattenimento. Ma le novità non finiscono qui e coinvolgono anche chi il tennis lo vede dal vivo:  ai tifosi sugli spalti sarà concessa una certa libertà di movimento durante gli incontri (ad eccezione dei tifosi dietro la linea di fondo campo) e la possibilità di entrare e uscire dallo stadio in ogni momento, cosa assolutamente impensabile ora come ora.

“Intanto chiariamo che si tratta di esperimenti e non di nuove regole e per ora confinati ad un solo ed unico evento – dice Giorgio Di Palermo, componente del board ATP e rappresentante dei giocatori per l’Europa -. Il tutto è stato pensato per avvicinare il pubblico giovane, e la NextGen di Milano, che non darà punti per la classifica, sembrava l’occasione perfetta per provare queste nuove proposte. Il pubblico del tennis non è più giovanissimo, quindi un formato più dinamico e che elimina i tempi morti che ci sono in questo sport è sicuramente un qualcosa che andava provato”. Di Palermo sottolinea come “il tennis non è mai stato in un momento migliore, e quindi è proprio questo il momento di provare a migliorare ancora. Se possiamo proporre qualcosa che piace a giocatori e pubblico, ben venga. Tutto poi dipenderà dalla reazione che queste novità susciteranno sulla gente”.

Di Palermo spiega che comunque l’eventuale introduzione di nuove regole richiederà molto tempo: “Anche se queste novità fossero apprezzate da tutti, ci vorranno anni affinché questi esperimenti possano diventare delle regole. Si tratta di cose molto in là a venire, anche perché ci sono regole più “facili” da introdurre, altre più difficili, come ad esempio il pubblico che si muove ai lati. Sono proposte, ripeto, che si basano sulle percezione che i giovani hanno sul tennis”.

E i giocatori come hanno preso questa possibile piccole rivoluzione? “Sono molto curiosi, ovvio – dice Di Palermo -. Ad esempio, per loro con il set a 4 game cambierebbe davvero molto, il margine di recupero, in caso di break, si ridurrebbe e di molto. La “fase calda” del set arriverebbe immediatamente, e non solo dopo qualche game. Perdi il servizio subito al primo game, beh… Con il parziale a 4, è tutta un’altra storia”.

Luigi Ansaloni

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