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Le risposte della Rogers Cup

Non tutti i “Masters” sono uguali e anche se il sesto “1000” della stagione ha una grande tradizione e un Albo d’oro da quattro quarti di nobiltà da qualche anno la collocazione temporale non gli ha dato una mano. Ogni quattro anni per esempio finisce con l’accavallarsi col trofeo olimpico, ma soprattutto le sole tre settimane che separano Montreal (e Toronto) dalla finale di Wimbledon hanno finito col far diventare il torneo una sorta di pre-test per chi ha nel mirino la preda più importante di fine anno, naturalmente lo US Open. L’elenco delle assenza degli anni passati è lungo – l’anno scorso a Toronto Djokovic finì col battere Nishikori praticamente nel deserto – e quest’anno pare persino peggio, visto che mancheranno ben quattro dei primi sei del ranking. Ma stavolta questo al grande pubblico canadese importerà poco perché per la prima volta dopo sei anni Rafael Nadal e Roger Federer saranno le teste di serie numero 1 e 2 di un Masters 1000. Come questa sorprendente restaurazione si sia potuta verificare non è troppo complicato da spiegare e ha a che fare con uno dei momenti non particolarmente brillanti che periodicamente qualsiasi sport è costretto ad affrontare. Giovani che fanno fatica ad emergere, vecchi che mantengono uno standard più che decoroso, generazione di mezzo stordita da anni di sconfitte e forse rassegnata, come fossero degli epigoni del povero Carlo d’Inghilterra, a invecchiare senza diventare mai re.

E così Nadal e Federer si trovano ad essere i primi due favoriti e a giocarsi addirittura lo scettro del bistrattato tennis di questi tempi, in attesa dello Zverev che verrà. Già venerdì Nadal, dovesse superare Coric, uno tra Isner e del Potro, e probabilmente Raonic, sarà il nuovo (‘nsomma…) numero 1 del mondo, ma la cosa a ben vedere appare tutt’altro che scontata. Non soltanto per il valore degli avversari – Coric è addirittura avanti negli scontri diretti; del Potro oltre ad averlo battuto le ultime due volte è sempre del Potro e Raonic rimane pur sempre un top10 – quanto per il fatto che Rafa da anni sul cemento nordamericano agostano è poco competitivo. A parte la clamorosa parentesi del 2013, quando completò il terno Montreal-Cincinnati-New York, Nadal da queste parti non è mai andata troppo bene e la sua “resurrezione” anche quest’anno ha trovato degli ostacoli insormontabili, non solo nel Federer di inizio d’anno ma anche nel più modesto Querrey di febbraio. E la sconfitta di Wimbledon sembra dire che fuori dalla terra forse Rafa è più simile a quello che storicamente è stato in difficoltà nella seconda parte della stagione che a quello della terra rossa. Insomma la sensazione rimane che senza una grossa mano delle “seconde file” (in fondo con i quarti di luna di questi tempi potrebbe beccare Youzhny, Da Silva e Mannarino) il sorpasso che tutti quanti si aspettano sarà rinviato.

Il rischio è che possa essere più di un rinvio, perché se è vero che Murray è a un tiro di schioppo è altrettanto vero che Roger Federer sembra aver cambiato idea sull’idea di rincorrere il numero 1. L’incredibile svizzero teoricamente potrebbe superare Nadal al secondo posto già alla fine di questa settimana (difficile), ed è 550 punti dietro nella Race, cioè potrebbe diventare numero 1 vincendo domenica (non impossibile). A differenza di Rafa, Federer inizia una parte di stagione che in genere lo vede in gran forma, anche se a New York non vince ormai dal lontanissimo 2008. Il suo tabellone è decisamente meno severo di quello di Rafa e lo svizzero rischia di arrivare in finale ridendo e scherzando, un po’ come a Wimbledon.

Ma se il panorama è questo, davvero non possiamo aspettarci qualche sorpresa? Per definizione la sorpresa è inaspettata e ovviamente tutti quanti adesso guardano con speranza verso Alexander Zverev. La vittoria di Washington è più importante di quanto sembra, perché non ha affrontato avversari banali e soprattutto li ha sconfitti con il piglio del fuoriclasse che sta maturando. Il gioco di Zverev rimane ancora non del tutto compiuto, soprattutto tatticamente, ma se lo scambio non supera i cinque colpi il tedesco potrebbe completare la sua crescita già nella stagione nordamericana. Potrebbe trovare Kyrgios al secondo turno e Gasquet potrebbe dargli più di qualche fastidio all’esordio, ma se riuscisse ad uscire da queste due trappole poi toccherebbe a lui testare l’eventuale primo posto di Nadal. Comunque Zverev adesso è addirittura quarto nella Race e la possibilità di non vederlo a Londra è praticamente legata ad un suo crollo nel finale di stagione, cosa che non si verificherà. Vedremo come il ventenne tedesco gestirà il suo passaggio da giovane promessa a giocatore atteso al varco.

Su Kyrgios non ha più molto senso aggiungere parole. La situazione è sotto gli occhi di tutti e invece di intervenire con moralismi abbastanza balordi meglio augurarsi che riesca a farci vedere ogni tanto il Nick di Miami, quello che trascinò Federer in una fantastica semifinale, forse la partita più bella dell’anno sin qui.

In attesa di Kokkinakis, di Medvedev, Shapovalov e chissà chi altri le risposte che potrà dare la Rogers Cup si fermano qui, in attesa di tempi migliori.

Roberto Salerno

Nato a Palermo, ho scritto un paio di racconti, vari saggi, circa 700 articoli di tennis, ma vado fiero solo di qualche flash, di una in particolare. Sono stato inviato non è tutto questo granché. "è favorevole ad un discorso democratico, in cui tutti parlano e poi lui spiega i motivi per cui gli altri hanno torto"

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Roberto Salerno

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